Un geografo che osserva il territorio friulano punteggiato di caserme, ora in dismissione, immediatamente si domanda che relazione abbiano questi luoghi con l’altrove, il “dove” questa geografia fu prima immaginata e poi elevata dal suolo: caserme, come punti di un territorio continentale pensato per una certa tipologia di guerra. Decisioni dall’alto e da fuori che prima hanno guardato al “qui” come luogo della “munizione” e ora come luogo della dismissione. Installazioni militari costruite per dialogare con il sistema territoriale della guerra e non con le comunità locali. Caserme fuori scala e pensate in un altro mondo della guerra: ce la può fare il locale a digerire corpi fuori misura? Come gestire la dismissione, l’abbandono? Quale metabolismo del territorio? Attorno a queste premesse e domande il capitolo sviluppa una riflessione su due tematiche particolarmente rilevanti per affrontare la questione della dismissione. La prima riguarda la manipolazione sociale delle scale geografiche e la coscienza di cittadini e progettisti sulle strategie dell’approccio multiscalare, sia dal punto di vista della lettura diacronica dei processi territoriali sia in relazione alla sfida della riappropriazione di luoghi prima sottratti e poi abbandonati. Lavorare attorno alle caserme si rivela inoltre una proficua occasione per riflettere sui conflitti, sulla loro gestione distruttiva nel quadro del “fascino” della guerra e sulla sfida di una loro gestione creativa e costruttiva. Saremo capaci di abitare i conflitti nel creare nuovi territori?

Manipolare la scala: implicazioni territoriali del “terribile amore per la guerra”

DE MARCHI, MASSIMO
2016

Abstract

Un geografo che osserva il territorio friulano punteggiato di caserme, ora in dismissione, immediatamente si domanda che relazione abbiano questi luoghi con l’altrove, il “dove” questa geografia fu prima immaginata e poi elevata dal suolo: caserme, come punti di un territorio continentale pensato per una certa tipologia di guerra. Decisioni dall’alto e da fuori che prima hanno guardato al “qui” come luogo della “munizione” e ora come luogo della dismissione. Installazioni militari costruite per dialogare con il sistema territoriale della guerra e non con le comunità locali. Caserme fuori scala e pensate in un altro mondo della guerra: ce la può fare il locale a digerire corpi fuori misura? Come gestire la dismissione, l’abbandono? Quale metabolismo del territorio? Attorno a queste premesse e domande il capitolo sviluppa una riflessione su due tematiche particolarmente rilevanti per affrontare la questione della dismissione. La prima riguarda la manipolazione sociale delle scale geografiche e la coscienza di cittadini e progettisti sulle strategie dell’approccio multiscalare, sia dal punto di vista della lettura diacronica dei processi territoriali sia in relazione alla sfida della riappropriazione di luoghi prima sottratti e poi abbandonati. Lavorare attorno alle caserme si rivela inoltre una proficua occasione per riflettere sui conflitti, sulla loro gestione distruttiva nel quadro del “fascino” della guerra e sulla sfida di una loro gestione creativa e costruttiva. Saremo capaci di abitare i conflitti nel creare nuovi territori?
2016
Un paese di primule e caserme
9788890401145
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