«Nomà sonà el legutt e fà ol buffon». Musica come metafora e paesaggio sonoro nei Sonetti di Fabio Varese

Fabio Varese fu poeta, ma anche compositore, musico (suonatore di liuto, violone, e forse lira) e cantore. La sua produzione musicale è andata perduta, e le informazioni biografiche certe sul suo conto sono poche. Il Fabio Varese poeta, in compenso, ci parla ancora con il linguaggio vivido dei suoi Sonetti: ventisei componimenti poetici che segnano una tappa precoce, ma fondamentale lungo il percorso della poesia vernacolare meneghina. Nel presente articolo sono state rilette tutte le sue poesie in una prospettiva inedita, per rintracciarvi, per la prima volta in maniera sistematica, ogni riferimento non solo al Varese musico e cantore e alla scena musicale milanese , ma anche al paesaggio sonoro di una città che – anche solo a giudicare dall’impressionante incidenza di termini musicali che si fanno non di rado metafora, rimandando di volta in volta ad altro – doveva percepire la dimensione musicale e sonora come elemento essenziale della propria identità culturale e urbana.