Il presente contributo intende leggere la breve e tormentata stagione dell’asilo sperimentale di Mosca, al di là del rapporto problematico tra psicanalisi e pedagogia, nel legame sotterraneo tra educazione e politica e le reciproche istanze utopistiche. La nuova educazione antiautoritaria, l’idea di liberazione personale, la formazione di nuove soggettività per una nuova società si intrecciano infatti con la suggestione del mito dell’“uomo nuovo” e lo slancio rivoluzionario del superamento dello stato di perenne coercizione. L’esperienza di una socializzazione infantile alternativa a quella familiare come pure a quella istituzionale tradizionale, ponendo al centro il principio di autoregolazione infantile e quindi valorizzando la libertà del singolo, finisce per scontrarsi con il nascente regime sovietico. Alimentata dagli studi psicanalitici, l’esperienza di Vera Schmidt si pone in linea di continuità con le grandi utopie che hanno percorso la storia e che hanno evidenziato nei problematici rapporti di autorità consumati all’interno della famiglia, primo nucleo sociale di vita del bambino, l’ostacolo principale ai fini di una rigenerazione sociale. All’interno di una storia dell’educazione della prima infanzia la pur breve esperienza della comune infantile di Vera Schmidt assume particolare importanza. Pochi anni di sperimentazione, pochi i bambini coinvolti in una pratica educativa innovativa che si configurò sin da subito una minaccia per “l’ordine pubblico” e che come tale fu soffocata da preoccupazioni politiche celate dal rifiuto delle teorie psicanalitiche.

Vera Schmidt e l'asilo sperimentale di Mosca tra utopia e politica

Giordana Merlo
2019

Abstract

Il presente contributo intende leggere la breve e tormentata stagione dell’asilo sperimentale di Mosca, al di là del rapporto problematico tra psicanalisi e pedagogia, nel legame sotterraneo tra educazione e politica e le reciproche istanze utopistiche. La nuova educazione antiautoritaria, l’idea di liberazione personale, la formazione di nuove soggettività per una nuova società si intrecciano infatti con la suggestione del mito dell’“uomo nuovo” e lo slancio rivoluzionario del superamento dello stato di perenne coercizione. L’esperienza di una socializzazione infantile alternativa a quella familiare come pure a quella istituzionale tradizionale, ponendo al centro il principio di autoregolazione infantile e quindi valorizzando la libertà del singolo, finisce per scontrarsi con il nascente regime sovietico. Alimentata dagli studi psicanalitici, l’esperienza di Vera Schmidt si pone in linea di continuità con le grandi utopie che hanno percorso la storia e che hanno evidenziato nei problematici rapporti di autorità consumati all’interno della famiglia, primo nucleo sociale di vita del bambino, l’ostacolo principale ai fini di una rigenerazione sociale. All’interno di una storia dell’educazione della prima infanzia la pur breve esperienza della comune infantile di Vera Schmidt assume particolare importanza. Pochi anni di sperimentazione, pochi i bambini coinvolti in una pratica educativa innovativa che si configurò sin da subito una minaccia per “l’ordine pubblico” e che come tale fu soffocata da preoccupazioni politiche celate dal rifiuto delle teorie psicanalitiche.
2019
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