Esiste un forte contrasto tra visioni, iniziative e ambizioni degli attori dell’area tra Mestre e Marghera e il supporto fisico che questi usano. Infatti, la moltitudine di attori e la vitalità legata alle loro azioni ed energie messe in campo si situano e rispecchiano paradossalmente in un paesaggio in sospensione. Alcuni fattori hanno inciso profondamente alla costruzione di questa condizione d’inerzia. In primo luogo, la difficoltà di sostenere politiche in un contesto complesso e in transizione che necessita di essere nuovamente decifrato. Questo territorio eredita i caratteri di cicli produttivi precedenti e non è ancora stato metabolizzato e adattato secondo le nuove istanze, ad esempio in termini di accessibilità, dove soffre l’isolamento dettato dalle barriere delle infrastrutture, ma anche la scarsa presenza di servizi a supporto dei lavoratori e delle attività economiche. Ad esclusione di pochi episodi, la mancanza di spazi condivisi e di relazione ha inibito dinamiche che potrebbero rilanciare, e in alcuni casi moltiplicare, i network materiali e immateriali esistenti. La moltitudine di politiche e programmi sulle aree produttive, spesso frammentata e mossa a livelli diversi, si è rivelata poco efficace anche perchè raramente guidata da una visione strategica complessiva in grado di intercettare e riconoscere i cambiamenti in atto. Questa generale cacofonia si rispecchia in una paralisi che sembra poter essere riattivata a partire dall’area di interfaccia tra città e zona portuale-industriale, laddove la grana più minuta del tessuto urbano è più adatto ad essere trasformato in tempi brevi e con costi più contenuti e si riconoscono processi di riuso e riattivazione conomica rilevanti già in atto.
Rigenerazione e città in transizione: quale cambiamento nelle aree d’interfaccia tra città e zone produttive-industriali? Tra Mestre e Marghera: costellazione di attori, moltitudine di azioni e paesaggi d’inerzia
Savino M.
;Faraone C.
;
2019
Abstract
Esiste un forte contrasto tra visioni, iniziative e ambizioni degli attori dell’area tra Mestre e Marghera e il supporto fisico che questi usano. Infatti, la moltitudine di attori e la vitalità legata alle loro azioni ed energie messe in campo si situano e rispecchiano paradossalmente in un paesaggio in sospensione. Alcuni fattori hanno inciso profondamente alla costruzione di questa condizione d’inerzia. In primo luogo, la difficoltà di sostenere politiche in un contesto complesso e in transizione che necessita di essere nuovamente decifrato. Questo territorio eredita i caratteri di cicli produttivi precedenti e non è ancora stato metabolizzato e adattato secondo le nuove istanze, ad esempio in termini di accessibilità, dove soffre l’isolamento dettato dalle barriere delle infrastrutture, ma anche la scarsa presenza di servizi a supporto dei lavoratori e delle attività economiche. Ad esclusione di pochi episodi, la mancanza di spazi condivisi e di relazione ha inibito dinamiche che potrebbero rilanciare, e in alcuni casi moltiplicare, i network materiali e immateriali esistenti. La moltitudine di politiche e programmi sulle aree produttive, spesso frammentata e mossa a livelli diversi, si è rivelata poco efficace anche perchè raramente guidata da una visione strategica complessiva in grado di intercettare e riconoscere i cambiamenti in atto. Questa generale cacofonia si rispecchia in una paralisi che sembra poter essere riattivata a partire dall’area di interfaccia tra città e zona portuale-industriale, laddove la grana più minuta del tessuto urbano è più adatto ad essere trasformato in tempi brevi e con costi più contenuti e si riconoscono processi di riuso e riattivazione conomica rilevanti già in atto.Pubblicazioni consigliate
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