I "Giallumi della Vite" o Grapevine Yellows (GYs), sono fitoplasmosi caratterizzate da sintomatologie non distinguibili in base alle sole indagini in campagna. Tra queste, la Flavescenza Dorata (FD, gruppo dell'Elm Yellow) ed il Legno Nero (LN, gruppo dello Stolbur), si sono diffuse in tutto il nord Italia, con pericolosa rapidità e con gravi conseguenze economiche. Sebbene la FD sia ormai efficacemente contrastata e si possa ritenere sotto controllo, le indagini svolte in questi ultimi anni delineano un quadro generale delle fitoplasmosi in cui si osserva che il LN si sta diffondendo più rapidamente del previsto A verifica di quanto esposto, dopo cinque anni di lotta obbligatoria contro FD, si sono volute mettere a confronto le presenze di LN e di FD nelle zone viticole del Veneto. Il lavoro, basato su diagnostiche di tipo molecolare, ha richiesto, per prima cosa, il monitoraggio dei GYs con la raccolta di 456 campioni di viti sintomatiche provenienti da vigneti del Veneto, al fine di valutare la diffusione del LN sul territorio ed indagare su eventuali fattori varietali ed ambientali, che possano averne influenzato l’espansione. Le diagnosi sui campioni raccolti hanno evidenziato che i GYs continuano ad essere presenti in tutte le province esaminate e che, pur essendo la FD ancora la fitoplasmosi più diffusa, il LN raggiunge, nell’ambito dei GYs diagnosticati, percentuali non trascurabili (38,6 %). Nessuna differenza significativa nelle frequenze di LN e FD è stata evidenziata in relazione al tipo di gestione dell’inerbimento, alla distanza dalla vegetazione spontanea ed ai campionatori; è stata, invece, rilevata una diversa suscettibilità alle fitoplasmosi nelle varietà di vite campionate ed una diminuzione della frequenza di LN all’aumentare dall'età del vigneto. In alcune aziende campione, scelte in modo da rappresentare il territorio indagato, si è rilevato per un biennio l’andamento della fitoplasmosi, stabilendo la distribuzione spaziale delle viti malate all’interno dell’appezzamento e verificando il ruolo dei vegetali spontanei presenti quali serbatoio per i fitoplasmi tipo Stolbur: Sul DNA dei campioni positivi al LN è stata ricercata l’eventuale variabilità genetica per individuare la possibile presenza di ceppi a diversa virulenza. Le tecniche molecolari impiegate (RFLP, MRF-SSCP e sequenziamento) hanno permesso di analizzare 833 bp della sequenza nucleotidica del gene Tuf ed, eseguendone l’allineamento, di dedurne le conseguenti analisi filogenetiche. È stata così evidenziata la presenza di due ceppi di LN, riconducibili al VKI e al VKII, già noti e descritti per la prima volta in Germania. Oltre a ciò, è stata rilevata anche la presenza di quattro campioni con differenze nucleotidiche puntiformi; tre di essi si riuniscono in un gruppo a sé stante, il cui significato epidemiologico è da approfondire. Il tipo corrispondente al VKI è risultato il ceppo più frequente, mentre l’analisi della presenza del LN nelle specie erbacee non ha consentito di associare un ceppo di VK ad una specie erbacea, a differenza di quanto è avvenuto in Germania, dato che l’unica variante trovata nelle specie erbacee nel corso del presente lavoro è stata il VKII.
Frequenza del Legno Nero nell’ambito dei giallumi della vite nelle aree viticole del Veneto e ricerca di sue eventuali variabilità genetiche
SCOPEL, CRISTINA
2006
Abstract
I "Giallumi della Vite" o Grapevine Yellows (GYs), sono fitoplasmosi caratterizzate da sintomatologie non distinguibili in base alle sole indagini in campagna. Tra queste, la Flavescenza Dorata (FD, gruppo dell'Elm Yellow) ed il Legno Nero (LN, gruppo dello Stolbur), si sono diffuse in tutto il nord Italia, con pericolosa rapidità e con gravi conseguenze economiche. Sebbene la FD sia ormai efficacemente contrastata e si possa ritenere sotto controllo, le indagini svolte in questi ultimi anni delineano un quadro generale delle fitoplasmosi in cui si osserva che il LN si sta diffondendo più rapidamente del previsto A verifica di quanto esposto, dopo cinque anni di lotta obbligatoria contro FD, si sono volute mettere a confronto le presenze di LN e di FD nelle zone viticole del Veneto. Il lavoro, basato su diagnostiche di tipo molecolare, ha richiesto, per prima cosa, il monitoraggio dei GYs con la raccolta di 456 campioni di viti sintomatiche provenienti da vigneti del Veneto, al fine di valutare la diffusione del LN sul territorio ed indagare su eventuali fattori varietali ed ambientali, che possano averne influenzato l’espansione. Le diagnosi sui campioni raccolti hanno evidenziato che i GYs continuano ad essere presenti in tutte le province esaminate e che, pur essendo la FD ancora la fitoplasmosi più diffusa, il LN raggiunge, nell’ambito dei GYs diagnosticati, percentuali non trascurabili (38,6 %). Nessuna differenza significativa nelle frequenze di LN e FD è stata evidenziata in relazione al tipo di gestione dell’inerbimento, alla distanza dalla vegetazione spontanea ed ai campionatori; è stata, invece, rilevata una diversa suscettibilità alle fitoplasmosi nelle varietà di vite campionate ed una diminuzione della frequenza di LN all’aumentare dall'età del vigneto. In alcune aziende campione, scelte in modo da rappresentare il territorio indagato, si è rilevato per un biennio l’andamento della fitoplasmosi, stabilendo la distribuzione spaziale delle viti malate all’interno dell’appezzamento e verificando il ruolo dei vegetali spontanei presenti quali serbatoio per i fitoplasmi tipo Stolbur: Sul DNA dei campioni positivi al LN è stata ricercata l’eventuale variabilità genetica per individuare la possibile presenza di ceppi a diversa virulenza. Le tecniche molecolari impiegate (RFLP, MRF-SSCP e sequenziamento) hanno permesso di analizzare 833 bp della sequenza nucleotidica del gene Tuf ed, eseguendone l’allineamento, di dedurne le conseguenti analisi filogenetiche. È stata così evidenziata la presenza di due ceppi di LN, riconducibili al VKI e al VKII, già noti e descritti per la prima volta in Germania. Oltre a ciò, è stata rilevata anche la presenza di quattro campioni con differenze nucleotidiche puntiformi; tre di essi si riuniscono in un gruppo a sé stante, il cui significato epidemiologico è da approfondire. Il tipo corrispondente al VKI è risultato il ceppo più frequente, mentre l’analisi della presenza del LN nelle specie erbacee non ha consentito di associare un ceppo di VK ad una specie erbacea, a differenza di quanto è avvenuto in Germania, dato che l’unica variante trovata nelle specie erbacee nel corso del presente lavoro è stata il VKII.Pubblicazioni consigliate
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