Nell’ultimo ventennio una ricca letteratura internazionale, prevalentemente basata su prove di efficacia, nell’area della psicologia dello sviluppo, della sociologia, delle scienze sociali e dell’educazione, delle neuroscienze, della genetica, della biologia, dell’economia ecc., ha confermato l’idea che lo sviluppo umano sia la complessa risultante e allo stesso tempo la causa di un insieme di caratteristiche e condizioni familiari e sociali, piuttosto che il prodotto di condizioni genetiche. Sappiamo quindi che costruire ambienti familiari, educativo-scolastici e sociali ricchi di affetti, relazioni e stimoli sul piano socio-emotivo e cognitivo contri- buisce in maniera determinante alla qualità dello sviluppo infantile e della società nel suo insieme. I bambini che crescono invece in ambienti avversi dimostrano nel tempo maggiori difficoltà di comportamento, apprendimento e integrazione sociale, più probabilità di fallimenti scolastici, di debole inclusione nel mondo del lavoro: la povertà psico-sociale e educativa esperita nell’ambiente sociofamiliare nei primi anni di vita è cioè un forte predittore di disuguaglianze sociali e povertà economica. Mobilitare il potenziale educativo delle famiglie e delle comunità è quindi innanzitutto un’azione di giustizia sociale, necessaria a “interrompere il ciclo dello svantaggio sociale” (REC 2013/112/UE), in quanto la “genitorialità positiva” è il motore dello sviluppo umano.Il Consiglio d’Europa, infatti, utilizzando questa espressione non esprime un giudizio di valore, ma “si riferisce a un comportamento genitoriale fondato sull’interesse superiore del bambino che mira a educarlo e responsabilzzarlo, tramite la non violenza, il riconoscimento, il supporto, nel rispetto di un insieme di regole che favoriscono il suo pieno sviluppo”. Da queste evidenze è emersa una nuova consapevolezza circa le responsabilità che le politiche hanno nel realizzare il grande potenziale insito nell’intervento di promozione del migliore sviluppo di tutti i bambini privilegiando le azioni di accompagnamento alla genitorialità, in particolare nelle situazioni di vulnerabilità. Tale consapevolezza ha condotto all’emanazione di alcune Raccomandazioni Europee che invitano gli Stati membri a implementare azioni in grado di sviluppare una “genitorialità positiva” (REC 2006/19/UE), diffusa nell’ambiente di vita dei bambini, che sono in parte sviluppate nel IV Piano Nazionale d’azione e di interventi per la tutela dei diritti e lo sviluppo dei soggetti in età evolutiva, predisposto dall’Osservatorio nazionale per l’infanzia e l’adolescenza e adottato con Decreto del Presidente della repubblica il 31.08.2016. In questo Piano si mette in luce sia il problema della frammentazione fra sistemi, istituzioni e servizi nella realizzazione dei processi di intervento, sia il problema dell’assenza, in un contesto di welfare regionalizzato, di standard uniformi di intervento che consentano di mettere in atto, da Nord a Sud del Paese, interventi appropriati rispetto ai bisogni delle famiglie in situazione di vulnerabilità, e quindi rispondenti a criteri di equità, efficacia e efficienza. Il Ministero del Lavoro e delle Politiche sociali, unitamente alla Conferenza delle Regioni e delle Province autonome e al Gruppo scientifico dell’Università di Padova che ha avviato l’implementa- zione del programma P.I.P.P.I. nel Paese a partire dal 2011, ha inteso costituire un Tavolo istituzionale che ha avuto la responsabilità di produrre queste Linee di indirizzo con l’obiettivo di dare concreta applicazione a tali Raccoman- dazioni per aggredire le problematiche segnalate dal IV Piano Nazionale. L’ampia finalità perseguita è quella di favorire un diffuso investimento nell’infanzia e nella genitorialità, pro- muovendo innovazione nell’intervento on le famiglie vulnerabili da parte del sistema dei servizi titolari di questa funzione, garantendone armonizzazione nelle diverse aree geografiche e nei diversi assetti organizzativi dei servizi presenti nel Paese. Sono quindi complementari a quelle sull’affidamento familiare( 2012) e sull’accoglienza residenziale(2017) e insieme a queste costituiscono un organico insieme volto ad orientare l’intervento lungo un continuum di servizi, basato sulla nozione di “bisogni di sviluppo dei bambini”, per costruire un sistema che veda ad un estremo i servizi/interventi rivolti a genitori e famiglie in cui i bambini non sono in situazione di bisogno aggiuntivo fino all’altro estremo relativo ai servizi/interventi rivolti a genitori e famiglie in cui i bambini manifestano bisogni eccezionali, quali sono i bambini in protezione fino ai bambini adottabili/adottati. Nello specifico, l’articolazione del sistema di intervento intorno alle tre aree della Promozione, Prevenzione e Protezione all’infanzia si basa sul principio che vada compiuto ogni sforzo, in ogni contesto, per generare qualità nella risposta familiare e sociale ai bisogni di crescita dei bambini, prevenendo così le diverse e pervasive forme di maltrattamento e trascuratezza a cui sono esposti ancora oggi molti bambini nel nostro Paese.

