I boschi di castagno sono formazioni forestali che hanno costituito fonte importante di sussistenza alimentare ed economica delle comunità rurali montane fino alla metà del secolo scorso. In seguito alla diffusione su vasta scala di importanti patologie (cancro corticale e mal dell’inchiostro), all’inizio del secolo scorso gran parte di questi popolamenti sono stati convertiti a ceduo venendo meno il ruolo nella produzione del frutto. Negli ultimi decenni a causa di fenomeni di carattere socio-economico, unitamente alla frammentazione delle proprietà, si è assistito al venire meno delle consuetudinarie cure colturali e delle utilizzazioni di questi popolamenti cedui. L’abbandono della loro gestione porta ad un aumento dell’instabilità dei popolamenti e dei versanti, alla sostituzione del castagno con altre specie, alla perdita di usi culture e tradizioni connesse al bosco di castagno che ancora oggi vengono percepite in maniera significativa dalle popolazioni locali. Oggetto del nostro studio sono tre cedui castanili invecchiati oltre il turno consuetudinario situati nelle prealpi venete, accomunati dall’intento della proprietà (privata) di recuperarne la funzione produttiva legnosa. Per questo scopo si sono sperimentate differenti modalità di intervento selvicolturale funzionali alla sostenibilità tecnica ed economica del recupero alla produttività del castagneto (tema centrale degli interventi: favorire la rinnovazione naturale da seme). Lo studio è condotto in parcelle di monitoraggio permanente: a) Valli del Pasubio (VI) – sup.7200 m2, b) Pederobba (TV) – 8200 m2, c) Combai-Miane (TV) – 5150 m2. L’intervento selvicolturale è stato preceduto dall’analisi della struttura e composizione del bosco, acquisendo in ogni area i principali parametri dendrometrici mediante cavallettamento totale degli individui (DBH> 5 cm), individuazione del numero di polloni per ceppaia e identificazione permanente con codice numerico, rilievo delle altezze, della profondità e della proiezione a terra delle chiome. Inoltre è stata rilevata l’esatta posizione di ogni elemento al fine di produrre una mappa riportante la disposizione spaziale delle ceppaie ed un database geografico digitalizzato. Gli interventi sono stati definiti sulla base delle informazioni ricavate dall’analisi della struttura e schedulati in maniera scalare di modo che, dall’anno 2006, le ceduazioni si sono succedute alternativamente per ogni area (scalarità degli interventi nel tempo: 2006-Valli del Pasubio, 2007-Pederobba, 2008-Combai-Miane). In particolare la differenziazione nella ceduazione ha riguardato l’intensità di prelievo ed il ruolo delle matricine (specie, numero). A partire dalla seconda stagione vegetativa dopo il taglio è cominciato il monitoraggio delle dinamiche di rinnovazione (sia gamica che agamica) post-intervento. Nel breve periodo, si sono focalizzate maggiormente le analisi sulla mortalità delle ceppaie e sulla densità di rinnovazione da seme. Si sono inoltre studiate la dinamica di crescita della rinnovazione agamica di castagno e le modalità di eventuale insediamento di individui di altre specie, in passato considerate accessorie al castagno stesso. Il protocollo di monitoraggio della rinnovazione gamica si è basato su rilievo campionario della densità di semenzali e della loro altezza, con l’ausilio di aree di saggio di forma quadrangolare (2x2 m), distribuite in modalità randomizzata a coprire l’intera area. L’analisi comparata dell’intensità di ceduazione fra le aree di studio e del grado di copertura residuo del popolamento, ha posto in evidenza la prevedibile correlazione fra intensità di ceduazione e densità di rinnovazione da seme, ma si sono palesate come realmente efficaci (nei riguardi della densità di rinnovazione) anche modalità di intervento alternative rivolte al mantenimento della biodiversità, con interessanti prospettive nel medio/lungo periodo nei riguardi del miglioramento degli assortimenti ritraibili. Al termine del primo ciclo completo di monitoraggio delle aree in esame, si è potuto verificare che la mortalità delle ceppaie in seguito all’intervento è comunque compensata abbondantemente dalla rinnovazione gamica insediatasi.

