Antica quanto le origini della storiografia (fu Tucidide a imporla, rivendicando al suo lavoro un criterio di verifica del passato che consiste nell’impiego di tekmeria, di “indizi”, che davanti a una corte giudiziaria possono orientare la decisione in un senso o nell’altro), l’analogia fra giudice e storico ha attraversato e attraversa qualsiasi discorso di metodo. Analogia non significa identità. Giudice e storico seguono percorsi in parte coincidenti, ma più che il giudizio – un giudizio, nell’indagine storica, suscettibile sempre di revisione, di ricorso in appello – è la comprensione a contare per chi si dedichi a ricostruire il passato. L’acquisizione è più recente di quanto si possa immaginare e presenta ricadute decisive anche nella valutazione della frode, intenzionale o meno, dei suoi presupposti, dell’ambito di gestazione, dei canali di diffusione. Come molte altre, viene da una lezione dello storico Marc Bloch, fissata nel 1939 nelle pagine introduttive del primo tomo della Società feudale, forse dopo aver meditato il saggio che, nello stesso anno, il giurista Piero Calamandrei dedicò ai rapporti tra il giudice e lo storico.
Il giurista e lo storico
De Angelis, Gianmarco
Writing – Original Draft Preparation
;
2020
Abstract
Antica quanto le origini della storiografia (fu Tucidide a imporla, rivendicando al suo lavoro un criterio di verifica del passato che consiste nell’impiego di tekmeria, di “indizi”, che davanti a una corte giudiziaria possono orientare la decisione in un senso o nell’altro), l’analogia fra giudice e storico ha attraversato e attraversa qualsiasi discorso di metodo. Analogia non significa identità. Giudice e storico seguono percorsi in parte coincidenti, ma più che il giudizio – un giudizio, nell’indagine storica, suscettibile sempre di revisione, di ricorso in appello – è la comprensione a contare per chi si dedichi a ricostruire il passato. L’acquisizione è più recente di quanto si possa immaginare e presenta ricadute decisive anche nella valutazione della frode, intenzionale o meno, dei suoi presupposti, dell’ambito di gestazione, dei canali di diffusione. Come molte altre, viene da una lezione dello storico Marc Bloch, fissata nel 1939 nelle pagine introduttive del primo tomo della Società feudale, forse dopo aver meditato il saggio che, nello stesso anno, il giurista Piero Calamandrei dedicò ai rapporti tra il giudice e lo storico.Pubblicazioni consigliate
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