Sia la parola patrimonio/patrimoine, nelle lingue romanze, cha la parola heritage/Erbe, in quelle anglosassoni, indicano beni che ereditiamo dai nostri padri e che hanno pertanto un valore aggiunto rispetto al mero valore di mercato. Il patrimonio è ciò a cui i saggi della collettività riconoscono tale valore aggiunto. La risorsa è un bene necessario alla produzione di altri beni, il cui valore è riconducibile ad un valore di mercato. Quando una risorsa scarseggia e si intravede nel suo possibile prossimo esaurimento un rischio per l’ambiente, alla risorsa viene riconosciuto un valore aggiunto che la promuove a patrimonio. Finché le finanze ce lo permettono, possiamo utilizzare le risorse con disinvoltura, mentre davanti al patrimonio siamo più prudenti; talvolta tanto prudenti da inibirci qualsiasi azione di trasformazione. Riuscire a sottrarsi a tale accecante timore reverenziale per considerare il patrimonio come risorsa per il progetto, almeno per il tempo necessario a riconoscerne le potenzialità formali scaricate dal peso dei valori aggiunti è un dovere disciplinare al quale il progettista non dovrebbe potersi sottrarre. A volte ereditiamo patrimoni per i quali i valori aggiunti sono negativi. È il caso, per esempio, del costruito industriale dismesso. Anche in questo caso un’azione di rimozione dei [dis]valori sovrastrutturali e di ri-accreditamento delle loro potenzialità formali (se esistono) è la chiave per trasformarli in risorse, materiali di progetto che possiamo utilizzare con profitto per l’architettura, la città e il paesaggio. Il tema del rapporto tra progetto urbano e patrimonio in negativo è stato affrontato in due ricerche (DATA_Developing Abandoned Trans-urban Areas e iWrecks_Industrial Wrecks: Reusing, Enhancing, aCKnowledging Sheds) condotte nel laboratorio RELOAD_Research Lab of Architecturban Design, presso il Dipartimento di Ingegneria Civile Edile ed Ambientale dell’Università di Padova, finanziate nell’ambito del POR-FSE 2014-2020.
Patrimonio vs Risorsa. Materiali di architettura
Luigi Stendardo;Luigi Siviero
2019
Abstract
Sia la parola patrimonio/patrimoine, nelle lingue romanze, cha la parola heritage/Erbe, in quelle anglosassoni, indicano beni che ereditiamo dai nostri padri e che hanno pertanto un valore aggiunto rispetto al mero valore di mercato. Il patrimonio è ciò a cui i saggi della collettività riconoscono tale valore aggiunto. La risorsa è un bene necessario alla produzione di altri beni, il cui valore è riconducibile ad un valore di mercato. Quando una risorsa scarseggia e si intravede nel suo possibile prossimo esaurimento un rischio per l’ambiente, alla risorsa viene riconosciuto un valore aggiunto che la promuove a patrimonio. Finché le finanze ce lo permettono, possiamo utilizzare le risorse con disinvoltura, mentre davanti al patrimonio siamo più prudenti; talvolta tanto prudenti da inibirci qualsiasi azione di trasformazione. Riuscire a sottrarsi a tale accecante timore reverenziale per considerare il patrimonio come risorsa per il progetto, almeno per il tempo necessario a riconoscerne le potenzialità formali scaricate dal peso dei valori aggiunti è un dovere disciplinare al quale il progettista non dovrebbe potersi sottrarre. A volte ereditiamo patrimoni per i quali i valori aggiunti sono negativi. È il caso, per esempio, del costruito industriale dismesso. Anche in questo caso un’azione di rimozione dei [dis]valori sovrastrutturali e di ri-accreditamento delle loro potenzialità formali (se esistono) è la chiave per trasformarli in risorse, materiali di progetto che possiamo utilizzare con profitto per l’architettura, la città e il paesaggio. Il tema del rapporto tra progetto urbano e patrimonio in negativo è stato affrontato in due ricerche (DATA_Developing Abandoned Trans-urban Areas e iWrecks_Industrial Wrecks: Reusing, Enhancing, aCKnowledging Sheds) condotte nel laboratorio RELOAD_Research Lab of Architecturban Design, presso il Dipartimento di Ingegneria Civile Edile ed Ambientale dell’Università di Padova, finanziate nell’ambito del POR-FSE 2014-2020.Pubblicazioni consigliate
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