È quasi un luogo comune, condiviso da artisti e pubblico, che dalle opere d’arte si possa imparare qualcosa su noi stessi, sul mondo e sulla nostra relazione al mondo, a dispetto del carattere per lo più immaginario dei contenuti che esse presentano. Naturalmente non meno diffuso è il dubbio sull’effettivo valore cognitivo dell’arte. Il saggio, allineandosi con il senso comune, presenta alcune considerazioni a difesa di tale valore. Con questo non si intende dire che il fine primario dell’arte sia di tipo cognitivo. Probabilmente la comunicazione e acquisizione di conoscenze non è ciò che in primo luogo ci si aspetta da essa. Per quale fine l’arte esista, è una questione che è sempre in attesa di una risposta. Punto di partenza sono alcune poesie di Wallace Stevens, nelle quali è rappresentato in modo potente un contrasto leggibile (anche) come l’esito della ricerca di una visione assoluta, oggettiva delle cose, secondo le nozioni di oggettività e prospettiva introdotte da Thomas Nagel. Sullo sfondo di tali nozioni, e riprendendo un’idea di Alex Burri, si sostiene che l’arte, muovendosi in una direzione opposta rispetto a quella della scienza, può avere un ruolo nella conoscenza del mondo e del nostro posto in esso, fornendoci una rappresentazione di esso non da un punto di vista più distaccato bensì più soggettivo. Si mostra inoltre che una simile prospettiva ci riporta, almeno in parte, alla concezione dell’estetica come «scienza della conoscenza sensibile» elaborata da Alexander Gottlieb Baumgarten.
"Il realismo è una corruzione della realtà" (Wallace Stevens). Note su arte e conoscenza
Gabriele Tomasi
2022
Abstract
È quasi un luogo comune, condiviso da artisti e pubblico, che dalle opere d’arte si possa imparare qualcosa su noi stessi, sul mondo e sulla nostra relazione al mondo, a dispetto del carattere per lo più immaginario dei contenuti che esse presentano. Naturalmente non meno diffuso è il dubbio sull’effettivo valore cognitivo dell’arte. Il saggio, allineandosi con il senso comune, presenta alcune considerazioni a difesa di tale valore. Con questo non si intende dire che il fine primario dell’arte sia di tipo cognitivo. Probabilmente la comunicazione e acquisizione di conoscenze non è ciò che in primo luogo ci si aspetta da essa. Per quale fine l’arte esista, è una questione che è sempre in attesa di una risposta. Punto di partenza sono alcune poesie di Wallace Stevens, nelle quali è rappresentato in modo potente un contrasto leggibile (anche) come l’esito della ricerca di una visione assoluta, oggettiva delle cose, secondo le nozioni di oggettività e prospettiva introdotte da Thomas Nagel. Sullo sfondo di tali nozioni, e riprendendo un’idea di Alex Burri, si sostiene che l’arte, muovendosi in una direzione opposta rispetto a quella della scienza, può avere un ruolo nella conoscenza del mondo e del nostro posto in esso, fornendoci una rappresentazione di esso non da un punto di vista più distaccato bensì più soggettivo. Si mostra inoltre che una simile prospettiva ci riporta, almeno in parte, alla concezione dell’estetica come «scienza della conoscenza sensibile» elaborata da Alexander Gottlieb Baumgarten.Pubblicazioni consigliate
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