Gli edifici in muratura dei centri storici ricadono spesso nelle categorie a più elevata vulnerabilità sismica, a causa di tipici aspetti costruttivi (es. l’irregolarità) e di debolezze intrinseche (degrado dei materiali, mancanza o inefficacia delle connessioni, assenza di presidi antisismici). Tali condizioni possono indurre danni gravi ed estesi crolli anche per terremoti di magnitudo medio-alta (intorno a 6), come confermato dalla storia sismica Italiana negli ultimi 40 anni. Lo scenario, purtroppo, non è migliorato con l’avvento delle normative sismiche (anni ’80), la cui applicazione, sia in termini di tecniche d’intervento che di metodi di verifica, ha comportato ibridizzazioni degli edifici tuttora difficili da interpretare. Ne consegue che, allo stato attuale, la presenza di interventi e dei loro effetti (sia positivi che negativi) non è più trascurabile. Le osservazioni post-sisma degli ultimi 20 anni (dal sisma Umbria-Marche 1997) hanno registrato l’elevata frequenza di danni gravi e crolli causati da interventi strutturali, soprattutto applicati a solai e coperture (rinforzo e/o sostituzione con sistemi moderni in c.a. o con elementi in acciaio) senza un adeguato consolidamento delle murature. In tal caso, il comportamento ‘scatolare’ è solo presunto, e l’applicazione di modelli di calcolo globali può portare a valutazioni inaffidabili. A valle di un’estesa revisione degli attuali strumenti schedografici disponibili per il rilievo in sito degli edifici in muratura in zona sismica, l’articolo propone una nuova scheda integrata multi-livello in grado di valutare l’effetto dei più comuni interventi adottati in zona sismica, in termini danno e vulnerabilità. La nuova procedura, calibrata su un esteso campione di edifici (circa 600) appartenenti a 7 centri colpiti dal sisma Italia Centrale 2016, ha permesso di aggiornare le matrici di probabilità di danno (DPM) e le relative distribuzioni in funzione delle intensità della Scala Macrosismica Europea (EMS 98). In particolare, è stato possibile ri-collocare gli edifici con interventi nelle classi di vulnerabilità previste dalla scala (in alcuni casi sono state identificate nuove sotto-classi), in relazione ad intensità macrosismiche variabili tra VI e X.

Aggiornamento ed ottimizzazione di strumenti schedografici multi-livello per il rilievo del danno e della vulnerabilità di edifici esistenti in muratura oggetto di interventi pregressi in zona sismica

Valluzzi M. R.
;
Sbrogiò L.;Saretta Y.;Molinari F.
2019

Abstract

Gli edifici in muratura dei centri storici ricadono spesso nelle categorie a più elevata vulnerabilità sismica, a causa di tipici aspetti costruttivi (es. l’irregolarità) e di debolezze intrinseche (degrado dei materiali, mancanza o inefficacia delle connessioni, assenza di presidi antisismici). Tali condizioni possono indurre danni gravi ed estesi crolli anche per terremoti di magnitudo medio-alta (intorno a 6), come confermato dalla storia sismica Italiana negli ultimi 40 anni. Lo scenario, purtroppo, non è migliorato con l’avvento delle normative sismiche (anni ’80), la cui applicazione, sia in termini di tecniche d’intervento che di metodi di verifica, ha comportato ibridizzazioni degli edifici tuttora difficili da interpretare. Ne consegue che, allo stato attuale, la presenza di interventi e dei loro effetti (sia positivi che negativi) non è più trascurabile. Le osservazioni post-sisma degli ultimi 20 anni (dal sisma Umbria-Marche 1997) hanno registrato l’elevata frequenza di danni gravi e crolli causati da interventi strutturali, soprattutto applicati a solai e coperture (rinforzo e/o sostituzione con sistemi moderni in c.a. o con elementi in acciaio) senza un adeguato consolidamento delle murature. In tal caso, il comportamento ‘scatolare’ è solo presunto, e l’applicazione di modelli di calcolo globali può portare a valutazioni inaffidabili. A valle di un’estesa revisione degli attuali strumenti schedografici disponibili per il rilievo in sito degli edifici in muratura in zona sismica, l’articolo propone una nuova scheda integrata multi-livello in grado di valutare l’effetto dei più comuni interventi adottati in zona sismica, in termini danno e vulnerabilità. La nuova procedura, calibrata su un esteso campione di edifici (circa 600) appartenenti a 7 centri colpiti dal sisma Italia Centrale 2016, ha permesso di aggiornare le matrici di probabilità di danno (DPM) e le relative distribuzioni in funzione delle intensità della Scala Macrosismica Europea (EMS 98). In particolare, è stato possibile ri-collocare gli edifici con interventi nelle classi di vulnerabilità previste dalla scala (in alcuni casi sono state identificate nuove sotto-classi), in relazione ad intensità macrosismiche variabili tra VI e X.
2019
XVIII Convegno ANIDIS – L’ingegneria sismica in Italia
978-88-3339-256-1
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