Partendo dal riconoscimento dell’importanza dei testi letterari quali voci attive del discorso geografico, lo scopo di questo contributo è quello di esplorare le potenzialità interpretative della comparazione fra un genere cartografico – l’atlante – e un genere letterario, la raccolta di racconti. Il bosco degli urogalli (1962), raccolta dello scrittore Mario Rigoni Stern, è qui analizzata come un atlante narrativo capace di costruire le proprie geografie (Brosseau, 1995), e di orientare lo sguardo del lettore nelle geografie del mondo. L’analisi si concentra in particolare su tre temi spaziali che emergono dalla raccolta: la transcalarità e le topografie che fanno della raccolta dello scrittore vicentino un atlante delle geografie aperte dell’Altopiano di Asiago; il peculiare concetto di natura che emerge dalla relazione fra i racconti; la materializzazione narrativa dei rapporti fra spazio e tempo che trasformano la raccolta in un atlante temporale. La metafora dell’atlante è inoltre accompagnata da alcune geo-visualizzazioni narrative atte a a proporre un possibile atlante materiale de Il bosco degli urogalli.

Mario Rigoni Stern’s “Il bosco degli urogalli” as a narrative atlas: reading the short stories collection with a cartographic imagination

Luchetta, Sara
2018

Abstract

Partendo dal riconoscimento dell’importanza dei testi letterari quali voci attive del discorso geografico, lo scopo di questo contributo è quello di esplorare le potenzialità interpretative della comparazione fra un genere cartografico – l’atlante – e un genere letterario, la raccolta di racconti. Il bosco degli urogalli (1962), raccolta dello scrittore Mario Rigoni Stern, è qui analizzata come un atlante narrativo capace di costruire le proprie geografie (Brosseau, 1995), e di orientare lo sguardo del lettore nelle geografie del mondo. L’analisi si concentra in particolare su tre temi spaziali che emergono dalla raccolta: la transcalarità e le topografie che fanno della raccolta dello scrittore vicentino un atlante delle geografie aperte dell’Altopiano di Asiago; il peculiare concetto di natura che emerge dalla relazione fra i racconti; la materializzazione narrativa dei rapporti fra spazio e tempo che trasformano la raccolta in un atlante temporale. La metafora dell’atlante è inoltre accompagnata da alcune geo-visualizzazioni narrative atte a a proporre un possibile atlante materiale de Il bosco degli urogalli.
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