Nonostante Aquileia sia stata annessa all’Italia solo nel 1918, eccetto una breve parentesi 1915-1917, una cerchia di studiosi ed intellettuali si è mossa tanto rapidamente quanto efficacemente per mostrare come il paese friulano dovesse entrare a pieno titolo nel territorio italiano. Si sono cercate le radici in un passato remoto e glorioso per consacrarla nuovamente come altera Roma: dalle posizioni trionfalistiche di Ugo Ojetti (1916), agli “allori” dell’asse Calderini-Brusin (1929-1930), è evidente come sia la classicità a fare da trait d’union tra le vestigia romane e l’annessione all’Italia della I guerra mondiale e fascista. Si passa dunque velocemente dalla presenza austriaca, in cui comunque l’archeologia è stata valorizzata e incentivata, a quella Italiana, che mira a sostituirsi in tutto e per tutto a quella asburgica, ed infine a quella fascista, che fa tesoro delle esperienze passate e rilancia il ruolo di Aquileia come seconda Roma.
Risorgere dalle rovine. La classicità come italianità ad Aquileia
SCALCO, LUCA
2013
Abstract
Nonostante Aquileia sia stata annessa all’Italia solo nel 1918, eccetto una breve parentesi 1915-1917, una cerchia di studiosi ed intellettuali si è mossa tanto rapidamente quanto efficacemente per mostrare come il paese friulano dovesse entrare a pieno titolo nel territorio italiano. Si sono cercate le radici in un passato remoto e glorioso per consacrarla nuovamente come altera Roma: dalle posizioni trionfalistiche di Ugo Ojetti (1916), agli “allori” dell’asse Calderini-Brusin (1929-1930), è evidente come sia la classicità a fare da trait d’union tra le vestigia romane e l’annessione all’Italia della I guerra mondiale e fascista. Si passa dunque velocemente dalla presenza austriaca, in cui comunque l’archeologia è stata valorizzata e incentivata, a quella Italiana, che mira a sostituirsi in tutto e per tutto a quella asburgica, ed infine a quella fascista, che fa tesoro delle esperienze passate e rilancia il ruolo di Aquileia come seconda Roma.Pubblicazioni consigliate
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