Il presente contributo tratta di uno studio di caso relativo allo sviluppo di una comunità di pratica di docenti (CdP) che ha vissuto un processo di evoluzione particolarmente intenso nel momento iniziale di emergenza COVID19. La comunità è formata da un gruppo di docenti change agent dell’Università di Padova che hanno supportato durante l’emergenza colleghe e colleghi attraverso incontri giornalieri volti alla condivisione e alla riflessione sulle esperienze di insegnamento e apprendimento. Le attività hanno coinvolto 423 docenti per un numero di 25 incontri e per un totale di 37.000 studentesse e studenti coinvolti. Lo scopo del presente studio è stato quello di comprendere come la comunità si è sviluppata in un momento di emergenza e quali implicazioni tale esperienza potrà continuare ad avere per il futuro sviluppo della comunità. I dati qualitativi e quantitativi possono contribuire ad individuare dei fattori di sviluppo delle comunità di pratica in periodi di emergenza e pandemia Le CdP si sviluppano negli anni Novanta grazie agli studi di Wenger e dei suoi colleghi (Lave & Wenger 1991). In Higher Education le CdP sono spesso al centro di interventi di sviluppo professionale e di sviluppo organizzativo. Queste si basano sul principio che gli adulti continuano ad apprendere per tutta la vita (Merriam & Bierema,2014). Le CdP sono gruppi mirati di docenti che si scambiano in modo collaborativo pratiche e metodi di insegnamento e strategie e si sostengono a vicenda (Cox 2004; Daly, 2011; Wildman et al., 2000). Le comunità sono costruite con l’intento di migliorare l'insegnamento, condividere le pratiche didattiche tra piccoli gruppi e promuovere la collaborazione tra pari (Adams e Mix, 2014; Cox, 2013; Stanley, 2011). Le caratteristiche principali di tali comunità sono: la collaborazione, la condivisione di obiettivi, strategie, pratiche. Queste comunità operano secondo l’assunto che tali gruppi sono necessari per promuovere cambiamento perché rappresentano un contesto ideale per i docenti per “reivent themselves as educators” insieme ai propri pari “experimenting, reflecting, discussing, and assessing” i propri approcci verso l’insegnamento e l’apprendimento (Sturko & Gregson, 2009, p.36). Quando il COVID19 si è diffuso nel nostro paese all’inizio del primo semestre accademico, nel marzo 2020, tutti gli insegnamenti che dovevano essere erogati in presenza sono stati trasformati in modalità remota con diverse articolazioni dalla sincrona alla asincrona, a forme miste e ibride. Le università nel mondo hanno dovuto affrontare una sfida unica e estremamente impegnativa che ha visto coinvolti in prima linea docenti e studentesse e studenti con l’obiettivo di reinventarsi, anche se temporaneamente, delle modalità didattiche che potessero promuovere e creare contesti di apprendimento significativi. All’università di Padova, la comunità dei change agent ha cominciato ad operare come gruppo di supporto rispondendo immediatamente alla crisi, attraverso la realizzazione di azioni di condivisione di problemi e di pratiche che promuovessero la crescita e lo sviluppo di una consapevolezza di gruppo e prefigurassero soluzioni, frutto di prospettive diverse, attraverso le quali affrontare i problemi che i docenti stavano vivendo. Da una prima ricognizione della letteratura si evidenzia che ci sono poche ricerche su come le CdP, reagiscono in caso di emergenza e se possono ancora essere efficaci. Ne sono un esempio Amaratunga (2014), che ha riferito di un progetto pilota di una CdP virtuale per migliorare la resistenza ai disastri in aree rurali o remote; o Curran et al. (2009) che hanno esaminato la gestione di un'emergenza sanitaria. Se ci sono pochi studi sulle CdP in generale durante le emergenze, non ce ne sono (almeno, per quanto ne sappiamo) nel particolare contesto dell'istruzione superiore. In una situazione altamente dinamica come quella di crisi, quando i docenti devono reagire rapidamente per garantire la continuità dei servizi educativi (Burde et al., 2017), le CdP possono non avere il tempo di trovare le condizioni favorevoli per operare efficacemente.

