Lo studio prende in esame la produzione del versatile genio padovano di Carlo de’ Dottori (1618-1686), in particolare la produzione drammatica – che spesso corteggia o rielabora, pur non nominandolo apertis verbis, il genere pastorale (pensando, oltre alla tragedia Aristodemo con i suoi cori ‘pastorali’ [Zucchi 2012], ai drammi/oratori per musica di Carlo de’ Dottori, con le due versioni della Zenobia di Radamisto, Ippolita e David pentito, ossia di fatto tragicommedie a lieto fine di nodo amoroso; ma già il poemetto giovanile della Galatea, di ispirazione quasi ‘idillica’, proietta dettagli autobiografici sullo sfondo erotico-mitologico di stampo arcadico, mentre nel romanzo Alfenore si introduce per esempio il motivo della ‘fuga pastorale’). Si osserverà dunque la varia «rifunzionalizzazione» del segno pastorale, notando in Carlo de’ Dottori – lui stesso «poeta cesareo extra moenia» [Daniele 1986], per di più nominato tardi e sempre ben radicato nella propria ‘piccola’ realtà locale – un luogo o, meglio, un autore ‘di passo’ tra il pieno Barocco, pur ispirato a modelli ‘moderati’ (ma non solo: tra i suoi modelli melodrammatici ci sono certo anche i ‘libertini’ teatri veneziani), e un gusto per così dire quasi prearcadico.

Lo scenario pastorale in Carlo de’ Dottori: ‘arcadico’ barocco

Alessandra Munari
2020

Abstract

Lo studio prende in esame la produzione del versatile genio padovano di Carlo de’ Dottori (1618-1686), in particolare la produzione drammatica – che spesso corteggia o rielabora, pur non nominandolo apertis verbis, il genere pastorale (pensando, oltre alla tragedia Aristodemo con i suoi cori ‘pastorali’ [Zucchi 2012], ai drammi/oratori per musica di Carlo de’ Dottori, con le due versioni della Zenobia di Radamisto, Ippolita e David pentito, ossia di fatto tragicommedie a lieto fine di nodo amoroso; ma già il poemetto giovanile della Galatea, di ispirazione quasi ‘idillica’, proietta dettagli autobiografici sullo sfondo erotico-mitologico di stampo arcadico, mentre nel romanzo Alfenore si introduce per esempio il motivo della ‘fuga pastorale’). Si osserverà dunque la varia «rifunzionalizzazione» del segno pastorale, notando in Carlo de’ Dottori – lui stesso «poeta cesareo extra moenia» [Daniele 1986], per di più nominato tardi e sempre ben radicato nella propria ‘piccola’ realtà locale – un luogo o, meglio, un autore ‘di passo’ tra il pieno Barocco, pur ispirato a modelli ‘moderati’ (ma non solo: tra i suoi modelli melodrammatici ci sono certo anche i ‘libertini’ teatri veneziani), e un gusto per così dire quasi prearcadico.
2020
"Natura Società Letteratura", Atti del XXII Congresso dell’ADI - Associazione degli Italianisti (Bologna, 13-15 settembre 2018)
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