This research work delineates the parabola of the fascist squads, from the period preceding the March on Rome until the central years of the regime, with some in-depht analyses up to 1945. The initial purpose is, therefore, to study how such an important phenomenon could have an influence not only in the period before the advent of fascism but also in the following years, playing a fundamental role in politics and in the evolution of the regime. The first part of the dissertation is aimed to analyze how fascist squads represented a new political style, both before and after the March on Rome, and how their use of violence, which was voluntarily employed and done to people, became a value with an end in itself as well as a terrorist instrument systematically used to kill enemies and to achieve power. The intimidating and terrorist potential that “squadrismo” could display helped to reinforce the fascist power and, at the same time, it allowed Mussolini to appear as a leader ready to normalize the situation. However, very often, the repression was only put on for show and this is evidence for Mussolini’s desire to maintain his relations with such loyal and stubborn, though quarrelsome and sometimes embarrassing, comrades. The members of the fascist squads are therefore leading characters in the consolidation of the fascist government during the first years after the March on Rome. The second part of the dissertation seeks to examine how the experience of the squads could achieve important political results and influence the lives of some diehard members and their social conduct. It was subsequently demonstrated how the attitudes and practices of the squads fitted in with the different political circumstances, by means of some exemplar biographies, such as those of fervent members like Arconovaldo Bonacorsi, Onorio Onori. The biographies of other specific social categories such as martyrs, dead and crazy people were also useful on this regard. The collective practice of violence represented a fundamental experience which was able to shape behaviours and attitudes lasting for a long time, but it also turned into efficient social strategies useful to the regime. In the final part the personal experiences are put together with the political context in order to emphasize the difficult and contradictory intertwining within the needs of the fascist regime and the long-lasting attitudes and behaviours of the squads. To do so, a new point of view has been chosen: the internal perspective belonging to the members of the squads who were interned by the police. These documents have been used only seldom, but they revealed highly interesting to detect the dynamics and the relations between squads and political hierarchies, and also to investigate the depictions and self-representations they gave of each other, from crimination to exaltation. If it is true that squads represented the «essence» of fascism, their study can be useful to analyse the whole parabola of the black shirts’ regime from a different perspective, in which squads represent a filter to investigate the evolution, contradictions and complexities of this period.

La ricerca delinea una parabola del fenomeno dello squadrismo dalla fase antecedente alla Marcia su Roma fino agli anni centrali del regime fascista, con alcuni approfondimenti fino al 1945. L’ipotesi di partenza è dunque quella di analizzare come un fenomeno così importante durante la vigilia si sia riflesso anche negli anni successivi alla presa del potere, giocando un ruolo centrale nella politica e nell’evoluzione del regime fascista. Una prima parte della tesi è volta all’analisi di come – sia prima sia dopo la Marcia su Roma – lo squadrismo abbia rappresentato uno stile politico nuovo, nel quale il ricorso alla violenza volutamente ricercata e perpetrata è divenuto un valore fine a se stesso e, al tempo stesso, uno strumento terroristico programmaticamente volto all’eliminazione sistematica dell’avversario e alla conquista del potere. Il potenziale intimidatorio e terroristico che lo squadrismo è in grado di dispiegare si rivela funzionale a rafforzare il potere fascista, permettendo al contempo a Mussolini di presentarsi quale volenteroso normalizzatore; resta il fatto che molto spesso la repressione è solo di facciata e mette in luce la volontà di non privarsi di camerati fedeli e intransigenti, per quanto riottosi e talvolta imbarazzanti. Gli squadristi sono pertanto dei protagonisti di primo piano del consolidamento del governo fascista nei primi anni del dopo-marcia. Una seconda parte della ricerca cerca di analizzare come l’esperienza fondante della militanza squadrista sia stata capace, non solo di ottenere importanti risultati politici, ma anche di influenzare la vita di alcuni squadristi integrali e le loro strategie sociali. Attraverso lo studio di alcune biografie esemplari di squadristi integrali (Arconovaldo Bonacorsi, Onorio Onori) o di categorie sociali specifiche (i martiri, i morti e i pazzi) è possibile analizzare come mentalità e pratiche squadriste di adattino, alle diverse contingenze politiche. La pratica comunitaria della violenza ha rappresentato un’esperienza fondante capace di plasmare stili comportamentali e mentalità che hanno mantenuto una lunga durata, trasformandosi in strategie sociali efficaci e, nel contempo, utili al regime. Infine si è cercato di far dialogare le esperienze personali con il contesto politico e mettendo in risalto il rapporto – talvolta aspro e contraddittorio – tra le esigenze del regime e la lunga durata di mentalità e comportamenti squadristi. Per farlo si è scelto di adottare un punto di vista per certi versi nuovo, cioè quello degli squadristi inviati al confino di polizia. Si tratta di materiale documentario finora usato soltanto in rare occasioni ma che, a mio avviso, si è rivelato di grande interesse nel permettere di ricostruire le dinamiche e le relazioni tra squadristi e gerarchie politiche, ma anche le reciproche rappresentazioni e auto-rappresentazioni, tra criminalizzazione ed esaltazione. Se lo squadrismo ha rappresentato l’«essenza» del fascismo, allora, studiarne l’evoluzione, le contraddizioni, le complessità, attraverso il filtro interpretativo dello squadrismo può rivelarsi utile per analizzare sotto una prospettiva diversa l’intera parabola del regime delle camicie nere.

L' "essenza del fascismo": la parabola dello squadrismo tra terrorismo e normalizzazione (1919-1932) / Millan, Matteo. - (2011 Jan 27).

