Il Veneto Centrale è stato diffusamente raccontato e studiato come “territorio della transi-zione”, luogo di interazione tra un passato contadino e uno sviluppo avvenuto in maniera improvvisa, che ha comportato l’arrivo di nuovi abitanti, economie, modalità di urbanizzare e di fruire il territorio. Un paesaggio cesellato dall’uomo che ne ha modificato profonda-mente assetti e dinamiche rendendolo un contesto sostanzialmente artificiale. Gli elemen-ti che riconosciamo come portatori dei caratteri costitutivi del territorio sono andati gra-dualmente stratificandosi, non sempre mantenendo la ratio che li aveva inizialmente gene-rati, ma di volta in volta riconfigurandosi come elementi “resistenti” in grado di garantire continuità a un contesto in costante evoluzione. La pianura veneta sembra inseguire un equilibrio dinamico, in bilico tra la generazione di nuove opportunità e l’emersione di gravi fragilità, o l’accentuazione di quelle esistenti. La post-industrializzazione rappresenta una diversa ed attuale fase di trasformazione della pianura che pone però nuovi obiettivi e sug-gerisce strategie diverse per il paesaggio, tra salvaguardia del “paesaggio originario” vene-to, ma anche il riconoscimento di valori “altri” che sono andati formandosi nel tempo, spes-so misconosciuti. Questo processo deve partire da una “rilettura creativa” del territorio e da una ri-semantizzazione degli elementi che lo costellano, che deve necessariamente andare oltre al mero concetto di tutela dell’esistente. Il contributo presenta alcune delle riflessioni (progettuali e non) elaborate dagli autori all’interno del dipartimento ICEA dell’Università di Padova, nel corso di attività didattica e di ricerca.
TRANSIZIONE VERSO NUOVI PAESAGGI. LA RESISTENZA DEI “PAESAGGI DEL RIFIUTO” E LA COSTRUZIONE DEI “PAESAGGI CONTEMPORANEI” NELLA DISPERSIONE.
Michelangelo Savino;Enrico Redetti
2019
Abstract
Il Veneto Centrale è stato diffusamente raccontato e studiato come “territorio della transi-zione”, luogo di interazione tra un passato contadino e uno sviluppo avvenuto in maniera improvvisa, che ha comportato l’arrivo di nuovi abitanti, economie, modalità di urbanizzare e di fruire il territorio. Un paesaggio cesellato dall’uomo che ne ha modificato profonda-mente assetti e dinamiche rendendolo un contesto sostanzialmente artificiale. Gli elemen-ti che riconosciamo come portatori dei caratteri costitutivi del territorio sono andati gra-dualmente stratificandosi, non sempre mantenendo la ratio che li aveva inizialmente gene-rati, ma di volta in volta riconfigurandosi come elementi “resistenti” in grado di garantire continuità a un contesto in costante evoluzione. La pianura veneta sembra inseguire un equilibrio dinamico, in bilico tra la generazione di nuove opportunità e l’emersione di gravi fragilità, o l’accentuazione di quelle esistenti. La post-industrializzazione rappresenta una diversa ed attuale fase di trasformazione della pianura che pone però nuovi obiettivi e sug-gerisce strategie diverse per il paesaggio, tra salvaguardia del “paesaggio originario” vene-to, ma anche il riconoscimento di valori “altri” che sono andati formandosi nel tempo, spes-so misconosciuti. Questo processo deve partire da una “rilettura creativa” del territorio e da una ri-semantizzazione degli elementi che lo costellano, che deve necessariamente andare oltre al mero concetto di tutela dell’esistente. Il contributo presenta alcune delle riflessioni (progettuali e non) elaborate dagli autori all’interno del dipartimento ICEA dell’Università di Padova, nel corso di attività didattica e di ricerca.Pubblicazioni consigliate
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