Il presente volume propone una riflessione sui modelli linguistici e letterari dell’italiano e dello spagnolo che a partire dal xvi secolo, momento fondamentale della codificazione delle lingue volgari, contribuiscono alla creazione di paradigmi metodologici ed epistemologici essenziali nei processi di insegnamento e apprendimento di una lingua. Partendo da un’analisi testuale che integri la prospettiva storiografica con quella filologico-letteraria, il volume indaga la relazione tra norma, uso e auctoritates nei testi di riflessione teorica di ambito colto e nelle opere rivolte alla pratica didattica, sprovviste di un impianto teorico innovativo, ma fondamentali veicoli di circolazione e di mediazione grezza della riflessione metalinguistica elaborata nelle opere erudite. La selezione a priori di modelli letterari consacrati caratterizza, infatti, le grammatiche italiane a partire dalle Regole di Fortunio (1516), ma non rappresenta una metodologia sistematica in altre tradizioni, nelle quali il sistema di esempi è tratto, generalmente, dalla lingua viva. In italiano l’accettazione di una norma letteraria fu, per i primi grammatici, unanime e anche successivamente il fondamento letterario della norma linguistica non fu mai intaccato1. La stessa lezione delle Prose bembiane è, del resto, quella di una «grammatica d’una letteratura “capace di vincere la corrosione del tempo” attraverso la mediazione di offerte esemplari, “legittimate dalla storia e confortate dall’autorità”, da cui deriva il primato della scrittura sull’oralità»2. Nella definizione della norma, la dialettica tra toscanità e non toscanità, tra fiorentinità e non fiorentinità è centrale e genera una accesa discussione tra bembisti e fiorentinisti nei circoli accademici fiorentini. La norma bembiana, sottoposta a forte critica, si scontra con una nozione di lingua che privilegia l’uso vernacolare dei nativi fiorentini e sostiene la validità di Dante come modello alternativo o complementare a Petrarca. [...]
APPRENDERE UNA LINGUA TRA USO E CANONE LETTERARIO. GLI ESEMPI NELLA RIFLESSIONE LINGUISTICA IN EUROPA (SECOLI XVI-XVIII)
A. POLO
;E. PIETROBON
2022
Abstract
Il presente volume propone una riflessione sui modelli linguistici e letterari dell’italiano e dello spagnolo che a partire dal xvi secolo, momento fondamentale della codificazione delle lingue volgari, contribuiscono alla creazione di paradigmi metodologici ed epistemologici essenziali nei processi di insegnamento e apprendimento di una lingua. Partendo da un’analisi testuale che integri la prospettiva storiografica con quella filologico-letteraria, il volume indaga la relazione tra norma, uso e auctoritates nei testi di riflessione teorica di ambito colto e nelle opere rivolte alla pratica didattica, sprovviste di un impianto teorico innovativo, ma fondamentali veicoli di circolazione e di mediazione grezza della riflessione metalinguistica elaborata nelle opere erudite. La selezione a priori di modelli letterari consacrati caratterizza, infatti, le grammatiche italiane a partire dalle Regole di Fortunio (1516), ma non rappresenta una metodologia sistematica in altre tradizioni, nelle quali il sistema di esempi è tratto, generalmente, dalla lingua viva. In italiano l’accettazione di una norma letteraria fu, per i primi grammatici, unanime e anche successivamente il fondamento letterario della norma linguistica non fu mai intaccato1. La stessa lezione delle Prose bembiane è, del resto, quella di una «grammatica d’una letteratura “capace di vincere la corrosione del tempo” attraverso la mediazione di offerte esemplari, “legittimate dalla storia e confortate dall’autorità”, da cui deriva il primato della scrittura sull’oralità»2. Nella definizione della norma, la dialettica tra toscanità e non toscanità, tra fiorentinità e non fiorentinità è centrale e genera una accesa discussione tra bembisti e fiorentinisti nei circoli accademici fiorentini. La norma bembiana, sottoposta a forte critica, si scontra con una nozione di lingua che privilegia l’uso vernacolare dei nativi fiorentini e sostiene la validità di Dante come modello alternativo o complementare a Petrarca. [...]File | Dimensione | Formato | |
---|---|---|---|
Polo-Pietrobon-DEF.pdf
non disponibili
Tipologia:
Published (publisher's version)
Licenza:
Accesso privato - non pubblico
Dimensione
5.05 MB
Formato
Adobe PDF
|
5.05 MB | Adobe PDF | Visualizza/Apri Richiedi una copia |
Pubblicazioni consigliate
I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.