Il volume si muove, in un concertato di voci e di testi, su un duplice orizzonte: quello della costruzione del mito del Tasso «filosofo mezzano», fra le aride «definizioni de’ loici» e il sapere superstizioso della doxa popolare, ‘malinconico’, ‘maieutico’ dialogista, moderno artifex di una cultura per «gli uomini civili» e abile discettatore nel ’banchetto della dottrina e della scienza’ della ‘letteratura cortigiana’ tardocinquecentesca; e quello del mito sempre attuale, della memoria della tradizione, della ricezione e dei riadattamenti dell’opera poetica tassiana nella fortuna del Seicento e del primo Settecento. L’ampia rivisitazione critica dell’ultimo trentennio di studi sui riti intellettuali, sui modelli della socialità letteraria e della ‘enciclopedia dei saperi’ con cui si plasma e in cui si cimenta l’«arringo del ragionare» cortigiano e il recupero di un significato e di una progettualità autonomi per l’erudizione della ‘dialogistica’ tassiana, non solo sussidiari all’officina della produzione creativa ma piuttosto ad essa intrecciata a filo doppio nell’inquieta ricerca di una totalità del ‘letterato-filosofo’, motivano la scrittura, gli attraversamenti e gli affondi critici dei primi capitoli del libro; dedicati a temi, come il fato, la fortuna, l’amore, l’arte e la prudenza che rappresentano i nuclei concettuali dirimenti del dibattito ideologico e della trattistica di «Corte» dell’«autunno» del Rinascimento , oltre che le ossessioni reiterate dei fantasmi letterari del Tasso. La seconda sezione del libro, a partire dalla rilettura dei caratteri di maggiore modernità dell’epica e della tragedia tassiane, s’interroga sui processi e le modalità di assimilazione della poetica ‘eroica’ e drammatica dell’autore in alcuni percorsi meno noti (la scrittura poematica sacra seicentesca e le fabulae teatrali di ambientazione nordica), attivati da una memoria letteraria che fra riprese, riscritture e soprattutto tradimenti della complessa progettualità dei modelli del Tasso ne alimenta e ne consacra tuttavia l’immagine di un grande ‘classico’

Torquato Tasso il "filosofo cortigiano" e il poeta senza confini

SELMI, ELISABETTA
2017

Abstract

Il volume si muove, in un concertato di voci e di testi, su un duplice orizzonte: quello della costruzione del mito del Tasso «filosofo mezzano», fra le aride «definizioni de’ loici» e il sapere superstizioso della doxa popolare, ‘malinconico’, ‘maieutico’ dialogista, moderno artifex di una cultura per «gli uomini civili» e abile discettatore nel ’banchetto della dottrina e della scienza’ della ‘letteratura cortigiana’ tardocinquecentesca; e quello del mito sempre attuale, della memoria della tradizione, della ricezione e dei riadattamenti dell’opera poetica tassiana nella fortuna del Seicento e del primo Settecento. L’ampia rivisitazione critica dell’ultimo trentennio di studi sui riti intellettuali, sui modelli della socialità letteraria e della ‘enciclopedia dei saperi’ con cui si plasma e in cui si cimenta l’«arringo del ragionare» cortigiano e il recupero di un significato e di una progettualità autonomi per l’erudizione della ‘dialogistica’ tassiana, non solo sussidiari all’officina della produzione creativa ma piuttosto ad essa intrecciata a filo doppio nell’inquieta ricerca di una totalità del ‘letterato-filosofo’, motivano la scrittura, gli attraversamenti e gli affondi critici dei primi capitoli del libro; dedicati a temi, come il fato, la fortuna, l’amore, l’arte e la prudenza che rappresentano i nuclei concettuali dirimenti del dibattito ideologico e della trattistica di «Corte» dell’«autunno» del Rinascimento , oltre che le ossessioni reiterate dei fantasmi letterari del Tasso. La seconda sezione del libro, a partire dalla rilettura dei caratteri di maggiore modernità dell’epica e della tragedia tassiane, s’interroga sui processi e le modalità di assimilazione della poetica ‘eroica’ e drammatica dell’autore in alcuni percorsi meno noti (la scrittura poematica sacra seicentesca e le fabulae teatrali di ambientazione nordica), attivati da una memoria letteraria che fra riprese, riscritture e soprattutto tradimenti della complessa progettualità dei modelli del Tasso ne alimenta e ne consacra tuttavia l’immagine di un grande ‘classico’
2017
978-88-6274-750-9
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