Recupero di cedui di castagno invecchiati: interventi sperimentali ed analisi delle dinamiche nel breve periodo

Enrico Marcolin
;
Emanuele Lingua;Mario Pividori
2011

Abstract

I boschi di castagno sono formazioni forestali che hanno costituito fonte importante di sussistenza alimentare ed economica delle comunità rurali montane fino alla metà del secolo scorso. In seguito alla diffusione su vasta scala di importanti patologie (cancro corticale e mal dell’inchiostro), all’inizio del secolo scorso gran parte di questi popolamenti sono stati convertiti a ceduo venendo meno il ruolo nella produzione del frutto. Negli ultimi decenni a causa di fenomeni di carattere socio-economico, unitamente alla frammentazione delle proprietà, si è assistito al venire meno delle consuetudinarie cure colturali e delle utilizzazioni di questi popolamenti cedui. L’abbandono della loro gestione porta ad un aumento dell’instabilità dei popolamenti e dei versanti, alla sostituzione del castagno con altre specie, alla perdita di usi culture e tradizioni connesse al bosco di castagno che ancora oggi vengono percepite in maniera significativa dalle popolazioni locali. Oggetto del nostro studio sono tre cedui castanili invecchiati oltre il turno consuetudinario situati nelle prealpi venete, accomunati dall’intento della proprietà (privata) di recuperarne la funzione produttiva legnosa. Per questo scopo si sono sperimentate differenti modalità di intervento selvicolturale funzionali alla sostenibilità tecnica ed economica del recupero alla produttività del castagneto (tema centrale degli interventi: favorire la rinnovazione naturale da seme). Lo studio è condotto in parcelle di monitoraggio permanente: a) Valli del Pasubio (VI) – sup.7200 m2, b) Pederobba (TV) – 8200 m2, c) Combai-Miane (TV) – 5150 m2. L’intervento selvicolturale è stato preceduto dall’analisi della struttura e composizione del bosco, acquisendo in ogni area i principali parametri dendrometrici mediante cavallettamento totale degli individui (DBH> 5 cm), individuazione del numero di polloni per ceppaia e identificazione permanente con codice numerico, rilievo delle altezze, della profondità e della proiezione a terra delle chiome. Inoltre è stata rilevata l’esatta posizione di ogni elemento al fine di produrre una mappa riportante la disposizione spaziale delle ceppaie ed un database geografico digitalizzato. Gli interventi sono stati definiti sulla base delle informazioni ricavate dall’analisi della struttura e schedulati in maniera scalare di modo che, dall’anno 2006, le ceduazioni si sono succedute alternativamente per ogni area (scalarità degli interventi nel tempo: 2006-Valli del Pasubio, 2007-Pederobba, 2008-Combai-Miane). In particolare la differenziazione nella ceduazione ha riguardato l’intensità di prelievo ed il ruolo delle matricine (specie, numero). A partire dalla seconda stagione vegetativa dopo il taglio è cominciato il monitoraggio delle dinamiche di rinnovazione (sia gamica che agamica) post-intervento. Nel breve periodo, si sono focalizzate maggiormente le analisi sulla mortalità delle ceppaie e sulla densità di rinnovazione da seme. Si sono inoltre studiate la dinamica di crescita della rinnovazione agamica di castagno e le modalità di eventuale insediamento di individui di altre specie, in passato considerate accessorie al castagno stesso. Il protocollo di monitoraggio della rinnovazione gamica si è basato su rilievo campionario della densità di semenzali e della loro altezza, con l’ausilio di aree di saggio di forma quadrangolare (2x2 m), distribuite in modalità randomizzata a coprire l’intera area. L’analisi comparata dell’intensità di ceduazione fra le aree di studio e del grado di copertura residuo del popolamento, ha posto in evidenza la prevedibile correlazione fra intensità di ceduazione e densità di rinnovazione da seme, ma si sono palesate come realmente efficaci (nei riguardi della densità di rinnovazione) anche modalità di intervento alternative rivolte al mantenimento della biodiversità, con interessanti prospettive nel medio/lungo periodo nei riguardi del miglioramento degli assortimenti ritraibili. Al termine del primo ciclo completo di monitoraggio delle aree in esame, si è potuto verificare che la mortalità delle ceppaie in seguito all’intervento è comunque compensata abbondantemente dalla rinnovazione gamica insediatasi.
2011
VIII Congresso Nazionale SISEF
Selvicoltura e conservazione del suolo: la sfida europea per una gestione territoriale integrata
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