Secondo la World Health Organization (WHO) le cure palliative sono un approccio che rispetta un modello di intervento integrato per migliorare la qualità della vita del paziente colpito da una malattia dolorosa. Poiché la prossimità alla malattia e alla morte non riguarda solo il sofferente ma anche coloro che gli sono vicini e il sistema delle relazioni intime subisce un forte cambiamento, questo modello garantisce un sostegno anche alla famiglia. Le cure palliative hanno visto la luce nella prima metà del Novecento con il lavoro presso il St. Christopher Hospice di Dame Cicely Saunders, la quale, prima come infermiera, poi come assistente sociale e infine come medico, introdusse la modalità della presa in carico personale del malato oncologico. A lei si deve la fondazione delle prime riviste scientifiche di medicina palliativa e della European Association of Palliative Care (EACP) (Du Boulay, 1984). In uno stadio iniziale il modello palliativo consisteva nella differenziazione e nella sequenzialità delle fasi di trattamento primario contro la malattia e di palliazione dopo la prognosi infausta. Secondo questa logica esso venne adottato in Italia negli anni Ottanta da Vittorio Ventafridda, all’interno della Fondazione Floriani. Dal “modello Floriani”, centrato sull’intervento ospedaliero integrato con le cure domiciliari, ha preso avvio la Società Italiana di Cure Palliative (SICP), ai cui principi solidaristici ed etici hanno fatto riferimento le organizzazioni fondate nel decennio successivo in tutto il territorio nazionale, tra cui la Federazione Italiana Cure Palliative (FedCP), che raggruppa organizzazioni no-profit (ONP) che perseguono l’obiettivo di sensibilizzare l’opinione pubblica sui temi centrali del diritto alla cura del dolore e alla palliazione, e, simile al modello europeo e statunitense, il “Movimento Hospice” intenzionato a tutelare i diritti civili del malato terminale e della sua famiglia. L’obiettivo principale perseguito dalle cure pallitive è il rispetto della dignità malato fino alla sua morte, e questo si rende possibile alleviando il dolore e garantendo dispositivi di cura psicologica e di consulenza spirituale. Il modello più recente in campo palliativo riguarda il “simultaneus care” (SC), promosso in Italia dall’AIOM e assunto sia dalla SICP che dalle altre ONP interessate al problema. L’obiettivo perseguito dal SC è quello di ottimizzare la qualità della vita in ogni fase della malattia, gestendo gli innumerevoli bisogni, fisici, funzionali, psicologici, spirituali e sociali del malato e della sua famiglia. A livello operativo, esso promuove la continuità di cura attraverso una gestione flessibile del paziente e dei suoi bisogni e garantisce che nella fase terminale egli non si senta abbandonato.

CURE PALLIATIVE

TESTONI, INES
2012

Abstract

Secondo la World Health Organization (WHO) le cure palliative sono un approccio che rispetta un modello di intervento integrato per migliorare la qualità della vita del paziente colpito da una malattia dolorosa. Poiché la prossimità alla malattia e alla morte non riguarda solo il sofferente ma anche coloro che gli sono vicini e il sistema delle relazioni intime subisce un forte cambiamento, questo modello garantisce un sostegno anche alla famiglia. Le cure palliative hanno visto la luce nella prima metà del Novecento con il lavoro presso il St. Christopher Hospice di Dame Cicely Saunders, la quale, prima come infermiera, poi come assistente sociale e infine come medico, introdusse la modalità della presa in carico personale del malato oncologico. A lei si deve la fondazione delle prime riviste scientifiche di medicina palliativa e della European Association of Palliative Care (EACP) (Du Boulay, 1984). In uno stadio iniziale il modello palliativo consisteva nella differenziazione e nella sequenzialità delle fasi di trattamento primario contro la malattia e di palliazione dopo la prognosi infausta. Secondo questa logica esso venne adottato in Italia negli anni Ottanta da Vittorio Ventafridda, all’interno della Fondazione Floriani. Dal “modello Floriani”, centrato sull’intervento ospedaliero integrato con le cure domiciliari, ha preso avvio la Società Italiana di Cure Palliative (SICP), ai cui principi solidaristici ed etici hanno fatto riferimento le organizzazioni fondate nel decennio successivo in tutto il territorio nazionale, tra cui la Federazione Italiana Cure Palliative (FedCP), che raggruppa organizzazioni no-profit (ONP) che perseguono l’obiettivo di sensibilizzare l’opinione pubblica sui temi centrali del diritto alla cura del dolore e alla palliazione, e, simile al modello europeo e statunitense, il “Movimento Hospice” intenzionato a tutelare i diritti civili del malato terminale e della sua famiglia. L’obiettivo principale perseguito dalle cure pallitive è il rispetto della dignità malato fino alla sua morte, e questo si rende possibile alleviando il dolore e garantendo dispositivi di cura psicologica e di consulenza spirituale. Il modello più recente in campo palliativo riguarda il “simultaneus care” (SC), promosso in Italia dall’AIOM e assunto sia dalla SICP che dalle altre ONP interessate al problema. L’obiettivo perseguito dal SC è quello di ottimizzare la qualità della vita in ogni fase della malattia, gestendo gli innumerevoli bisogni, fisici, funzionali, psicologici, spirituali e sociali del malato e della sua famiglia. A livello operativo, esso promuove la continuità di cura attraverso una gestione flessibile del paziente e dei suoi bisogni e garantisce che nella fase terminale egli non si senta abbandonato.
2012
8898119011
9788898119011
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