L’articolo tratta uno dei temi più discussi del diritto penale economico: la principale misura ablativa prevista nel nostro ordinamento, la confisca, e uno dei suoi oggetti, il profitto del reato. Lo studio prende avvio dall’analisi della tortuosa evoluzione normativa e giurisprudenziale che ha modificato più volte le peculiarità e gli scopi dell’istituto (rectius: istituti). Oggi, infatti, si è di fronte a un quadro frammentario, caratterizzato dalla proliferazione di molteplici, ibride e proteiformi ipotesi di confisca, sempre più distanti dall’originaria forma disciplinata all’articolo 240 del codice penale. Tutto ciò ha comportato per l’interprete una quasi insuperabile difficoltà di inquadramento dogmatico della sua natura. In quest’opera qualificatoria ruolo principale svolge l’individuazione dell’esatto perimetro della res da sottoporre all’apprensione coattiva dello Stato. A tale riguardo, importante mettere in risalto la relazione di mutua interferenza che vede protagoniste la funzione politico-criminale e la definizione di cosa si debba intendere per profitto. Nel tentativo di fare chiarezza, il contributo cerca di dare conto del dibattito intercorso tra la dottrina e giurisprudenza circa la nozione e i profili strutturali del profitto confiscabile, soffermandosi su particolari fattispecie come: il denaro e altri beni fungibili, il risparmio di spesa e il caso dei reati senza profitto.

Percorsi interpretativi in tema di profitto del reato nella confisca

Riccardo Borsari
2019

Abstract

L’articolo tratta uno dei temi più discussi del diritto penale economico: la principale misura ablativa prevista nel nostro ordinamento, la confisca, e uno dei suoi oggetti, il profitto del reato. Lo studio prende avvio dall’analisi della tortuosa evoluzione normativa e giurisprudenziale che ha modificato più volte le peculiarità e gli scopi dell’istituto (rectius: istituti). Oggi, infatti, si è di fronte a un quadro frammentario, caratterizzato dalla proliferazione di molteplici, ibride e proteiformi ipotesi di confisca, sempre più distanti dall’originaria forma disciplinata all’articolo 240 del codice penale. Tutto ciò ha comportato per l’interprete una quasi insuperabile difficoltà di inquadramento dogmatico della sua natura. In quest’opera qualificatoria ruolo principale svolge l’individuazione dell’esatto perimetro della res da sottoporre all’apprensione coattiva dello Stato. A tale riguardo, importante mettere in risalto la relazione di mutua interferenza che vede protagoniste la funzione politico-criminale e la definizione di cosa si debba intendere per profitto. Nel tentativo di fare chiarezza, il contributo cerca di dare conto del dibattito intercorso tra la dottrina e giurisprudenza circa la nozione e i profili strutturali del profitto confiscabile, soffermandosi su particolari fattispecie come: il denaro e altri beni fungibili, il risparmio di spesa e il caso dei reati senza profitto.
2019
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11577/3308894
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