Sono Relitti infrastrutturali tratti stradali e ferroviari, canali, svincoli, sottopassi, rilevati, ponti ma anche piccoli scali ferroviari o stazioni di servizio che per ragioni di innovazione della rete infrastrutturale, o per semplice abbandono, hanno perso la loro primaria funzione e non sono oggetto di una previsione specifica. Le possibilità formali e relazionali dei relitti infrastrutturali abbandonati, nell’ottica di una loro re-immissione nell’uso come parti di città o paesaggio, possono essere studiate in modo da trasformare un fatto imprevedibile in una risorsa. Nell’apparente incoerenza, sovrapposizione, accumulazione acritica degli elementi costitutivi della città e del paesaggio contemporanei, l’infrastruttura è uno dei pochi elementi fondanti superstiti, il luogo lungo il quale la città si sviluppa ed il paesaggio si affaccia. Ci si aspetterebbe quindi che il progetto dell’infrastruttura fosse accompagnato, o meglio coincidesse, con un progetto strategico per la trasformazione del paesaggio attraversato, eppure spesso non è così. Il progetto tecnico dell’infrastruttura è potente, si autogiustifica, diviene emergenza sia perché è urgente, sia perché prevale su tutte le istanze in gioco, ma mostra i suoi limiti quando fallisce gli obiettivi che si pone. I relitti infrastrutturali costituiscono, pur con le differenze dei singoli casi, il prodotto materiale e visibile di questi accidentali fallimenti tecnici, un’interruzione, un incidente nel ciclo di vita dell’infrastruttura. Questo accidente di progetto, ha riflessi a scale più grandi di quanto si immagini: si pensi ai tratti dell’A1 divenuti obsoleti in seguito all’apertura della nuova variante di valico (autogrill e alberghi abbandonati, con il conseguente crollo di una economia e la presenza di un grosso nastro stradale sottoutilizzato); oppure all’idrovia Padova-Venezia, iniziata e mai finita, che incide alcuni tratti della pianura, comporta manutenzioni e costi e non restituisce i benefici attesi in termini di viabilità, sviluppo economico e sicurezza idraulica del territorio. L’infrastruttura è rete, asse, nodo, scambio, connessione: i suoi elementi sono indissolubilmente legati in una logica di reciproca relazione e di relazione con ciò che li circonda: abbandonati, generano consumo, disagio economico e sociale, perdita di interesse “tecnico”, ma acquistano un enorme valore come elementi da reintrodurre nel paesaggio, prima che diventino in esso la causa di un’emergenza.
Accidente di progetto. Relitti infrastrutturali e imprevedibilità per il progetto del paesaggio
Luigi Siviero
2016
Abstract
Sono Relitti infrastrutturali tratti stradali e ferroviari, canali, svincoli, sottopassi, rilevati, ponti ma anche piccoli scali ferroviari o stazioni di servizio che per ragioni di innovazione della rete infrastrutturale, o per semplice abbandono, hanno perso la loro primaria funzione e non sono oggetto di una previsione specifica. Le possibilità formali e relazionali dei relitti infrastrutturali abbandonati, nell’ottica di una loro re-immissione nell’uso come parti di città o paesaggio, possono essere studiate in modo da trasformare un fatto imprevedibile in una risorsa. Nell’apparente incoerenza, sovrapposizione, accumulazione acritica degli elementi costitutivi della città e del paesaggio contemporanei, l’infrastruttura è uno dei pochi elementi fondanti superstiti, il luogo lungo il quale la città si sviluppa ed il paesaggio si affaccia. Ci si aspetterebbe quindi che il progetto dell’infrastruttura fosse accompagnato, o meglio coincidesse, con un progetto strategico per la trasformazione del paesaggio attraversato, eppure spesso non è così. Il progetto tecnico dell’infrastruttura è potente, si autogiustifica, diviene emergenza sia perché è urgente, sia perché prevale su tutte le istanze in gioco, ma mostra i suoi limiti quando fallisce gli obiettivi che si pone. I relitti infrastrutturali costituiscono, pur con le differenze dei singoli casi, il prodotto materiale e visibile di questi accidentali fallimenti tecnici, un’interruzione, un incidente nel ciclo di vita dell’infrastruttura. Questo accidente di progetto, ha riflessi a scale più grandi di quanto si immagini: si pensi ai tratti dell’A1 divenuti obsoleti in seguito all’apertura della nuova variante di valico (autogrill e alberghi abbandonati, con il conseguente crollo di una economia e la presenza di un grosso nastro stradale sottoutilizzato); oppure all’idrovia Padova-Venezia, iniziata e mai finita, che incide alcuni tratti della pianura, comporta manutenzioni e costi e non restituisce i benefici attesi in termini di viabilità, sviluppo economico e sicurezza idraulica del territorio. L’infrastruttura è rete, asse, nodo, scambio, connessione: i suoi elementi sono indissolubilmente legati in una logica di reciproca relazione e di relazione con ciò che li circonda: abbandonati, generano consumo, disagio economico e sociale, perdita di interesse “tecnico”, ma acquistano un enorme valore come elementi da reintrodurre nel paesaggio, prima che diventino in esso la causa di un’emergenza.Pubblicazioni consigliate
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