Negli ultimi anni della dominazione asburgica sul Veneto (1860-1866), con il distacco della Lombardia e la nascita del Regno d’Italia, riprende forza il movimento in favore dell’unione del Veneto all’Italia e si moltiplicano gli atti di ribellione antiaustriaca, benché la repressione operata dall’autorità di polizia e dalla magistratura sia altrettanto pronta e sistematica. I processi per “alto tradimento”, “perturbazione della pubblica tranquillità”, “offesa alla maestà sovrana” ed altri crimini politici sono numerosi, anche se finora poco studiati nei loro aspetti tecnico-giuridici. Particolarmente interessante al riguardo è il ricco insieme di documenti conservato presso l’Archivio di Stato di Venezia, in alcuni fondi facenti capo alla Procura di Stato, che conduceva le inchieste e promuoveva l’accusa. Dal loro studio emerge chiaramente la severità e la determinazione con cui si cerca di reprimere ogni più piccola manifestazione di dissenso. Risulta però anche una differenza rispetto alle epoche precedenti, dovuta in parte alle maggiori garanzie di difesa offerte dal nuovo Regolamento di procedura penale entrato in vigore nel 1855, che dà un certo spazio alla presenza dell’avvocato difensore ed al dibattimento pubblico, ma anche dovuta ad un diverso atteggiamento di parte della magistratura giudicante, che appare più incline a prosciogliere gli imputati se le prove non risultano solide, o quanto meno a derubricare il reato, condannando solo a pene minori.

Criminali o eroi? Processi politici in Veneto nell’ultimo dominio austriaco (1860-1866)

VALSECCHI, CHIARA MARIA
2015

Abstract

Negli ultimi anni della dominazione asburgica sul Veneto (1860-1866), con il distacco della Lombardia e la nascita del Regno d’Italia, riprende forza il movimento in favore dell’unione del Veneto all’Italia e si moltiplicano gli atti di ribellione antiaustriaca, benché la repressione operata dall’autorità di polizia e dalla magistratura sia altrettanto pronta e sistematica. I processi per “alto tradimento”, “perturbazione della pubblica tranquillità”, “offesa alla maestà sovrana” ed altri crimini politici sono numerosi, anche se finora poco studiati nei loro aspetti tecnico-giuridici. Particolarmente interessante al riguardo è il ricco insieme di documenti conservato presso l’Archivio di Stato di Venezia, in alcuni fondi facenti capo alla Procura di Stato, che conduceva le inchieste e promuoveva l’accusa. Dal loro studio emerge chiaramente la severità e la determinazione con cui si cerca di reprimere ogni più piccola manifestazione di dissenso. Risulta però anche una differenza rispetto alle epoche precedenti, dovuta in parte alle maggiori garanzie di difesa offerte dal nuovo Regolamento di procedura penale entrato in vigore nel 1855, che dà un certo spazio alla presenza dell’avvocato difensore ed al dibattimento pubblico, ma anche dovuta ad un diverso atteggiamento di parte della magistratura giudicante, che appare più incline a prosciogliere gli imputati se le prove non risultano solide, o quanto meno a derubricare il reato, condannando solo a pene minori.
2015
Giustizia penale e politica in Italia tra Otto e Novecento. Modelli ed esperienze tra integrazione e conflitto
9788814183904
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