Il recente restauro dell’affresco sulla parete settentrionale della cappella della Madonna Mora, collocato a sinistra dell’ingresso al sacello del beato Luca Belludi, ha fornito l’opportunità di approntare uno studio specifico e particolareggiato su un episodio artistico pressoché sconosciuto della basilica del Santo. Oltre che per le rovinose condizioni conservative, la pittura murale ha sofferto della disattenzione della critica anche a causa dell’incomprensione del suo soggetto, scambiato per una semplice scena votiva. Essa raffigura in realtà un momento ben preciso della vicenda cristologica, il Congedo di Cristo dalla madre prima della Passione: si tratta di un tema che ebbe particolare sviluppo all’inizio del Cinquecento e di cui le testimonianze più antiche, fino ad ora, ne collocavano la genesi in area tedesca nei primi decenni del XV secolo. Riconosciuta la corretta iconografia dell’immagine e la peculiarità di una datazione “alta” entro la fine del Trecento, il presente studio ne ha rintracciato l’origine nella letteratura devozionale e nel dramma sacro, conclusione supportata anche dalla presenza dell’iscrizione “dialogata” all’interno della raffigurazione. Una seconda pista d’indagine si è concentrata sull’individuazione dell’identità dei due committenti, che si è proposto di riconoscere in Gerardo Negri e nella moglie Buzzacarina Buzzacarini: sarebbe stata quest’ultima, in particolare, a commissionare la pittura per commemorare il marito, già defunto nel febbraio del 1372. Concorrono a una simile ipotesi tanto il valore funerario dell’iconografia del Congedo, quanto la stretta contiguità del riquadro affrescato con il sepolcro di famiglia che Gerardo Negri ebbe l’autorizzazione a collocare nella cappella della Madonna Mora a partire dal 1371. Le circostanze “esterne” che inducono a collocare la realizzazione dell’affresco in questo giro d’anni sono confermate anche da considerazioni stilistiche, per cui l’attribuzione già proposta in sede critica a Giusto de’ Menabuoi, da poco giunto a Padova dopo l’esperienza lombarda, è stata avvalorata da nuovi confronti. Alla mano del maestro sembra di poter avvicinare un secondo affresco in basilica, la “Vera effigie” di Sant’Antonio sita nel pilastro del presbiterio prospiciente la cappella della Madonna Mora: ad essa, frutto di un restauro svoltosi in concomitanza con quello sul Congedo, è riservata la postilla in chiusura di articolo.
Il tema del "Congedo di Cristo dalla madre" in un affresco di Giusto de’ Menabuoi nella cappella della Madonna Mora (più una postilla)
Valentina Baradel
2019
Abstract
Il recente restauro dell’affresco sulla parete settentrionale della cappella della Madonna Mora, collocato a sinistra dell’ingresso al sacello del beato Luca Belludi, ha fornito l’opportunità di approntare uno studio specifico e particolareggiato su un episodio artistico pressoché sconosciuto della basilica del Santo. Oltre che per le rovinose condizioni conservative, la pittura murale ha sofferto della disattenzione della critica anche a causa dell’incomprensione del suo soggetto, scambiato per una semplice scena votiva. Essa raffigura in realtà un momento ben preciso della vicenda cristologica, il Congedo di Cristo dalla madre prima della Passione: si tratta di un tema che ebbe particolare sviluppo all’inizio del Cinquecento e di cui le testimonianze più antiche, fino ad ora, ne collocavano la genesi in area tedesca nei primi decenni del XV secolo. Riconosciuta la corretta iconografia dell’immagine e la peculiarità di una datazione “alta” entro la fine del Trecento, il presente studio ne ha rintracciato l’origine nella letteratura devozionale e nel dramma sacro, conclusione supportata anche dalla presenza dell’iscrizione “dialogata” all’interno della raffigurazione. Una seconda pista d’indagine si è concentrata sull’individuazione dell’identità dei due committenti, che si è proposto di riconoscere in Gerardo Negri e nella moglie Buzzacarina Buzzacarini: sarebbe stata quest’ultima, in particolare, a commissionare la pittura per commemorare il marito, già defunto nel febbraio del 1372. Concorrono a una simile ipotesi tanto il valore funerario dell’iconografia del Congedo, quanto la stretta contiguità del riquadro affrescato con il sepolcro di famiglia che Gerardo Negri ebbe l’autorizzazione a collocare nella cappella della Madonna Mora a partire dal 1371. Le circostanze “esterne” che inducono a collocare la realizzazione dell’affresco in questo giro d’anni sono confermate anche da considerazioni stilistiche, per cui l’attribuzione già proposta in sede critica a Giusto de’ Menabuoi, da poco giunto a Padova dopo l’esperienza lombarda, è stata avvalorata da nuovi confronti. Alla mano del maestro sembra di poter avvicinare un secondo affresco in basilica, la “Vera effigie” di Sant’Antonio sita nel pilastro del presbiterio prospiciente la cappella della Madonna Mora: ad essa, frutto di un restauro svoltosi in concomitanza con quello sul Congedo, è riservata la postilla in chiusura di articolo.Pubblicazioni consigliate
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