La donna melindrosa e l’uomo almofadinha ritraggono due modelli di comportamento che si diffusero in Brasile nel primo dopoguerra, come in molti altri Paesi, in nome della modernità. Il movimento anarchico li considerò non come segni di progresso, bensì come ulteriore conferma dei ruoli tradizionali di genere: soprattutto la melindrosa, al di là delle apparenze di libertà, rimaneva quell’essere frivolo e capriccioso che tanto piaceva agli uomini. Oggetto della ricerca è il movimento anarchico che si sviluppò principalmente tra São Paulo e Rio de Janeiro. Il periodo preso in esame inizia con una rappresentazione teatrale (Casa di bambola di Ibsen, São Paulo 1899) e finisce con un dibattito a proposito di un film sull’educazione sessuale (São Paulo, 1935). La scelta delle date, che dimostra l’importanza dei fenomeni culturali nel definire i rapporti tra uomo e donna, rivela la persistenza dell’anarchismo, nel campo dei dibattiti sulla morale sessuale, anche dopo la sconfitta del movimento nei luoghi di lavoro e nelle strade. La tesi analizza i modelli di femminilità e di mascolinità che emergono nei discorsi e nelle pratiche – nella stampa, nella sociabilità, nelle mobilitazioni, nell’iconografia e nel teatro –, mettendo in luce lo scarto tra modelli ideali e comportamenti quotidiani che si possono osservare in casa, nel lavoro e nel tempo libero all’interno dei quartieri operai. Partendo dal riconoscimento del carattere sessuato dell’anarchismo, la ricerca ricostruisce inoltre l’analogia tra ritualità del movimento ed esperienza della lettura nei militanti, al fine di cogliere i legami tra rappresentazioni del corpo, bellezza sessuata e immagini di società ideale. La trasformazione radicale della società immaginata dall’anarchismo avanzava l’esigenza di nuovi rapporti tra individui: analizzarli, significa mettere in luce i rapporti tra sociabilità, militanza e genere.
Nè melindrosa nè almofadinha. Modelli di femminilità e di mascolinità nel movimento anarchico a San Paulo (1899-1935)
BRUNELLO, GIULIA
2016
Abstract
La donna melindrosa e l’uomo almofadinha ritraggono due modelli di comportamento che si diffusero in Brasile nel primo dopoguerra, come in molti altri Paesi, in nome della modernità. Il movimento anarchico li considerò non come segni di progresso, bensì come ulteriore conferma dei ruoli tradizionali di genere: soprattutto la melindrosa, al di là delle apparenze di libertà, rimaneva quell’essere frivolo e capriccioso che tanto piaceva agli uomini. Oggetto della ricerca è il movimento anarchico che si sviluppò principalmente tra São Paulo e Rio de Janeiro. Il periodo preso in esame inizia con una rappresentazione teatrale (Casa di bambola di Ibsen, São Paulo 1899) e finisce con un dibattito a proposito di un film sull’educazione sessuale (São Paulo, 1935). La scelta delle date, che dimostra l’importanza dei fenomeni culturali nel definire i rapporti tra uomo e donna, rivela la persistenza dell’anarchismo, nel campo dei dibattiti sulla morale sessuale, anche dopo la sconfitta del movimento nei luoghi di lavoro e nelle strade. La tesi analizza i modelli di femminilità e di mascolinità che emergono nei discorsi e nelle pratiche – nella stampa, nella sociabilità, nelle mobilitazioni, nell’iconografia e nel teatro –, mettendo in luce lo scarto tra modelli ideali e comportamenti quotidiani che si possono osservare in casa, nel lavoro e nel tempo libero all’interno dei quartieri operai. Partendo dal riconoscimento del carattere sessuato dell’anarchismo, la ricerca ricostruisce inoltre l’analogia tra ritualità del movimento ed esperienza della lettura nei militanti, al fine di cogliere i legami tra rappresentazioni del corpo, bellezza sessuata e immagini di società ideale. La trasformazione radicale della società immaginata dall’anarchismo avanzava l’esigenza di nuovi rapporti tra individui: analizzarli, significa mettere in luce i rapporti tra sociabilità, militanza e genere.Pubblicazioni consigliate
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