Il testo accompagna il dipinto raffigurante Eliodoro e il sacerdote Onia esposto alla mostra delle Gallerie d'Italia, sede di Milano (30 ottobre 2020-21 marzo 2021): l'opera, originariamente nella chiesa di San Sebastiano a Verona, si conserva ora al Museo di Castelvecchio di quella città (inv. 4109 1B 666). Il confronto fra la testimonianza delle fonti e l'inedito materiale archivistico di Castelvecchio, scandagliato in questa occasione, ha premesso di mettere a fuoco alcuni punti fermi: l'originaria collocazione sulla controfacciata della chiesa, sopra la porta minore a sinistra dell'ingresso; l'inserimento nelle vicende preparatorie della mostra tiepolesca tenuta a Venezia nel maggio 1896, dalla quale il dipinto fu escluso per dubbi di autografia; il trasferimento al museo e la sostituzione con una copia di Gaetano Pasetti, andata distrutta durante il secondo conflitto mondiale. Considerati gli esisti stilistici - che sembrano presupporre l'esperienza di Palazzo Sandi e che trovano utili punti di confronto con il Giudizio di Salomone di Udine, aprendo la strada alla densità di costruzione delle tele Dolfin - gli autori della scheda propendono per una datazione al 1726-1728 circa.
Giambattista Tiepolo, Eliodoro e il sacerdote Onia
TOMEZZOLI A.;
2020
Abstract
Il testo accompagna il dipinto raffigurante Eliodoro e il sacerdote Onia esposto alla mostra delle Gallerie d'Italia, sede di Milano (30 ottobre 2020-21 marzo 2021): l'opera, originariamente nella chiesa di San Sebastiano a Verona, si conserva ora al Museo di Castelvecchio di quella città (inv. 4109 1B 666). Il confronto fra la testimonianza delle fonti e l'inedito materiale archivistico di Castelvecchio, scandagliato in questa occasione, ha premesso di mettere a fuoco alcuni punti fermi: l'originaria collocazione sulla controfacciata della chiesa, sopra la porta minore a sinistra dell'ingresso; l'inserimento nelle vicende preparatorie della mostra tiepolesca tenuta a Venezia nel maggio 1896, dalla quale il dipinto fu escluso per dubbi di autografia; il trasferimento al museo e la sostituzione con una copia di Gaetano Pasetti, andata distrutta durante il secondo conflitto mondiale. Considerati gli esisti stilistici - che sembrano presupporre l'esperienza di Palazzo Sandi e che trovano utili punti di confronto con il Giudizio di Salomone di Udine, aprendo la strada alla densità di costruzione delle tele Dolfin - gli autori della scheda propendono per una datazione al 1726-1728 circa.Pubblicazioni consigliate
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