L’‘Ismenia’ di Giovan Battista Andreini (Bologna 1639) è un esperimento che si pone al crocevia tra vari percorsi drammatico-letterari, culturali e storici. Scritta in versi cantabili con corposi inserti in dialetto, è definita sul frontespizio «opera reale e pastorale» – ambientata in un’Irlanda elevata a regno d’Arcadia –, fondandosi su antefatti tragici che rievocano le vicende politiche dell’Inghilterra elisabettiana e giacobita. Al finale, apparentemente lieto, si arriva attraverso un labirinto di episodi epico-tragici, comici, pastorali, melodrammatici convergenti sulla complessa figura di Ismenia, la protagonista-antagonista capace di interagire con le maschere della Commedia dell’Arte come con le ninfe e i satiri da un lato e i sovrani europei dall’altro, in virtù del suo ruolo proteico di incantatrice, madre e regina spodestata in cerca di riscatto. La memoria corre allora al Prospero shakespeariano, e non a torto: Andreini davvero poteva conoscere la Tempesta, attraverso i contatti con quel vivace laboratorio teatrale e culturale che era la Venezia del primo Seicento. Di quest’opera si sta progettando un’edizione completa: l’intervento fornirà indicazioni in merito ai criteri e all’importanza di tale lavoro.
L’‘Ismenia’ di Giovan Battista Andreini
Alessandra Munari
2016
Abstract
L’‘Ismenia’ di Giovan Battista Andreini (Bologna 1639) è un esperimento che si pone al crocevia tra vari percorsi drammatico-letterari, culturali e storici. Scritta in versi cantabili con corposi inserti in dialetto, è definita sul frontespizio «opera reale e pastorale» – ambientata in un’Irlanda elevata a regno d’Arcadia –, fondandosi su antefatti tragici che rievocano le vicende politiche dell’Inghilterra elisabettiana e giacobita. Al finale, apparentemente lieto, si arriva attraverso un labirinto di episodi epico-tragici, comici, pastorali, melodrammatici convergenti sulla complessa figura di Ismenia, la protagonista-antagonista capace di interagire con le maschere della Commedia dell’Arte come con le ninfe e i satiri da un lato e i sovrani europei dall’altro, in virtù del suo ruolo proteico di incantatrice, madre e regina spodestata in cerca di riscatto. La memoria corre allora al Prospero shakespeariano, e non a torto: Andreini davvero poteva conoscere la Tempesta, attraverso i contatti con quel vivace laboratorio teatrale e culturale che era la Venezia del primo Seicento. Di quest’opera si sta progettando un’edizione completa: l’intervento fornirà indicazioni in merito ai criteri e all’importanza di tale lavoro.Pubblicazioni consigliate
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