L' "essenza del fascismo": la parabola dello squadrismo tra terrorismo e normalizzazione (1919-1932)

Millan, Matteo
2011

Abstract

La ricerca delinea una parabola del fenomeno dello squadrismo dalla fase antecedente alla Marcia su Roma fino agli anni centrali del regime fascista, con alcuni approfondimenti fino al 1945. L’ipotesi di partenza è dunque quella di analizzare come un fenomeno così importante durante la vigilia si sia riflesso anche negli anni successivi alla presa del potere, giocando un ruolo centrale nella politica e nell’evoluzione del regime fascista. Una prima parte della tesi è volta all’analisi di come – sia prima sia dopo la Marcia su Roma – lo squadrismo abbia rappresentato uno stile politico nuovo, nel quale il ricorso alla violenza volutamente ricercata e perpetrata è divenuto un valore fine a se stesso e, al tempo stesso, uno strumento terroristico programmaticamente volto all’eliminazione sistematica dell’avversario e alla conquista del potere. Il potenziale intimidatorio e terroristico che lo squadrismo è in grado di dispiegare si rivela funzionale a rafforzare il potere fascista, permettendo al contempo a Mussolini di presentarsi quale volenteroso normalizzatore; resta il fatto che molto spesso la repressione è solo di facciata e mette in luce la volontà di non privarsi di camerati fedeli e intransigenti, per quanto riottosi e talvolta imbarazzanti. Gli squadristi sono pertanto dei protagonisti di primo piano del consolidamento del governo fascista nei primi anni del dopo-marcia. Una seconda parte della ricerca cerca di analizzare come l’esperienza fondante della militanza squadrista sia stata capace, non solo di ottenere importanti risultati politici, ma anche di influenzare la vita di alcuni squadristi integrali e le loro strategie sociali. Attraverso lo studio di alcune biografie esemplari di squadristi integrali (Arconovaldo Bonacorsi, Onorio Onori) o di categorie sociali specifiche (i martiri, i morti e i pazzi) è possibile analizzare come mentalità e pratiche squadriste di adattino, alle diverse contingenze politiche. La pratica comunitaria della violenza ha rappresentato un’esperienza fondante capace di plasmare stili comportamentali e mentalità che hanno mantenuto una lunga durata, trasformandosi in strategie sociali efficaci e, nel contempo, utili al regime. Infine si è cercato di far dialogare le esperienze personali con il contesto politico e mettendo in risalto il rapporto – talvolta aspro e contraddittorio – tra le esigenze del regime e la lunga durata di mentalità e comportamenti squadristi. Per farlo si è scelto di adottare un punto di vista per certi versi nuovo, cioè quello degli squadristi inviati al confino di polizia. Si tratta di materiale documentario finora usato soltanto in rare occasioni ma che, a mio avviso, si è rivelato di grande interesse nel permettere di ricostruire le dinamiche e le relazioni tra squadristi e gerarchie politiche, ma anche le reciproche rappresentazioni e auto-rappresentazioni, tra criminalizzazione ed esaltazione. Se lo squadrismo ha rappresentato l’«essenza» del fascismo, allora, studiarne l’evoluzione, le contraddizioni, le complessità, attraverso il filtro interpretativo dello squadrismo può rivelarsi utile per analizzare sotto una prospettiva diversa l’intera parabola del regime delle camicie nere.
27-gen-2011
This research work delineates the parabola of the fascist squads, from the period preceding the March on Rome until the central years of the regime, with some in-depht analyses up to 1945. The initial purpose is, therefore, to study how such an important phenomenon could have an influence not only in the period before the advent of fascism but also in the following years, playing a fundamental role in politics and in the evolution of the regime. The first part of the dissertation is aimed to analyze how fascist squads represented a new political style, both before and after the March on Rome, and how their use of violence, which was voluntarily employed and done to people, became a value with an end in itself as well as a terrorist instrument systematically used to kill enemies and to achieve power. The intimidating and terrorist potential that “squadrismo” could display helped to reinforce the fascist power and, at the same time, it allowed Mussolini to appear as a leader ready to normalize the situation. However, very often, the repression was only put on for show and this is evidence for Mussolini’s desire to maintain his relations with such loyal and stubborn, though quarrelsome and sometimes embarrassing, comrades. The members of the fascist squads are therefore leading characters in the consolidation of the fascist government during the first years after the March on Rome. The second part of the dissertation seeks to examine how the experience of the squads could achieve important political results and influence the lives of some diehard members and their social conduct. It was subsequently demonstrated how the attitudes and practices of the squads fitted in with the different political circumstances, by means of some exemplar biographies, such as those of fervent members like Arconovaldo Bonacorsi, Onorio Onori. The biographies of other specific social categories such as martyrs, dead and crazy people were also useful on this regard. The collective practice of violence represented a fundamental experience which was able to shape behaviours and attitudes lasting for a long time, but it also turned into efficient social strategies useful to the regime. In the final part the personal experiences are put together with the political context in order to emphasize the difficult and contradictory intertwining within the needs of the fascist regime and the long-lasting attitudes and behaviours of the squads. To do so, a new point of view has been chosen: the internal perspective belonging to the members of the squads who were interned by the police. These documents have been used only seldom, but they revealed highly interesting to detect the dynamics and the relations between squads and political hierarchies, and also to investigate the depictions and self-representations they gave of each other, from crimination to exaltation. If it is true that squads represented the «essence» of fascism, their study can be useful to analyse the whole parabola of the black shirts’ regime from a different perspective, in which squads represent a filter to investigate the evolution, contradictions and complexities of this period.
Squadrismo, Fascismo, Camicie nere, Violenza politica, Confino di polizia Squadrism, Fascism, Black shirt movement, Political Violence
L' "essenza del fascismo": la parabola dello squadrismo tra terrorismo e normalizzazione (1919-1932) / Millan, Matteo. - (2011 Jan 27).
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