This thesis is based on an integration of theoretical approaches derived from the social sciences and science and technology studies. Its aim is to examine if and to what extent modern science can be seen as a form of religion. The “theoretical challenge” is to redefine analytical perspectives used by sociology for the study of religions, more specifically, the paradigm of “implicit religion” and the concept of “spirituality” in order to ascertain whether certain aspects and elements of belief and religious experience are used by scientists as interpretative instruments when dealing with technoscientific concerns. This project, therefore, is not concerned with the connection between science and religion but is interested in an analysis of science as it is narrated, expressed by scientists with a particular attention to symbolic and religious references used by them to describe and share their scientific experiences. As the focus of the thesis is on the “theory of personal experience”, it had to be based methodologically on qualitative approaches, such as content analysis and in-depth interviewing. Only then is it possible to uncover and demonstrate the degree of commitment of the scientists to their scientific work. Alongside this empirical work, a critical analysis of secondary literature dealing with this topic was also undertaken. The first part of the thesis was based on the assumption that scientific communication in the public field is a key element in the development of scientific knowledge, and chose as a case study the reconstruction of the announcement of the full genome sequencing in 2000. The analysis focused on articles of three national Italian newspapers. It sought to demonstrate, in a first step, that the characteristics and images used in the articles which referred to the religious universe contribute to promoting the value of Science and in a second step that the role of the media, in this case, the national newspapers, is relevant not because they use this particular type of religiously connotated language, but more so because they convey and, at the same time, amplify the way in which scientists themselves express their own scientific work and discoveries. The second part of the thesis was based on an analysis of in-depth interviews conducted with scientists belonging to two different fields: Physics and Biology. The purpose of the interviews was not to ask scientists if science can be perceived more or less as a form of religion but to collect their experiences, their stories, the images in relation to themselves and their objects of study and to explore the sense and meanings given to their own scientific experience. This part also aimed at finding empirical evidence for scientists’ own use of the type of religious framing that had been discovered in the first part of the thesis. Further empirical evidence for a correlation between the media’s use of religious imagery when writing about science and scientists’ own use of such imagery was sought by interviewing priests who are also scientists. This provided an opportunity to achieve a comparative analysis between a religious vocation and confronting it with a scientific one and to uncover possible affinities between the two. The findings of the thesis demonstrate that the pervading characteristics, analogies and terms referring to a religious dimension do not only represent a particular form of communication of science but are rooted in what scientists themselves feel about their scientific experience. This shows that scientists’ talk about science presents characteristics which make science appear to be a form of religion both as a social representation and as the identity of the actors which are part of it.
Questo percorso di ricerca, che si colloca nella prospettiva teorica degli studi sociali sulla scienza e la tecnologia, ha l’obiettivo di analizzare se e in quale misura la scienza contemporanea possa essere assimilata ad un fenomeno religioso. Lo sforzo teorico è quello di rielaborare le prospettive analitiche messe a punto della sociologia per lo studio delle religioni, in particolare il paradigma della “religione implicita” e il concetto di “spiritualità”, al fine di verificare se le dimensioni della credenza e dell’esperienza religiosa costituiscano strumenti interpretativi in grado di rendere conto anche dell’impresa tecnoscientifica. Il progetto non riguarda quindi il rapporto tra scienza e religione, ma l’analisi della scienza così come viene narrata dai suoi protagonisti, con particolare attenzione ai riferimenti simbolici e religiosi utilizzati dagli scienziati per esprimere la propria esperienza scientifica. Nella consapevolezza che la comprensione del fenomeno indagato può derivare soltanto da una “teoria dell’esperienza personale”, l’uso e la scelta di strumenti metodologici propri dell’indagine qualitativa, come l’analisi del contenuto e l’intervista in profondità, derivano dalla necessità di esplorare il senso del coinvolgimento degli scienziati nella pratica del lavoro scientifico. La ricerca empirica, a partire dall’analisi della letteratura a disposizione, si articola secondo vari livelli di analisi. Sotto la convinzione che la comunicazione scientifica nello spazio pubblico risulti essere un elemento centrale nel processo di costruzione della conoscenza scientifica, una fase di ricerca è stata dedicata alla ricostruzione dell’annuncio del sequenziamento del genoma umano avvenuto nel 2000; analizzando gli articoli di tre testate nazionali, si intende dimostrare da un lato che le immagini precodificate e le metafore riferite all’universo religioso contribuiscono a promuovere il valore della scienza e, dall’altro lato, che il ruolo dei media, in questo caso delle testate giornalistiche, è rilevante non tanto perché utilizzano questo particolare tipo di linguaggio, religiosamente connotato, quanto invece perché enfatizzano il modo in cui gli scienziati stessi comunicano il proprio lavoro e le proprie scoperte. Per allargare il campo di indagine, una seconda fase di ricerca è stata dedicata all’analisi delle interviste in profondità condotte a scienziati appartenenti a due discipline con diverso grado di maturazione: la fisica e la biologia. L’obiettivo delle interviste non è stato quello di chiedere agli scienziati se la scienza possa essere concepita o meno come una forma di religione, quanto invece raccogliere le loro storie, le immagini rispetto a loro stessi e ai loro oggetti di studio, nonché il senso e i significati attribuiti alla propria esperienza scientifica al fine di verificarlo empiricamente. Una ulteriore conferma si è avuta analizzando i temi emersi nelle interviste di controllo condotte a preti-scienziati, avendo così la possibilità di analizzare, disponendo di un termine di paragone, i racconti delle vocazioni religiose confrontate con quelle scientifiche che in essi coesistono, al fine di rilevarne o meno le affinità. In sostanza, la pervasività di metafore, analogie e termini di riferimento che rimandano all’universo religioso non rappresenta soltanto una particolare forma di comunicazione della scienza, ma si pone in continuità e in sintonia con quanto sentono di vivere gli scienziati attraverso l’esperienza scientifica, dimostrando così che la scienza presenta caratteristiche tali da renderla simile ad un fenomeno religioso sia sul piano della sua rappresentazione sociale, sia su quello dell’identità degli attori che vi prendono parte.
