Declinare in una prospettiva del paradigma dei diritti umani le azioni rivolte alle donne e agli uomini migranti vittime di gravi violazioni dei loro diritti e di un totale non riconoscimento della loro dignità di persone e di lavoratrici/lavoratori richiede competenza, conoscenza e sensibilità. Il problema della scelta tra la logica della vulnerabilità e quella dei diritti, non è tanto di contrasto tra i diversi modelli etici sottesi (deontologici, utilitaristici, della cura, delle virtù, ecc.), ma tra i modelli di welfare: alcuni regolati e almeno in parte gestiti dallo Stato o da altri soggetti pubblici; altri largamente deregolati e affidati al mercato o alle charities. In un Paese come l'Italia, portare il discorso sulla dimensione etica della cura dovuta ai soggetti più fragili e della responsabilità sociale da esercitare a loro beneficio rischia semplicemente di coprire azioni di contenimento e riduzione del welfare e “giustificare” operazioni che da un punto di vista strutturale e di sistema impediscono lo sviluppo e l’evoluzione dello stato sociale e riducono le garanzie proprio delle persone in condizione di maggiore precarietà. Nell'attuale scenario di relativa frammentazione e discreta incoerenza istituzionale e normativa, spetta all’operatore, applicando i principi e i valori che la nostra Costituzione e gli strumenti internazionali ci consegnano, realizzare nel lavoro con i migranti che transitano per i vari servizi quella sintesi di promozione dell’autonomia e tutela dalle fragilità, protezione dalle minacce esterne e empowerment personale, in cui si sostanzia, a ben vedere, l’azione sociale secondo il paradigma dei diritti umani.
Il paradigma diritti umani nel contrasto al grave sfruttamento e nella protezione delle vittime
Degani Paola
;De Stefani Paolo
2021
Abstract
Declinare in una prospettiva del paradigma dei diritti umani le azioni rivolte alle donne e agli uomini migranti vittime di gravi violazioni dei loro diritti e di un totale non riconoscimento della loro dignità di persone e di lavoratrici/lavoratori richiede competenza, conoscenza e sensibilità. Il problema della scelta tra la logica della vulnerabilità e quella dei diritti, non è tanto di contrasto tra i diversi modelli etici sottesi (deontologici, utilitaristici, della cura, delle virtù, ecc.), ma tra i modelli di welfare: alcuni regolati e almeno in parte gestiti dallo Stato o da altri soggetti pubblici; altri largamente deregolati e affidati al mercato o alle charities. In un Paese come l'Italia, portare il discorso sulla dimensione etica della cura dovuta ai soggetti più fragili e della responsabilità sociale da esercitare a loro beneficio rischia semplicemente di coprire azioni di contenimento e riduzione del welfare e “giustificare” operazioni che da un punto di vista strutturale e di sistema impediscono lo sviluppo e l’evoluzione dello stato sociale e riducono le garanzie proprio delle persone in condizione di maggiore precarietà. Nell'attuale scenario di relativa frammentazione e discreta incoerenza istituzionale e normativa, spetta all’operatore, applicando i principi e i valori che la nostra Costituzione e gli strumenti internazionali ci consegnano, realizzare nel lavoro con i migranti che transitano per i vari servizi quella sintesi di promozione dell’autonomia e tutela dalle fragilità, protezione dalle minacce esterne e empowerment personale, in cui si sostanzia, a ben vedere, l’azione sociale secondo il paradigma dei diritti umani.Pubblicazioni consigliate
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