I fratelli Dinamite di Nino Pagot condivide con La rosa di Bagdad di Anton Gino Domeneghini il titolo di primo lungometraggio d’animazione prodotto in Italia. Entrambi i lm traggono ispirazione dai musical animati Disney, ma I fratelli Dinamite compie scelte estetiche di più spiccata originalità, utilizzando il suo stile visivo, e soprattutto il dialogo fra immagini e musica, per impostare una satira a volte palese, a volte più nascosta, dell’idea di «bello» in musica. In particolare, tale satira affronta quella che sarebbe la percezione equivoca dei registri «colto», «popolare» e «popolareggiante» presso il pubblico italiano dell’epoca. Segni evidenti di tale confronto umoristico –ma niente a atto scontato– fra differenti estetiche musicali si riscontra nella presenza di composizioni di ascendenza stravinskyana (di Giuseppe Piazzi), canzoni «leggere» firmate da Ferdinando Palermo e citazioni di canzoni popolari provenienti da tradizioni del Nord Italia. L’articolo intende desumere quale sia la costruzione dell’idea di «bello» in musica che trapela dal lm, considerando in che modo i registri musicali entrino in relazione dialettica con la scelte narrative e visive del regista.
I fratelli Dinamite di Nino Pagot (1949) e l'idea di "bello" in musica
BELLANO M.
2016
Abstract
I fratelli Dinamite di Nino Pagot condivide con La rosa di Bagdad di Anton Gino Domeneghini il titolo di primo lungometraggio d’animazione prodotto in Italia. Entrambi i lm traggono ispirazione dai musical animati Disney, ma I fratelli Dinamite compie scelte estetiche di più spiccata originalità, utilizzando il suo stile visivo, e soprattutto il dialogo fra immagini e musica, per impostare una satira a volte palese, a volte più nascosta, dell’idea di «bello» in musica. In particolare, tale satira affronta quella che sarebbe la percezione equivoca dei registri «colto», «popolare» e «popolareggiante» presso il pubblico italiano dell’epoca. Segni evidenti di tale confronto umoristico –ma niente a atto scontato– fra differenti estetiche musicali si riscontra nella presenza di composizioni di ascendenza stravinskyana (di Giuseppe Piazzi), canzoni «leggere» firmate da Ferdinando Palermo e citazioni di canzoni popolari provenienti da tradizioni del Nord Italia. L’articolo intende desumere quale sia la costruzione dell’idea di «bello» in musica che trapela dal lm, considerando in che modo i registri musicali entrino in relazione dialettica con la scelte narrative e visive del regista.Pubblicazioni consigliate
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