Il saggio sviluppa alcune riflessioni sulla straordinaria importanza che, obiettivamente, rivestono talune tecniche decisorie che nel corso dei decenni sono state via via elaborate (ed impiegate) dalla Corte costituzionale, per consentire che nelle sue pronunce possa non solo inverarsi l’eterodossa concezione del diritto (ed in primis della stessa Costituzione) che è propria della dottrina di Paolo Grossi, ma anche – e soprattutto – per permettere al Giudice delle leggi di adempiere in concreto pure a quel ruolo di “polmone respiratorio” che nel nostro ordinamento – sempre nella prospettiva teorica dello studioso precitato – gli dovrebbe spettare. In particolare, è proprio su quest’ultimo aspetto che il contributo concentra l’attenzione, per (tentare di) far comprendere che senza l’ausilio di una serie di raffinati strumenti operativi – che oramai costituiscono parte integrante del variegato armamentario di tecniche decisorie di cui la Corte, alla bisogna, si serve – i giudici costituzionali sarebbero necessariamente costretti ad operare, per così dire, more geometrico: senza dunque poter rivestire, in concreto, quel ruolo di inventores iuris che viceversa, nella prospettiva dell’illustre accademico, dovrebbe competere loro. In particolare, il contributo concentra l’attenzione sulle cc.dd. «sentenze additive di principio» quali decisioni (particolarmente) emblematiche del ruolo (non già “creativo” bensì, per l’appunto,) “inventivo” esercitabile (ed esercitato) dalla Corte costituzionale: a tal fine viene esaminata una esemplare pronuncia redatta proprio da Paolo Grossi – la sentenza costituzionale n. 278/2013 – che, tra l’altro, ha avuto un travagliato seguito giudiziario di cui si dà conto (commentando pure la condivisibile sentenza n. 1946/2017 pronunciata dalle sezioni unite civili della Corte di cassazione, tramite la quale anche il giudice della nomofilachia ha a sua volta esercitato un condivisibile ruolo “inventivo”).

I riflessi del magistero di Paolo Grossi sulle tecniche decisorie della Corte costituzionale

sandro de nardi
2019

Abstract

Il saggio sviluppa alcune riflessioni sulla straordinaria importanza che, obiettivamente, rivestono talune tecniche decisorie che nel corso dei decenni sono state via via elaborate (ed impiegate) dalla Corte costituzionale, per consentire che nelle sue pronunce possa non solo inverarsi l’eterodossa concezione del diritto (ed in primis della stessa Costituzione) che è propria della dottrina di Paolo Grossi, ma anche – e soprattutto – per permettere al Giudice delle leggi di adempiere in concreto pure a quel ruolo di “polmone respiratorio” che nel nostro ordinamento – sempre nella prospettiva teorica dello studioso precitato – gli dovrebbe spettare. In particolare, è proprio su quest’ultimo aspetto che il contributo concentra l’attenzione, per (tentare di) far comprendere che senza l’ausilio di una serie di raffinati strumenti operativi – che oramai costituiscono parte integrante del variegato armamentario di tecniche decisorie di cui la Corte, alla bisogna, si serve – i giudici costituzionali sarebbero necessariamente costretti ad operare, per così dire, more geometrico: senza dunque poter rivestire, in concreto, quel ruolo di inventores iuris che viceversa, nella prospettiva dell’illustre accademico, dovrebbe competere loro. In particolare, il contributo concentra l’attenzione sulle cc.dd. «sentenze additive di principio» quali decisioni (particolarmente) emblematiche del ruolo (non già “creativo” bensì, per l’appunto,) “inventivo” esercitabile (ed esercitato) dalla Corte costituzionale: a tal fine viene esaminata una esemplare pronuncia redatta proprio da Paolo Grossi – la sentenza costituzionale n. 278/2013 – che, tra l’altro, ha avuto un travagliato seguito giudiziario di cui si dà conto (commentando pure la condivisibile sentenza n. 1946/2017 pronunciata dalle sezioni unite civili della Corte di cassazione, tramite la quale anche il giudice della nomofilachia ha a sua volta esercitato un condivisibile ruolo “inventivo”).
2019
Scritti per Paolo Grossi offerti dall'Università di Padova
9788892120464
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