Nel 1538 ecsce a venezia presso Marcolini la parafrasi aretiniana del Genesis elaborata dall'Aretino, dove la visione di Noè racconta della distruzione per acqua del mondo. Assieme al ciclo michelangiolesco degli affreschi della cappella Sistina del primo decennio del secolo, l'opera aretiniana, più volte ristampata tra il 1539 e il 1551, offre allo spettacolo apocalittico un quadro di eventi e situazioni non ignorato dal piccolo corpus di riscritture poematiche dell'episodio biblico, opera per lo più di religiosi, composte in Italia tra la fine del Cinque e la prima metà del Seicento: da Capilupi a Chiabrera, da Erasmo di Valvasone a Bernardino Baldi, ad Antonio Glielmo. Il contributo esplora la rilettura teologicadell'accadimento nella resa poematica degli autori, essenziale, in piena temperie post-tridentina, alla composizione di pietà e giustizia nella figura sublime di Dio; evidenzia il fitto dialogo degli autori con l'agostiniana quaestio de natura mali di Confessiones VII, 5.7, il De ira Dei di Lattanzio, l'ipotesto ovidiano di Metamorfosi I 254-348 con il bellico paradigma della Iovis ira alla base della ricercata evidentia diversamente perseguita nei testi dai diversi autori nel rappresentare la catastrofe.
"Ne la strage commun correr col mare". Il diluvio universale nell'epica sacra tra Cinque e Seicento.
BORSETTO, LUCIANA
2013
Abstract
Nel 1538 ecsce a venezia presso Marcolini la parafrasi aretiniana del Genesis elaborata dall'Aretino, dove la visione di Noè racconta della distruzione per acqua del mondo. Assieme al ciclo michelangiolesco degli affreschi della cappella Sistina del primo decennio del secolo, l'opera aretiniana, più volte ristampata tra il 1539 e il 1551, offre allo spettacolo apocalittico un quadro di eventi e situazioni non ignorato dal piccolo corpus di riscritture poematiche dell'episodio biblico, opera per lo più di religiosi, composte in Italia tra la fine del Cinque e la prima metà del Seicento: da Capilupi a Chiabrera, da Erasmo di Valvasone a Bernardino Baldi, ad Antonio Glielmo. Il contributo esplora la rilettura teologicadell'accadimento nella resa poematica degli autori, essenziale, in piena temperie post-tridentina, alla composizione di pietà e giustizia nella figura sublime di Dio; evidenzia il fitto dialogo degli autori con l'agostiniana quaestio de natura mali di Confessiones VII, 5.7, il De ira Dei di Lattanzio, l'ipotesto ovidiano di Metamorfosi I 254-348 con il bellico paradigma della Iovis ira alla base della ricercata evidentia diversamente perseguita nei testi dai diversi autori nel rappresentare la catastrofe.Pubblicazioni consigliate
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