Nella prospettiva dell’orientamento come compito educativo permanente, l’adolescenza assume un significato centrale in ragione della natura strutturalmente ‘orientativa’ di questa età. Il soggetto diventa consapevole di sé ed inizia a proiettarsi nel futuro secondo una progettualità esistenziale ancora tutta da immaginare e da costruire ma di cui, pur in un clima di disorientamento biografico, si avverte la necessità. Una base di appoggio fondamentale nell’esercizio di proiezione futura dell’adolescente è data dalla possibilità di immaginarsi come soggetto agente in una determinata attività lavorativa. La rappresentazione del proprio futuro lavoro in quanto prefigurazione di uno specifico modo di essere, di pensare e di agire nel mondo, risponde a due istanze fondamentali in ordine al processo di costruzione della identità personale: il bisogno di autorealizzazione e il bisogno di appartenenza, visibilità ed utilità sociale. La stretta interdipendenza tra lavoro e formazione identitaria rende le aspirazioni professionali un oggetto di studio promettente almeno sotto un duplice punto di vista. I desideri professionali restituiscono le rappresentazioni che gli adolescenti hanno rispetto a se stessi e al legame fra i tratti costitutivi della propria identità (interessi, attitudini, capacità, valori) e la fisionomia di una specifica professione. Questo spazio di indagine mette a segno inoltre un dinamismo fondamentale della costruzione identitaria e della relazione educativa: l’identificazione. Quali sono le professioni verso cui si orientano gli adolescenti? Quali figure adulte sono apprezzate per il loro atteggiamento verso il lavoro e perché? Gli insegnanti sono considerati dei modelli per la propria cultura del lavoro? Muovendo dai dati emersi in una recente ricerca, l’attenzione si focalizzerà su questi interrogativi al fine di rintracciare alcuni ‘indizi’ da cui poter avviare una riflessione sul tema della “autorità orientativa” in adolescenza.

«Cosa voglio fare da grande?»: aspirazioni professionali e modelli adulti di riferimento in adolescenza

Melania Bortolotto
2016

Abstract

Nella prospettiva dell’orientamento come compito educativo permanente, l’adolescenza assume un significato centrale in ragione della natura strutturalmente ‘orientativa’ di questa età. Il soggetto diventa consapevole di sé ed inizia a proiettarsi nel futuro secondo una progettualità esistenziale ancora tutta da immaginare e da costruire ma di cui, pur in un clima di disorientamento biografico, si avverte la necessità. Una base di appoggio fondamentale nell’esercizio di proiezione futura dell’adolescente è data dalla possibilità di immaginarsi come soggetto agente in una determinata attività lavorativa. La rappresentazione del proprio futuro lavoro in quanto prefigurazione di uno specifico modo di essere, di pensare e di agire nel mondo, risponde a due istanze fondamentali in ordine al processo di costruzione della identità personale: il bisogno di autorealizzazione e il bisogno di appartenenza, visibilità ed utilità sociale. La stretta interdipendenza tra lavoro e formazione identitaria rende le aspirazioni professionali un oggetto di studio promettente almeno sotto un duplice punto di vista. I desideri professionali restituiscono le rappresentazioni che gli adolescenti hanno rispetto a se stessi e al legame fra i tratti costitutivi della propria identità (interessi, attitudini, capacità, valori) e la fisionomia di una specifica professione. Questo spazio di indagine mette a segno inoltre un dinamismo fondamentale della costruzione identitaria e della relazione educativa: l’identificazione. Quali sono le professioni verso cui si orientano gli adolescenti? Quali figure adulte sono apprezzate per il loro atteggiamento verso il lavoro e perché? Gli insegnanti sono considerati dei modelli per la propria cultura del lavoro? Muovendo dai dati emersi in una recente ricerca, l’attenzione si focalizzerà su questi interrogativi al fine di rintracciare alcuni ‘indizi’ da cui poter avviare una riflessione sul tema della “autorità orientativa” in adolescenza.
2016
L'educazione permanente a partire dalle prime età della vita
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