Studio comparativo delle Paraphrases d’Erasme divisées en deux tomes. Dont le premier contient l’Exposition des quatre Evangelistes, et des actes des Apostres. Nouvellement translatées de Latin en Françoys, Basilea, [Ambrogio e Aurelio] Froben [fratelli], 1563, e dell'Espositione letterale del testo di Mattheo evangelista, di m: Bernardin Tomitano, Venezia, Giovanni Griffio, 1547, sulla base dell'originale erasmiano. Lo studio porta alla seguente conclusione: per diventare un’etica, la filosofia del Cristo non doveva esser spiegata da un commento – da un’esegesi del testo simbolico, e simbolico per eccellenza, come è il caso del primo Vangelo. Per diventare un’etica, la filosofia del Cristo doveva esser raccontata: è la forza narrativa – si direbbe la forza diegetica – dei vangeli, che li rende assimilabili da parte del destinatario, che li rende portatori diretti di un’etica, perché – raccontati – i vangeli vengono assimilati da un destinatario che non è il fedele presente alla predica, non è l’interlocutore della spiegazione di un simbolo – non è colui che vuole o deve capire un linguaggio simbolico, spiegato da un’esegesi. Il destinatario delle Parāphrases erasmiane è il lettore che legge una storia – una narrazione continua – e che, come succede nelle storie meglio raccontate, con il protagonista, leggendo, si identifica. E siccome il protagonista è Cristo, il gioco è fatto, il progetto riesce, il libro diventa operativo, diventa elemento agente, vivo nella “comunità interpretativa” dei suoi lettori.

Dall’Espositione letterale del testo di Mattheo evangelista (1547) alle Paraphrases del 1563: Bernardino Tomitano e la rischiosa etichetta di erasmiano

Anna Bettoni
2016

Abstract

Studio comparativo delle Paraphrases d’Erasme divisées en deux tomes. Dont le premier contient l’Exposition des quatre Evangelistes, et des actes des Apostres. Nouvellement translatées de Latin en Françoys, Basilea, [Ambrogio e Aurelio] Froben [fratelli], 1563, e dell'Espositione letterale del testo di Mattheo evangelista, di m: Bernardin Tomitano, Venezia, Giovanni Griffio, 1547, sulla base dell'originale erasmiano. Lo studio porta alla seguente conclusione: per diventare un’etica, la filosofia del Cristo non doveva esser spiegata da un commento – da un’esegesi del testo simbolico, e simbolico per eccellenza, come è il caso del primo Vangelo. Per diventare un’etica, la filosofia del Cristo doveva esser raccontata: è la forza narrativa – si direbbe la forza diegetica – dei vangeli, che li rende assimilabili da parte del destinatario, che li rende portatori diretti di un’etica, perché – raccontati – i vangeli vengono assimilati da un destinatario che non è il fedele presente alla predica, non è l’interlocutore della spiegazione di un simbolo – non è colui che vuole o deve capire un linguaggio simbolico, spiegato da un’esegesi. Il destinatario delle Parāphrases erasmiane è il lettore che legge una storia – una narrazione continua – e che, come succede nelle storie meglio raccontate, con il protagonista, leggendo, si identifica. E siccome il protagonista è Cristo, il gioco è fatto, il progetto riesce, il libro diventa operativo, diventa elemento agente, vivo nella “comunità interpretativa” dei suoi lettori.
2016
Studi di Letteratura francese. Rivista Europea, XLI, 2016: Tradurre lo spirito. Scritture eterodosse italiane nel Cinquecento francese e europeo, Atti del convegno internazionale di studi di Milano, in occasione del ventennale della scomparsa di Enea Balmas (17-18 settembre 2014)
9788822264817
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