In questo saggio si analizza il possibile rischio di deumanizzazione che può riguardare i pazienti affetti da disordini della coscienza. I progressi delle neurotecnologie hanno rivelato come tali disordini non siano catalogabili secondo rigide categorie, ma rappresentino per così dire una “zona grigia” di difficile determinazione diagnostica e prognostica. Al riguardo, comportamenti e atteggiamenti deumanizzanti nei confronti di questi pazienti, oltre a essere eticamente problematici, producono delle conseguenze nefaste sul processo di cura. Come antidoto a simili atteggiamenti va promossa un’etica della cura, concepita non solo come intervento diagnostico-terapeutico (to cure), ma anche come “prendersi cura” delle persone (to care). Un’etica della cura, incentrata sul riconoscimento della condizione di vulnerabilità piuttosto che sui requisiti di capacità e autonomia, dovrebbe farsi carico delle persone con disordini della coscienza; essa dovrebbe trasformare l’asimmetria di potere tra professionista sanitario e paziente in una fonte di impegno morale del più forte a proteggere il più debole, riumanizzando in tal modo la sua condizione.
La deumanizzazione nel limbo dei disordini della coscienza
Federico Zilio
2020
Abstract
In questo saggio si analizza il possibile rischio di deumanizzazione che può riguardare i pazienti affetti da disordini della coscienza. I progressi delle neurotecnologie hanno rivelato come tali disordini non siano catalogabili secondo rigide categorie, ma rappresentino per così dire una “zona grigia” di difficile determinazione diagnostica e prognostica. Al riguardo, comportamenti e atteggiamenti deumanizzanti nei confronti di questi pazienti, oltre a essere eticamente problematici, producono delle conseguenze nefaste sul processo di cura. Come antidoto a simili atteggiamenti va promossa un’etica della cura, concepita non solo come intervento diagnostico-terapeutico (to cure), ma anche come “prendersi cura” delle persone (to care). Un’etica della cura, incentrata sul riconoscimento della condizione di vulnerabilità piuttosto che sui requisiti di capacità e autonomia, dovrebbe farsi carico delle persone con disordini della coscienza; essa dovrebbe trasformare l’asimmetria di potere tra professionista sanitario e paziente in una fonte di impegno morale del più forte a proteggere il più debole, riumanizzando in tal modo la sua condizione.File | Dimensione | Formato | |
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