Lo studio indaga il senso di solitudine negli anziani esaminandone alcuni correlati e predittori, nell'ipotesi che la solitudine sia connessa sia alla qualità del loro mondo sociale, sia allo stato di benessere psicofisico. Duecento persone (44,5% maschi) dai 60 agli 80 anni (M 71,55), senza problemi cognitivi invalidanti, residenti a casa propria (77,5%) o in residenze, risposero ad un questionario (somministrato in un'intervista) comprendente domande inerenti 1. dati sociodemografici (età, stato civile, convivenza, istruzione, ecc.), 2. ampiezza della rete sociale, frequenza e qualità dei rapporti con familiari e amici e supporto percepito, 3. stato di salute percepito e oggettivo (malattie croniche, assunzione quotidiana di farmaci, ecc.), 4. senso di solitudine (ILS, 3 subscale: sociale, emozionale, e generale), 5. livello di funzionalità percepito, nel complesso e nello svolgimento di attività personali e strumentali quotidiane (farsi il bagno, vestirsi, alimentazione, fare la spesa, uso dei farmaci, ecc.; scala ADL), 6. livello di depressione (Geriatric Depression Scale). Le analisi (in particolare, correlazioni, analisi della varianza e regressione gerarchica) delle risposte mostrarono che: (a) i migliori predittori di tutti e tre i costrutti di solitudine sono l’ampiezza della rete sociale e la sintomatologia depressiva, confermando i risultati di precedenti ricerche con anziani sia in Italia che altrove; (b) la solitudine è minore se i contatti con gli amici ma soprattutto i parenti sono frequenti e soddisfacenti, se si ha ancora un partner, e se l'età non è molto avanzata; il sesso e il tipo di residenza (casa propria o no), così come il livello di ADL, non differenziano invece il tipo e livello di solitudine. In sintesi, lo studio conferma che il senso e il tipo di solitudine nelle persone anziane sono associati a parecchie variabili, con una preminenza di quelle psicologiche piuttosto che il risultato di fattori 'oggettivi'.
Il senso di solitudine negli anziani: Variabili psicologiche e oggettive.
ZAMMUNER V;
2016
Abstract
Lo studio indaga il senso di solitudine negli anziani esaminandone alcuni correlati e predittori, nell'ipotesi che la solitudine sia connessa sia alla qualità del loro mondo sociale, sia allo stato di benessere psicofisico. Duecento persone (44,5% maschi) dai 60 agli 80 anni (M 71,55), senza problemi cognitivi invalidanti, residenti a casa propria (77,5%) o in residenze, risposero ad un questionario (somministrato in un'intervista) comprendente domande inerenti 1. dati sociodemografici (età, stato civile, convivenza, istruzione, ecc.), 2. ampiezza della rete sociale, frequenza e qualità dei rapporti con familiari e amici e supporto percepito, 3. stato di salute percepito e oggettivo (malattie croniche, assunzione quotidiana di farmaci, ecc.), 4. senso di solitudine (ILS, 3 subscale: sociale, emozionale, e generale), 5. livello di funzionalità percepito, nel complesso e nello svolgimento di attività personali e strumentali quotidiane (farsi il bagno, vestirsi, alimentazione, fare la spesa, uso dei farmaci, ecc.; scala ADL), 6. livello di depressione (Geriatric Depression Scale). Le analisi (in particolare, correlazioni, analisi della varianza e regressione gerarchica) delle risposte mostrarono che: (a) i migliori predittori di tutti e tre i costrutti di solitudine sono l’ampiezza della rete sociale e la sintomatologia depressiva, confermando i risultati di precedenti ricerche con anziani sia in Italia che altrove; (b) la solitudine è minore se i contatti con gli amici ma soprattutto i parenti sono frequenti e soddisfacenti, se si ha ancora un partner, e se l'età non è molto avanzata; il sesso e il tipo di residenza (casa propria o no), così come il livello di ADL, non differenziano invece il tipo e livello di solitudine. In sintesi, lo studio conferma che il senso e il tipo di solitudine nelle persone anziane sono associati a parecchie variabili, con una preminenza di quelle psicologiche piuttosto che il risultato di fattori 'oggettivi'.Pubblicazioni consigliate
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