Nel 2009 l’apertura al pubblico del nuovo allestimento del Museo di Antropologia Criminale «Cesare Lombroso» è stata accolta dalle proteste del Movimento neoborbonico e di numerose Associazioni politiche neo-meridionaliste. Il museo è accusato di diffondere pregiudizi razzisti contro i meridionali: in particolare l’esposizione del cranio di Giuseppe Villella, il “famoso brigante” nativo di Motta Santa Lucia in Calabria, che ispirò la teoria lombrosiana dell’atavismo del criminale, è stato considerato un’offesa deliberata dei “piemontesi” contro i “terroni”, proprio alla vigilia dei controversi festeggiamenti dei 150 anni dell’Unità d’Italia. Il Comitato “No Lombroso”, di cui è cofondatore il sindaco di Motta Santa Lucia, continua a portare avanti una battaglia politica e legale per la repatriation del cranio di Villella nel paese natale. Per il movimento di protesta la lotta per la restituzione del cranio del “brigante” è diventata il simbolo del riscatto delle popolazioni del Regno delle Due Sicilie, conquistate e colonizzate con la violenza dai “piemontesi”. La ricerca etnografia multisituata (Motta Santa Lucia – social network della protesta sul web – museo Lombroso), che sto conducendo dal 2011, si è rivelata un osservatorio privilegiato per riflettere sulla pertinenza dell’applicazione della categoria postcolonial all’eredità conflittuale dell’unificazione delle “due Italie”. La richiesta di restituzione del cranio di Villella e di tutti gli “insorgenti meridionali” colloca la protesta nell’ambito del vasto movimento postcoloniale di repatriation che ha rappresentato, fin dagli anni Settanta, un’importante forma di lotta delle associazioni nativiste americane, degli aborigeni australiani, dei maori, solo per citare i casi più noti. Nel mio contributo mi propongo di analizzare analogie e differenze fra le rivendicazioni dei nativi del Sud Italia e i nativi “altri”, per offrire alcuni spunti di riflessione utili alla chiarificazione teorica del dibattito sul “Mezzogiorno postcoloniale”.

Postcolonialismo o postmeridionalismo? Riflessioni sulla teoria postcoloniale a partire dalla ricerca sul campo "Into the heart of Italy"

MILICIA, MARIA TERESA
2016

Abstract

Nel 2009 l’apertura al pubblico del nuovo allestimento del Museo di Antropologia Criminale «Cesare Lombroso» è stata accolta dalle proteste del Movimento neoborbonico e di numerose Associazioni politiche neo-meridionaliste. Il museo è accusato di diffondere pregiudizi razzisti contro i meridionali: in particolare l’esposizione del cranio di Giuseppe Villella, il “famoso brigante” nativo di Motta Santa Lucia in Calabria, che ispirò la teoria lombrosiana dell’atavismo del criminale, è stato considerato un’offesa deliberata dei “piemontesi” contro i “terroni”, proprio alla vigilia dei controversi festeggiamenti dei 150 anni dell’Unità d’Italia. Il Comitato “No Lombroso”, di cui è cofondatore il sindaco di Motta Santa Lucia, continua a portare avanti una battaglia politica e legale per la repatriation del cranio di Villella nel paese natale. Per il movimento di protesta la lotta per la restituzione del cranio del “brigante” è diventata il simbolo del riscatto delle popolazioni del Regno delle Due Sicilie, conquistate e colonizzate con la violenza dai “piemontesi”. La ricerca etnografia multisituata (Motta Santa Lucia – social network della protesta sul web – museo Lombroso), che sto conducendo dal 2011, si è rivelata un osservatorio privilegiato per riflettere sulla pertinenza dell’applicazione della categoria postcolonial all’eredità conflittuale dell’unificazione delle “due Italie”. La richiesta di restituzione del cranio di Villella e di tutti gli “insorgenti meridionali” colloca la protesta nell’ambito del vasto movimento postcoloniale di repatriation che ha rappresentato, fin dagli anni Settanta, un’importante forma di lotta delle associazioni nativiste americane, degli aborigeni australiani, dei maori, solo per citare i casi più noti. Nel mio contributo mi propongo di analizzare analogie e differenze fra le rivendicazioni dei nativi del Sud Italia e i nativi “altri”, per offrire alcuni spunti di riflessione utili alla chiarificazione teorica del dibattito sul “Mezzogiorno postcoloniale”.
2016
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