Il biochar è il sottoprodotto risultante dalla pirolisi di biomasse vegetali a temperature molto elevate e limitata disponibilità di ossigeno. L’interesse crescente verso questa modalità di sfruttamento energetico delle biomasse ha accresciuto gli studi sul possibile reimpiego di tale materiale. Il biochar potrebbe essere, infatti, favorevolmente impiegato come ammendante dei terreni agrari in virtù del suo apporto di carbonio e nutrienti, anche se alcune sue caratteristiche chimiche (es. presenza di metalli pesanti, pH, salinità) ne potrebbero limitarne l’utilizzazione agronomica. Nel corso del 2014 presso l’azienda agraria sperimentale Lucio Toniolo dell’Università di Padova a Legnaro, sono stati studiati gli effetti dell’applicazione di biochar derivante da biomasse legnose al dosaggio dell’1% (circa 26 t/ha) incorporato nei primi 20 cm di terreno con l’erpicatura poco prima della semina di due ibridi di mais (classe 700), caratterizzati da una diversa sensibilità allo stress idrico. Il biochar possedeva pH alcalino, una moderata conducibilità elettrica ed un contenuto di metalli pesanti inferiore ai limiti di legge previsti per i fertilizzanti organici, ad eccezione del Ni (135 vs. 100 mg kg-1 ammessi). Nel terreno ammendato è stato osservato un aumento della biodisponibilità di Ni, ma anche di Cu e Zn a cui è tuttavia corrisposta una riduzione della concentrazione di Cu e Zn nei residui colturali e invarianza nella granella; sono invece diminuiti sensibilmente i valori di P e S in entrambe le strutture vegetali. La stabilità dei parametri vegetativi (es. altezza delle piante, contenuto di clorofilla fogliare) e produttivi (resa, peso specifico, tenore proteico e di amido) conseguenti all’applicazione del biochar, ne suggerisce un valido impiego in maiscoltura. Il miglioramento dell’accrescimento radicale, che è stato osservato nell’ibrido più sensibile allo stress idrico, suggerisce di approfondire lo studio sull’efficacia di questo ammendante anche in regimi di limitata disponibilità idrica, cosa che non è stato possibile accertare nel corso del 2014 a causa dell’elevata piovosità estiva.

Effetto ammendante del biochar in maiscoltura

VAMERALI, TEOFILO;BANDIERA, MARIANNA;BARION, GIUSEPPE;MOSCA, GIULIANO
2015

Abstract

Il biochar è il sottoprodotto risultante dalla pirolisi di biomasse vegetali a temperature molto elevate e limitata disponibilità di ossigeno. L’interesse crescente verso questa modalità di sfruttamento energetico delle biomasse ha accresciuto gli studi sul possibile reimpiego di tale materiale. Il biochar potrebbe essere, infatti, favorevolmente impiegato come ammendante dei terreni agrari in virtù del suo apporto di carbonio e nutrienti, anche se alcune sue caratteristiche chimiche (es. presenza di metalli pesanti, pH, salinità) ne potrebbero limitarne l’utilizzazione agronomica. Nel corso del 2014 presso l’azienda agraria sperimentale Lucio Toniolo dell’Università di Padova a Legnaro, sono stati studiati gli effetti dell’applicazione di biochar derivante da biomasse legnose al dosaggio dell’1% (circa 26 t/ha) incorporato nei primi 20 cm di terreno con l’erpicatura poco prima della semina di due ibridi di mais (classe 700), caratterizzati da una diversa sensibilità allo stress idrico. Il biochar possedeva pH alcalino, una moderata conducibilità elettrica ed un contenuto di metalli pesanti inferiore ai limiti di legge previsti per i fertilizzanti organici, ad eccezione del Ni (135 vs. 100 mg kg-1 ammessi). Nel terreno ammendato è stato osservato un aumento della biodisponibilità di Ni, ma anche di Cu e Zn a cui è tuttavia corrisposta una riduzione della concentrazione di Cu e Zn nei residui colturali e invarianza nella granella; sono invece diminuiti sensibilmente i valori di P e S in entrambe le strutture vegetali. La stabilità dei parametri vegetativi (es. altezza delle piante, contenuto di clorofilla fogliare) e produttivi (resa, peso specifico, tenore proteico e di amido) conseguenti all’applicazione del biochar, ne suggerisce un valido impiego in maiscoltura. Il miglioramento dell’accrescimento radicale, che è stato osservato nell’ibrido più sensibile allo stress idrico, suggerisce di approfondire lo studio sull’efficacia di questo ammendante anche in regimi di limitata disponibilità idrica, cosa che non è stato possibile accertare nel corso del 2014 a causa dell’elevata piovosità estiva.
2015
Atti del XLIV Convegno Nazionale della Società Italiana di Agronomia
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