Nel 1628 la fisiologia cardiovascolare fu completamente rivoluzionata dalla scoperta della circolazione sistemica da parte del medico inglese, laureato a Padova, William Harvey (1578-1657). Per dimostrare la sua scoperta, Harvey fece ricorso all’anatomia, all’anatomia comparata, all’esperimento e al ragionamento matematico. L’applicazione di quest’ultimo alle scienze mediche, in particolare, ebbe una fortuna straordinaria nel corso del XVII secolo, ispirando non solo diversi tentativi di misurare i parametri cardiovascolari, ma anche tutta una nuova corrente di pensiero che si declinò come iatromatematica, iatrofisica e iatromeccanica. I modelli che, all’epoca, sembrarono i più adatti per una descrizione fisico-matematica dell’anatomia e della fisiologia del corpo furono quelli meccanici. Nel sistema galenico, il cuore era un forno con mantice. Dopo la rivoluzione harveiana, il cuore fu interpretato come una pompa, o come il pistone d’un cilindro, la cui funzione era quella di spingere il sangue nel circuito chiuso del sistema vascolare. A partire da questo modello, diversi medici tentarono di misurare la forza del cuore nella sua spinta e del flusso sanguigno nell’attraversare il sistema vascolare. Oggi, il modello di cuore-pompa è stato superato dalle scoperte elettrofisiologiche e genetiche, secondo le quali il cuore è meglio descrivibile nei termini d’un organo elettrico le cui caratteristiche fondamentali sono geneticamente determinate. Tuttavia, è un modello ancora funzionale, visto che si trova alla base di interventi chirurgici come i by-pass e gli stent aorto-coronarici, il che dimostra quanto la rivoluzione harveiana sia ancora valida nella sua forza operativa.
Il sistema cardiovascolare nella tradizione iatromeccanica: XVII-XVIII secolo
ZAMPIERI, FABIO
2016
Abstract
Nel 1628 la fisiologia cardiovascolare fu completamente rivoluzionata dalla scoperta della circolazione sistemica da parte del medico inglese, laureato a Padova, William Harvey (1578-1657). Per dimostrare la sua scoperta, Harvey fece ricorso all’anatomia, all’anatomia comparata, all’esperimento e al ragionamento matematico. L’applicazione di quest’ultimo alle scienze mediche, in particolare, ebbe una fortuna straordinaria nel corso del XVII secolo, ispirando non solo diversi tentativi di misurare i parametri cardiovascolari, ma anche tutta una nuova corrente di pensiero che si declinò come iatromatematica, iatrofisica e iatromeccanica. I modelli che, all’epoca, sembrarono i più adatti per una descrizione fisico-matematica dell’anatomia e della fisiologia del corpo furono quelli meccanici. Nel sistema galenico, il cuore era un forno con mantice. Dopo la rivoluzione harveiana, il cuore fu interpretato come una pompa, o come il pistone d’un cilindro, la cui funzione era quella di spingere il sangue nel circuito chiuso del sistema vascolare. A partire da questo modello, diversi medici tentarono di misurare la forza del cuore nella sua spinta e del flusso sanguigno nell’attraversare il sistema vascolare. Oggi, il modello di cuore-pompa è stato superato dalle scoperte elettrofisiologiche e genetiche, secondo le quali il cuore è meglio descrivibile nei termini d’un organo elettrico le cui caratteristiche fondamentali sono geneticamente determinate. Tuttavia, è un modello ancora funzionale, visto che si trova alla base di interventi chirurgici come i by-pass e gli stent aorto-coronarici, il che dimostra quanto la rivoluzione harveiana sia ancora valida nella sua forza operativa.Pubblicazioni consigliate
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