Non è un caso che Agostino d’Ippona si sia soffermato lungamente e a più riprese sul testo biblico di Gen 1, 26-27, tanto nelle pagine dei commenti sistematici ai primi capitoli di Genesi (Gn. adv. Man. I; Gn. litt. imp.; Gn. litt. III) quanto in quelle di alcune tra le sue opere più note (es. conf. XIII; trin. XII; civ. XII). Un simile impegno esegetico, infatti, risponde alla convinzione per cui una corretta interpretazione di tali versetti risulta imprescindibile ai fini di una piena comprensione non solo della narrazione esamerale della creazione, ma anche della rivelazione biblica nel suo complesso. Per Agostino interpretare il racconto della creazione dell’uomo avvenuta nel sesto giorno, in altre parole, significa interrogarsi sulla condizione primordiale e sulla destinazione escatologica della natura umana (con particolare riferimento al carattere della corporeità e al modo in cui esso vada concepito anteriormente al primo peccato e successivamente alla risurrezione), sullo statuto dell’imago dei e sulla sua declinazione in rapporto alle categorie di maschile e femminile, sul carattere (originario o derivato) della differenziazione sessuale, sulla valenza etica della sessualità e sulla sua funzione nell’economia del creato. Per uno studioso moderno, inoltre, fare i conti con l’interpretazione, o meglio con le interpretazioni agostiniane di Gen 1, 26-27 significa affrontare alcune questioni supplementari, che riguardano i presupposti ermeneutici su cui poggia l’esegesi di Agostino (per quanto concerne, ad esempio, il rapporto tra esegesi letterale e allegorica e le strategie di armonizzazione di passi vetero e neotestamentari), le fonti filosofiche e patristiche di cui egli dispone (con particolare attenzione al problema dell’accesso a traduzioni latine delle opere origeniane), le conseguenze speculative che egli ricava dalla comprensione di tale versetti (si pensi, ad esempio, alle implicazioni teologiche e antropologiche che emergono in tutta la loro rilevanza nell’ambito della speculazione trinitaria o nel contesto della polemica pelagiana). Il contributo, tenendo conto indirettamente di tutte le questioni precedentemente messe in rilievo, si concentra sulle sezioni dei commenti sistematici ai primi capitoli di Genesi dedicate all’esegesi di Gen 1, 27, mostrando da un lato come Agostino concepisca la distinzione e la relazione tra maschile e femminile in rapporto alla creazione primordiale dell’essere umano, dall’altro evidenziando il modo in cui tale riflessione condiziona la concezione dello statuto della corporeità nella fase prelapsaria. A tal fine, la ricerca privilegia un approccio diretto e un esame diacronico dei testi agostiniani, nel tentativo di valutare la coerenza ed evidenziare gli eventuali punti di discontinuità o sviluppo nel percorso di ricerca condotto dal vescovo di Ippona.

MASCULUM ET FEMINAM FECIT EOS. Maschile e femminile nei commenti alla Genesi di Agostino

Enrico Moro
2020

Abstract

Non è un caso che Agostino d’Ippona si sia soffermato lungamente e a più riprese sul testo biblico di Gen 1, 26-27, tanto nelle pagine dei commenti sistematici ai primi capitoli di Genesi (Gn. adv. Man. I; Gn. litt. imp.; Gn. litt. III) quanto in quelle di alcune tra le sue opere più note (es. conf. XIII; trin. XII; civ. XII). Un simile impegno esegetico, infatti, risponde alla convinzione per cui una corretta interpretazione di tali versetti risulta imprescindibile ai fini di una piena comprensione non solo della narrazione esamerale della creazione, ma anche della rivelazione biblica nel suo complesso. Per Agostino interpretare il racconto della creazione dell’uomo avvenuta nel sesto giorno, in altre parole, significa interrogarsi sulla condizione primordiale e sulla destinazione escatologica della natura umana (con particolare riferimento al carattere della corporeità e al modo in cui esso vada concepito anteriormente al primo peccato e successivamente alla risurrezione), sullo statuto dell’imago dei e sulla sua declinazione in rapporto alle categorie di maschile e femminile, sul carattere (originario o derivato) della differenziazione sessuale, sulla valenza etica della sessualità e sulla sua funzione nell’economia del creato. Per uno studioso moderno, inoltre, fare i conti con l’interpretazione, o meglio con le interpretazioni agostiniane di Gen 1, 26-27 significa affrontare alcune questioni supplementari, che riguardano i presupposti ermeneutici su cui poggia l’esegesi di Agostino (per quanto concerne, ad esempio, il rapporto tra esegesi letterale e allegorica e le strategie di armonizzazione di passi vetero e neotestamentari), le fonti filosofiche e patristiche di cui egli dispone (con particolare attenzione al problema dell’accesso a traduzioni latine delle opere origeniane), le conseguenze speculative che egli ricava dalla comprensione di tale versetti (si pensi, ad esempio, alle implicazioni teologiche e antropologiche che emergono in tutta la loro rilevanza nell’ambito della speculazione trinitaria o nel contesto della polemica pelagiana). Il contributo, tenendo conto indirettamente di tutte le questioni precedentemente messe in rilievo, si concentra sulle sezioni dei commenti sistematici ai primi capitoli di Genesi dedicate all’esegesi di Gen 1, 27, mostrando da un lato come Agostino concepisca la distinzione e la relazione tra maschile e femminile in rapporto alla creazione primordiale dell’essere umano, dall’altro evidenziando il modo in cui tale riflessione condiziona la concezione dello statuto della corporeità nella fase prelapsaria. A tal fine, la ricerca privilegia un approccio diretto e un esame diacronico dei testi agostiniani, nel tentativo di valutare la coerenza ed evidenziare gli eventuali punti di discontinuità o sviluppo nel percorso di ricerca condotto dal vescovo di Ippona.
2020
PARADIGMI DEL MASCHILE E FEMMINILE NEL CRISTIANESIMO ANTICO XLVII Incontro di Studiosi dell’Antichità Cristiana (Roma, 9-11 maggio 2019)
978-88-6434-700-4
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