La produzione di gioielli in Italia nel XV secolo si presenta come un caso di studio particolare. Al contrario dell'oreficeria liturgica che recepisce, seppur in modo variegato e discontinuo, le nuove tendenze rinascimentali, i monili mantengono per tutto il Quattrocento una codificazione formale tardogotica. I motivi di questa peculiarità sono imputabili sia alla tecnica produttiva sia al gusto della committenza, aspetti entrambi influenzati anche dalla fortuna dei modelli parigini en ronde-bosse, che continuano a circolare per tutto il secolo. A questo proposito, l'analisi sui gioielli devozionali permette una serie di considerazioni per quanto concerne lo stile, condotte in parallelo con l'indagine sulla cultura materiale riconducibile alla devozione dei laici. Lo studio di croci, agnusdei e altri preziosi con iconografie legate alla religione consente infatti di esplorare da un punto di vista privilegiato il rapporto dei laici con la fede, in virtù del coinvolgimento di tali manufatti nel contesto della preghiera domestica, nonché della risonanza pubblica che acquisivano una volta indossati. I contributi relativi a un tipo specifico di monili devozionali, i souvenir di pellegrinaggio, sottolineano infatti come essi potessero essere portati anche con la volontà di esibire il proprio credo. Durante i momenti di preghiera domestica, accanto alla stimolazione visiva, assumono rilevanza anche i valori tattili dei preziosi e la loro capacità di sollecitare la memoria, come accade per le corde da paternostri e per altre tipologie di gioielli, adatte ad essere manipolate in virtù dei materiali durevoli di cui sono composte. I gioielli potevano inoltre contenere reliquie o essere accostati ai resti mortali dei santi, divenendo così reliquie di contatto. L'efficacia apotropaica di tali monili era garantita dalla continua adiacenza di essi al corpo di chi li indossava, accresciuta dai poteri profilattici attribuiti alle gemme di cui erano composti.

Indossare la fede. Gioielli devozionali nel Quattrocento italiano

Serena Franzon
2017

Abstract

La produzione di gioielli in Italia nel XV secolo si presenta come un caso di studio particolare. Al contrario dell'oreficeria liturgica che recepisce, seppur in modo variegato e discontinuo, le nuove tendenze rinascimentali, i monili mantengono per tutto il Quattrocento una codificazione formale tardogotica. I motivi di questa peculiarità sono imputabili sia alla tecnica produttiva sia al gusto della committenza, aspetti entrambi influenzati anche dalla fortuna dei modelli parigini en ronde-bosse, che continuano a circolare per tutto il secolo. A questo proposito, l'analisi sui gioielli devozionali permette una serie di considerazioni per quanto concerne lo stile, condotte in parallelo con l'indagine sulla cultura materiale riconducibile alla devozione dei laici. Lo studio di croci, agnusdei e altri preziosi con iconografie legate alla religione consente infatti di esplorare da un punto di vista privilegiato il rapporto dei laici con la fede, in virtù del coinvolgimento di tali manufatti nel contesto della preghiera domestica, nonché della risonanza pubblica che acquisivano una volta indossati. I contributi relativi a un tipo specifico di monili devozionali, i souvenir di pellegrinaggio, sottolineano infatti come essi potessero essere portati anche con la volontà di esibire il proprio credo. Durante i momenti di preghiera domestica, accanto alla stimolazione visiva, assumono rilevanza anche i valori tattili dei preziosi e la loro capacità di sollecitare la memoria, come accade per le corde da paternostri e per altre tipologie di gioielli, adatte ad essere manipolate in virtù dei materiali durevoli di cui sono composte. I gioielli potevano inoltre contenere reliquie o essere accostati ai resti mortali dei santi, divenendo così reliquie di contatto. L'efficacia apotropaica di tali monili era garantita dalla continua adiacenza di essi al corpo di chi li indossava, accresciuta dai poteri profilattici attribuiti alle gemme di cui erano composti.
2017
Atti del III ciclo di studi medievali
III ciclo di studi medievali
9788893492287
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