Negli ultimi decenni lo sviluppo esponenziale del sex business, e in modo particolare il dispiegarsi sia nei paesi occidentali che in numerose aree in via di sviluppo, di attività di cessione di prestazioni sessuali verso corrispettivo di un prezzo condotte secondo proporzioni e con modalità inedite rispetto al passato ha favorito il diffondersi di processi di revisione e di riforma degli strumenti legislativi e di policies adottati in materia di prostituzione in numerosi Paesi, non solo europei. Tale processo evidenzia l’esigenza sul piano istituzionale di governare un fenomeno mediante misure di intervento inserite nel quadro di policy outputs e outcomes che riflettono in termini di problem setting e di problem solving la polarizzazione delle logiche argomentative e delle strategie sottese al dualismo che da sempre oppone la legalizzazione della prostituzione alla logica abolizionista. Entrambe queste visioni, e tutte le direttrici intermedie che possono derivarne, sono generalmente sostenute nel political discourse e nei processi di agenda-setting da riferimenti allo sviluppo del diritto (internazionale) dei diritti umani e al dibattito – anche questo assai radicalmente diviso - che il femminismo sul piano internazionale ha prodotto su questo tema.Tale tendenza si accompagna oggi alla partecipazione nei processi decisionali anche di attori privati con i quali le istituzioni pubbliche sembrano stringere rapporti di collaborazione e condivisione in termini di governance non più solamente nelle fasi collegate all’implementazione delle diverse policies, ma anche nella determinazione degli equilibri nello stesso processo di law e policy-making, sempre più influenzato dalla maggior partecipazione della società civile internazionale e dalla capacità di networking manifestata dalle associazioni e da alcuni movimenti transnazionali.
Tutti in comune disaccordo. Diritti umani e questioni di policy nel dibattito sulla prostituzione in Europa.
paola degani
2017
Abstract
Negli ultimi decenni lo sviluppo esponenziale del sex business, e in modo particolare il dispiegarsi sia nei paesi occidentali che in numerose aree in via di sviluppo, di attività di cessione di prestazioni sessuali verso corrispettivo di un prezzo condotte secondo proporzioni e con modalità inedite rispetto al passato ha favorito il diffondersi di processi di revisione e di riforma degli strumenti legislativi e di policies adottati in materia di prostituzione in numerosi Paesi, non solo europei. Tale processo evidenzia l’esigenza sul piano istituzionale di governare un fenomeno mediante misure di intervento inserite nel quadro di policy outputs e outcomes che riflettono in termini di problem setting e di problem solving la polarizzazione delle logiche argomentative e delle strategie sottese al dualismo che da sempre oppone la legalizzazione della prostituzione alla logica abolizionista. Entrambe queste visioni, e tutte le direttrici intermedie che possono derivarne, sono generalmente sostenute nel political discourse e nei processi di agenda-setting da riferimenti allo sviluppo del diritto (internazionale) dei diritti umani e al dibattito – anche questo assai radicalmente diviso - che il femminismo sul piano internazionale ha prodotto su questo tema.Tale tendenza si accompagna oggi alla partecipazione nei processi decisionali anche di attori privati con i quali le istituzioni pubbliche sembrano stringere rapporti di collaborazione e condivisione in termini di governance non più solamente nelle fasi collegate all’implementazione delle diverse policies, ma anche nella determinazione degli equilibri nello stesso processo di law e policy-making, sempre più influenzato dalla maggior partecipazione della società civile internazionale e dalla capacità di networking manifestata dalle associazioni e da alcuni movimenti transnazionali.Pubblicazioni consigliate
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