Change agent e comunità di pratica. Uniti per affrontare la pandemia. Il caso dell’Università di Padova

Monica Fedeli
2020

Abstract

Il presente contributo tratta di uno studio di caso relativo allo sviluppo di una comunità di pratica di docenti (CdP) che ha vissuto un processo di evoluzione particolarmente intenso nel momento iniziale di emergenza COVID19. La comunità è formata da un gruppo di docenti change agent dell’Università di Padova che hanno supportato durante l’emergenza colleghe e colleghi attraverso incontri giornalieri volti alla condivisione e alla riflessione sulle esperienze di insegnamento e apprendimento. Le attività hanno coinvolto 423 docenti per un numero di 25 incontri e per un totale di 37.000 studentesse e studenti coinvolti. Lo scopo del presente studio è stato quello di comprendere come la comunità si è sviluppata in un momento di emergenza e quali implicazioni tale esperienza potrà continuare ad avere per il futuro sviluppo della comunità. I dati qualitativi e quantitativi possono contribuire ad individuare dei fattori di sviluppo delle comunità di pratica in periodi di emergenza e pandemia Le CdP si sviluppano negli anni Novanta grazie agli studi di Wenger e dei suoi colleghi (Lave & Wenger 1991). In Higher Education le CdP sono spesso al centro di interventi di sviluppo professionale e di sviluppo organizzativo. Queste si basano sul principio che gli adulti continuano ad apprendere per tutta la vita (Merriam & Bierema,2014). Le CdP sono gruppi mirati di docenti che si scambiano in modo collaborativo pratiche e metodi di insegnamento e strategie e si sostengono a vicenda (Cox 2004; Daly, 2011; Wildman et al., 2000). Le comunità sono costruite con l’intento di migliorare l'insegnamento, condividere le pratiche didattiche tra piccoli gruppi e promuovere la collaborazione tra pari (Adams e Mix, 2014; Cox, 2013; Stanley, 2011). Le caratteristiche principali di tali comunità sono: la collaborazione, la condivisione di obiettivi, strategie, pratiche. Queste comunità operano secondo l’assunto che tali gruppi sono necessari per promuovere cambiamento perché rappresentano un contesto ideale per i docenti per “reivent themselves as educators” insieme ai propri pari “experimenting, reflecting, discussing, and assessing” i propri approcci verso l’insegnamento e l’apprendimento (Sturko & Gregson, 2009, p.36). Quando il COVID19 si è diffuso nel nostro paese all’inizio del primo semestre accademico, nel marzo 2020, tutti gli insegnamenti che dovevano essere erogati in presenza sono stati trasformati in modalità remota con diverse articolazioni dalla sincrona alla asincrona, a forme miste e ibride. Le università nel mondo hanno dovuto affrontare una sfida unica e estremamente impegnativa che ha visto coinvolti in prima linea docenti e studentesse e studenti con l’obiettivo di reinventarsi, anche se temporaneamente, delle modalità didattiche che potessero promuovere e creare contesti di apprendimento significativi. All’università di Padova, la comunità dei change agent ha cominciato ad operare come gruppo di supporto rispondendo immediatamente alla crisi, attraverso la realizzazione di azioni di condivisione di problemi e di pratiche che promuovessero la crescita e lo sviluppo di una consapevolezza di gruppo e prefigurassero soluzioni, frutto di prospettive diverse, attraverso le quali affrontare i problemi che i docenti stavano vivendo. Da una prima ricognizione della letteratura si evidenzia che ci sono poche ricerche su come le CdP, reagiscono in caso di emergenza e se possono ancora essere efficaci. Ne sono un esempio Amaratunga (2014), che ha riferito di un progetto pilota di una CdP virtuale per migliorare la resistenza ai disastri in aree rurali o remote; o Curran et al. (2009) che hanno esaminato la gestione di un'emergenza sanitaria. Se ci sono pochi studi sulle CdP in generale durante le emergenze, non ce ne sono (almeno, per quanto ne sappiamo) nel particolare contesto dell'istruzione superiore. In una situazione altamente dinamica come quella di crisi, quando i docenti devono reagire rapidamente per garantire la continuità dei servizi educativi (Burde et al., 2017), le CdP possono non avere il tempo di trovare le condizioni favorevoli per operare efficacemente.
2020
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