La montagna italiana, con il portato simbolico di cui l’uomo l’ha da sempre rivestita, sta vivendo attualmente un periodo di fertile produzione immaginaria: sono molti i romanzi pubblicati da case editrici nazionali o locali che negli ultimi cinque anni hanno dato forma e voce sulla pagina ai molteplici rapporti fra uomo e terre alte. Ma se è ben noto quanto la montagna sia territorio raccontabile, quanto essa riesca a produrre immaginari e immaginazioni, la sfida sta nell’esplorare quanto la letteratura cui essa dà vita ne renda veramente leggibile la complessità. Lo scopo di questo intervento è quello di suggerire una riflessione duplice: da una parte intende ragionare sulla centralità che lo spazio montano sta guadagnando all’interno della produzione letteraria italiana contemporanea; dall’altra vorrebbe interrogare alcuni romanzi provenienti da questa produzione, e sondare la loro capacità (o incapacità) di dare voce a nodi e problematiche propri dell’ambiente montano dei nostri giorni. La prospettiva che qui si intende adottare è quella della geografia letteraria, una prassi critica (Iacoli 2012) che vede la geografia dialogare attivamente con testi letterari e con la teoria della narrazione. Il presupposto è che il testo letterario sia a suo modo geografo (Brosseau 1995), che riesca, attraverso le proprie strategie narrative (e nonostante la sua dichiarata vocazione all’invenzione), a farsi sguardo sul mondo dal quale nasce, sui luoghi che racconta. Suggerendo la possibilità di dare vita a una geografia letteraria della montagna italiana, l’intervento interroga i testi tramite un’analisi di tipo comparativo che ricerca sulla pagina le forme della montagna. In particolar modo, ci si concentra sulla presenza o assenza di due categorie cruciali della riflessione attuale sul territorio montano: la categoria dell’abbandono, e la categoria dell’abitare (e dei nuovi modi di abitare, tematica al centro di alcune delle più fertili riflessioni sulla montagna italiana contemporanea). Attraverso queste tracce, si cercherà di disegnare un sentiero che possa guidare la riflessione verso una geografia culturale delle terre alte che tenga in considerazione la letteratura come una delle voci attive del dibattito attuale sulla montagna.
Leggere le terre alte: per una geografia letteraria della montagna italiana
luchetta sara
2018
Abstract
La montagna italiana, con il portato simbolico di cui l’uomo l’ha da sempre rivestita, sta vivendo attualmente un periodo di fertile produzione immaginaria: sono molti i romanzi pubblicati da case editrici nazionali o locali che negli ultimi cinque anni hanno dato forma e voce sulla pagina ai molteplici rapporti fra uomo e terre alte. Ma se è ben noto quanto la montagna sia territorio raccontabile, quanto essa riesca a produrre immaginari e immaginazioni, la sfida sta nell’esplorare quanto la letteratura cui essa dà vita ne renda veramente leggibile la complessità. Lo scopo di questo intervento è quello di suggerire una riflessione duplice: da una parte intende ragionare sulla centralità che lo spazio montano sta guadagnando all’interno della produzione letteraria italiana contemporanea; dall’altra vorrebbe interrogare alcuni romanzi provenienti da questa produzione, e sondare la loro capacità (o incapacità) di dare voce a nodi e problematiche propri dell’ambiente montano dei nostri giorni. La prospettiva che qui si intende adottare è quella della geografia letteraria, una prassi critica (Iacoli 2012) che vede la geografia dialogare attivamente con testi letterari e con la teoria della narrazione. Il presupposto è che il testo letterario sia a suo modo geografo (Brosseau 1995), che riesca, attraverso le proprie strategie narrative (e nonostante la sua dichiarata vocazione all’invenzione), a farsi sguardo sul mondo dal quale nasce, sui luoghi che racconta. Suggerendo la possibilità di dare vita a una geografia letteraria della montagna italiana, l’intervento interroga i testi tramite un’analisi di tipo comparativo che ricerca sulla pagina le forme della montagna. In particolar modo, ci si concentra sulla presenza o assenza di due categorie cruciali della riflessione attuale sul territorio montano: la categoria dell’abbandono, e la categoria dell’abitare (e dei nuovi modi di abitare, tematica al centro di alcune delle più fertili riflessioni sulla montagna italiana contemporanea). Attraverso queste tracce, si cercherà di disegnare un sentiero che possa guidare la riflessione verso una geografia culturale delle terre alte che tenga in considerazione la letteratura come una delle voci attive del dibattito attuale sulla montagna.Pubblicazioni consigliate
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