Scegliendo come fil rouge la distinzione uccidere/ lasciar morire (the killing/letting die distinction), il volume affronta le principali problematiche del fine vita. Nello specifico, l’autrice si chiede se abbia senso distinguere l’uccidere dal lasciar morire oppure se il provocare la morte di un paziente (per esempio attraverso la somministrazione di sostanze letali) e il lasciarlo morire (mediante il mancato avvio o la sospensione di un trattamento di sostegno vitale) siano da considerarsi delle azioni moralmente equivalenti. Il testo prende le distanze da due posizioni molto nette che sono tra loro opposte. Da un lato infatti si rifiuta la tesi secondo la quale uccidere e lasciar morire sarebbero degli atti moralmente equivalenti perché danno luogo alle medesime conseguenze (la morte altrui); dall’altro si ritiene che non sia neppure giustificata la tesi della sussistenza di una differenza morale assoluta, che renderebbe sempre illecito l’uccidere e sempre lecito il lasciar morire. Oltre a ciò, viene infine difesa una posizione definibile come intermedia perché si assegna alla killing/letting die distinction una rilevanza morale che non è né insignificante né assoluta. A riguardo, viene suggerito un approccio articolato e innovativo che, pur riprendendo quelle caratteristiche moralmente significative tra uccidere e lasciar morire già individuate dalla riflessione etico-filosofica e dal dibattito bioetico, indaga in maniera più approfondita i diversi significati del letting die. Da questo punto di vista merita di essere segnalata la differenza tra il lasciar morire colpevole rispetto al lasciar morire per il bene del paziente. Vengono valorizzati così i vari elementi del contesto clinico nonché i diversi aspetti dell’agire morale ed emergono la molteplicità e la variabilità delle problematiche etiche e deontologiche che caratterizzano le decisioni di fine vita.
Bioetica di fine vita. La distinzione tra uccidere e lasciar morire
Francesca Marin
2017
Abstract
Scegliendo come fil rouge la distinzione uccidere/ lasciar morire (the killing/letting die distinction), il volume affronta le principali problematiche del fine vita. Nello specifico, l’autrice si chiede se abbia senso distinguere l’uccidere dal lasciar morire oppure se il provocare la morte di un paziente (per esempio attraverso la somministrazione di sostanze letali) e il lasciarlo morire (mediante il mancato avvio o la sospensione di un trattamento di sostegno vitale) siano da considerarsi delle azioni moralmente equivalenti. Il testo prende le distanze da due posizioni molto nette che sono tra loro opposte. Da un lato infatti si rifiuta la tesi secondo la quale uccidere e lasciar morire sarebbero degli atti moralmente equivalenti perché danno luogo alle medesime conseguenze (la morte altrui); dall’altro si ritiene che non sia neppure giustificata la tesi della sussistenza di una differenza morale assoluta, che renderebbe sempre illecito l’uccidere e sempre lecito il lasciar morire. Oltre a ciò, viene infine difesa una posizione definibile come intermedia perché si assegna alla killing/letting die distinction una rilevanza morale che non è né insignificante né assoluta. A riguardo, viene suggerito un approccio articolato e innovativo che, pur riprendendo quelle caratteristiche moralmente significative tra uccidere e lasciar morire già individuate dalla riflessione etico-filosofica e dal dibattito bioetico, indaga in maniera più approfondita i diversi significati del letting die. Da questo punto di vista merita di essere segnalata la differenza tra il lasciar morire colpevole rispetto al lasciar morire per il bene del paziente. Vengono valorizzati così i vari elementi del contesto clinico nonché i diversi aspetti dell’agire morale ed emergono la molteplicità e la variabilità delle problematiche etiche e deontologiche che caratterizzano le decisioni di fine vita.Pubblicazioni consigliate
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