I sacri crismi della scienza. La scienza come spiritualizzazione religiosa della comprensione della vita / Sbalchiero, Stefano. - (2010).
I sacri crismi della scienza. La scienza come spiritualizzazione religiosa della comprensione della vita
Sbalchiero, Stefano
2010
Abstract
Questo percorso di ricerca, che si colloca nella prospettiva teorica degli studi sociali sulla scienza e la tecnologia, ha l’obiettivo di analizzare se e in quale misura la scienza contemporanea possa essere assimilata ad un fenomeno religioso. Lo sforzo teorico è quello di rielaborare le prospettive analitiche messe a punto della sociologia per lo studio delle religioni, in particolare il paradigma della “religione implicita” e il concetto di “spiritualità”, al fine di verificare se le dimensioni della credenza e dell’esperienza religiosa costituiscano strumenti interpretativi in grado di rendere conto anche dell’impresa tecnoscientifica. Il progetto non riguarda quindi il rapporto tra scienza e religione, ma l’analisi della scienza così come viene narrata dai suoi protagonisti, con particolare attenzione ai riferimenti simbolici e religiosi utilizzati dagli scienziati per esprimere la propria esperienza scientifica. Nella consapevolezza che la comprensione del fenomeno indagato può derivare soltanto da una “teoria dell’esperienza personale”, l’uso e la scelta di strumenti metodologici propri dell’indagine qualitativa, come l’analisi del contenuto e l’intervista in profondità, derivano dalla necessità di esplorare il senso del coinvolgimento degli scienziati nella pratica del lavoro scientifico. La ricerca empirica, a partire dall’analisi della letteratura a disposizione, si articola secondo vari livelli di analisi. Sotto la convinzione che la comunicazione scientifica nello spazio pubblico risulti essere un elemento centrale nel processo di costruzione della conoscenza scientifica, una fase di ricerca è stata dedicata alla ricostruzione dell’annuncio del sequenziamento del genoma umano avvenuto nel 2000; analizzando gli articoli di tre testate nazionali, si intende dimostrare da un lato che le immagini precodificate e le metafore riferite all’universo religioso contribuiscono a promuovere il valore della scienza e, dall’altro lato, che il ruolo dei media, in questo caso delle testate giornalistiche, è rilevante non tanto perché utilizzano questo particolare tipo di linguaggio, religiosamente connotato, quanto invece perché enfatizzano il modo in cui gli scienziati stessi comunicano il proprio lavoro e le proprie scoperte. Per allargare il campo di indagine, una seconda fase di ricerca è stata dedicata all’analisi delle interviste in profondità condotte a scienziati appartenenti a due discipline con diverso grado di maturazione: la fisica e la biologia. L’obiettivo delle interviste non è stato quello di chiedere agli scienziati se la scienza possa essere concepita o meno come una forma di religione, quanto invece raccogliere le loro storie, le immagini rispetto a loro stessi e ai loro oggetti di studio, nonché il senso e i significati attribuiti alla propria esperienza scientifica al fine di verificarlo empiricamente. Una ulteriore conferma si è avuta analizzando i temi emersi nelle interviste di controllo condotte a preti-scienziati, avendo così la possibilità di analizzare, disponendo di un termine di paragone, i racconti delle vocazioni religiose confrontate con quelle scientifiche che in essi coesistono, al fine di rilevarne o meno le affinità. In sostanza, la pervasività di metafore, analogie e termini di riferimento che rimandano all’universo religioso non rappresenta soltanto una particolare forma di comunicazione della scienza, ma si pone in continuità e in sintonia con quanto sentono di vivere gli scienziati attraverso l’esperienza scientifica, dimostrando così che la scienza presenta caratteristiche tali da renderla simile ad un fenomeno religioso sia sul piano della sua rappresentazione sociale, sia su quello dell’identità degli attori che vi prendono parte.File | Dimensione | Formato | |
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