Linee di Indirizzo Nazionali sull’Intervento con Bambini e Famiglie in situazione di vulnerabilità

Milani Paola
2017

Abstract

Nell’ultimo ventennio una ricca letteratura internazionale, prevalentemente basata su prove di efficacia, nell’area della psicologia dello sviluppo, della sociologia, delle scienze sociali e dell’educazione, delle neuroscienze, della genetica, della biologia, dell’economia ecc., ha confermato l’idea che lo sviluppo umano sia la complessa risultante e allo stesso tempo la causa di un insieme di caratteristiche e condizioni familiari e sociali, piuttosto che il prodotto di condizioni genetiche. Sappiamo quindi che costruire ambienti familiari, educativo-scolastici e sociali ricchi di affetti, relazioni e stimoli sul piano socio-emotivo e cognitivo contri- buisce in maniera determinante alla qualità dello sviluppo infantile e della società nel suo insieme. I bambini che crescono invece in ambienti avversi dimostrano nel tempo maggiori difficoltà di comportamento, apprendimento e integrazione sociale, più probabilità di fallimenti scolastici, di debole inclusione nel mondo del lavoro: la povertà psico-sociale e educativa esperita nell’ambiente sociofamiliare nei primi anni di vita è cioè un forte predittore di disuguaglianze sociali e povertà economica. Mobilitare il potenziale educativo delle famiglie e delle comunità è quindi innanzitutto un’azione di giustizia sociale, necessaria a “interrompere il ciclo dello svantaggio sociale” (REC 2013/112/UE), in quanto la “genitorialità positiva” è il motore dello sviluppo umano.Il Consiglio d’Europa, infatti, utilizzando questa espressione non esprime un giudizio di valore, ma “si riferisce a un comportamento genitoriale fondato sull’interesse superiore del bambino che mira a educarlo e responsabilzzarlo, tramite la non violenza, il riconoscimento, il supporto, nel rispetto di un insieme di regole che favoriscono il suo pieno sviluppo”. Da queste evidenze è emersa una nuova consapevolezza circa le responsabilità che le politiche hanno nel realizzare il grande potenziale insito nell’intervento di promozione del migliore sviluppo di tutti i bambini privilegiando le azioni di accompagnamento alla genitorialità, in particolare nelle situazioni di vulnerabilità. Tale consapevolezza ha condotto all’emanazione di alcune Raccomandazioni Europee che invitano gli Stati membri a implementare azioni in grado di sviluppare una “genitorialità positiva” (REC 2006/19/UE), diffusa nell’ambiente di vita dei bambini, che sono in parte sviluppate nel IV Piano Nazionale d’azione e di interventi per la tutela dei diritti e lo sviluppo dei soggetti in età evolutiva, predisposto dall’Osservatorio nazionale per l’infanzia e l’adolescenza e adottato con Decreto del Presidente della repubblica il 31.08.2016. In questo Piano si mette in luce sia il problema della frammentazione fra sistemi, istituzioni e servizi nella realizzazione dei processi di intervento, sia il problema dell’assenza, in un contesto di welfare regionalizzato, di standard uniformi di intervento che consentano di mettere in atto, da Nord a Sud del Paese, interventi appropriati rispetto ai bisogni delle famiglie in situazione di vulnerabilità, e quindi rispondenti a criteri di equità, efficacia e efficienza. Il Ministero del Lavoro e delle Politiche sociali, unitamente alla Conferenza delle Regioni e delle Province autonome e al Gruppo scientifico dell’Università di Padova che ha avviato l’implementa- zione del programma P.I.P.P.I. nel Paese a partire dal 2011, ha inteso costituire un Tavolo istituzionale che ha avuto la responsabilità di produrre queste Linee di indirizzo con l’obiettivo di dare concreta applicazione a tali Raccoman- dazioni per aggredire le problematiche segnalate dal IV Piano Nazionale. L’ampia finalità perseguita è quella di favorire un diffuso investimento nell’infanzia e nella genitorialità, pro- muovendo innovazione nell’intervento on le famiglie vulnerabili da parte del sistema dei servizi titolari di questa funzione, garantendone armonizzazione nelle diverse aree geografiche e nei diversi assetti organizzativi dei servizi presenti nel Paese. Sono quindi complementari a quelle sull’affidamento familiare( 2012) e sull’accoglienza residenziale(2017) e insieme a queste costituiscono un organico insieme volto ad orientare l’intervento lungo un continuum di servizi, basato sulla nozione di “bisogni di sviluppo dei bambini”, per costruire un sistema che veda ad un estremo i servizi/interventi rivolti a genitori e famiglie in cui i bambini non sono in situazione di bisogno aggiuntivo fino all’altro estremo relativo ai servizi/interventi rivolti a genitori e famiglie in cui i bambini manifestano bisogni eccezionali, quali sono i bambini in protezione fino ai bambini adottabili/adottati. Nello specifico, l’articolazione del sistema di intervento intorno alle tre aree della Promozione, Prevenzione e Protezione all’infanzia si basa sul principio che vada compiuto ogni sforzo, in ogni contesto, per generare qualità nella risposta familiare e sociale ai bisogni di crescita dei bambini, prevenendo così le diverse e pervasive forme di maltrattamento e trascuratezza a cui sono esposti ancora oggi molti bambini nel nostro Paese.
2017
Linee di Indirizzo Nazionali sull’Intervento con Bambini e Famiglie in situazione di vulnerabilità
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