Il contributo partecipa di una riflessione sulla funzione negoziale del paesaggio italiano intensificata dai processi di mobilità internazionale e dai flussi migratori che negli ultimi decenni hanno concorso a riarticolare il tessuto sociale nazionale riversandosi in esigenze e istanze rappresentazionali. In questa cornice lo spazio urbano è stato da tempo individuato dalla letteratura internazionale di settore, che anticipa il dibattito italiano, quale orizzonte privilegiato di emersione e rappresentazione, mediatore di forme di auto-rappresentazione alternative o dialoganti con modelli acquisiti e/o dominanti. Nella prima parte, l’intervento ripercorre occasioni, esperienze, figure ed opere che hanno concorso a disegnare anche in Italia il configurarsi di una relazione d’elezione tra città e pratiche audiovisive, riconosciute come strumenti privilegiati di espressione e intervento attivo. Da iniziative festivaliere e rassegne (tra cui "Docucity. Documentare la città" promosso dall’Università di Milano nel 2010) a creazione di repository digitali (si veda l’Archivio delle Memorie Migranti), da concorsi dedicati a iniziative ministeriali, sino al rigoglio di pratiche ed esperienze laboratoriali diffuse, il contributo rintraccia il definirsi nel contesto nazionale di centri produttivi e di luoghi materiali di formulazioni concettuali improntate a un empowerment dal basso e dal “fuorinorma” (Aprà 2019) nella varietà dei format e degli standard produttivi in cui si negoziano rappresentazioni di un ‘noi’, pur colto nella sua problematicità, e di un’italianità plurale. Il tracciato segue quindi l’emersione di progettualità che intercettano modi di produzione inscritti nel panorama produttivo-distributivo nazionale, come è il caso del film "Bangla" (2019) di Phaim Bhuiyan e della successiva serie. Nella seconda parte, l’analisi di una selezione di testi audiovisivi realizzati da cinesti/e residenti in Italia con origine straniera restituisce sguardi sul paesaggio urbano inteso come campo di possibilità. A emergere sono la centralità del corpo e della corporeità nel delineare nuove cartografie, risemantizzare spazi o promuovere approcci aptici, multisensoriali, in cui la materialità del landscape si apre alla duttilità del soundscape
Paesaggi con figure: spazialità in divenire negli altrove quotidiani
FARAH POLATO
2020
Abstract
Il contributo partecipa di una riflessione sulla funzione negoziale del paesaggio italiano intensificata dai processi di mobilità internazionale e dai flussi migratori che negli ultimi decenni hanno concorso a riarticolare il tessuto sociale nazionale riversandosi in esigenze e istanze rappresentazionali. In questa cornice lo spazio urbano è stato da tempo individuato dalla letteratura internazionale di settore, che anticipa il dibattito italiano, quale orizzonte privilegiato di emersione e rappresentazione, mediatore di forme di auto-rappresentazione alternative o dialoganti con modelli acquisiti e/o dominanti. Nella prima parte, l’intervento ripercorre occasioni, esperienze, figure ed opere che hanno concorso a disegnare anche in Italia il configurarsi di una relazione d’elezione tra città e pratiche audiovisive, riconosciute come strumenti privilegiati di espressione e intervento attivo. Da iniziative festivaliere e rassegne (tra cui "Docucity. Documentare la città" promosso dall’Università di Milano nel 2010) a creazione di repository digitali (si veda l’Archivio delle Memorie Migranti), da concorsi dedicati a iniziative ministeriali, sino al rigoglio di pratiche ed esperienze laboratoriali diffuse, il contributo rintraccia il definirsi nel contesto nazionale di centri produttivi e di luoghi materiali di formulazioni concettuali improntate a un empowerment dal basso e dal “fuorinorma” (Aprà 2019) nella varietà dei format e degli standard produttivi in cui si negoziano rappresentazioni di un ‘noi’, pur colto nella sua problematicità, e di un’italianità plurale. Il tracciato segue quindi l’emersione di progettualità che intercettano modi di produzione inscritti nel panorama produttivo-distributivo nazionale, come è il caso del film "Bangla" (2019) di Phaim Bhuiyan e della successiva serie. Nella seconda parte, l’analisi di una selezione di testi audiovisivi realizzati da cinesti/e residenti in Italia con origine straniera restituisce sguardi sul paesaggio urbano inteso come campo di possibilità. A emergere sono la centralità del corpo e della corporeità nel delineare nuove cartografie, risemantizzare spazi o promuovere approcci aptici, multisensoriali, in cui la materialità del landscape si apre alla duttilità del soundscapeFile | Dimensione | Formato | |
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