Nel saggio viene presentata un’indagine esplorativa volta a stabilire quale possa essere la rappresentazione sociale del malato d’Alzheimer nei futuri educatori. Nello svolgere la ricerca ci si è avvalsi del metodo delle associazioni libere e si sono coinvolti 157 studenti distribuiti nei corsi di studio triennali in “Educazione professionale nei servizi sanitari” e in “Scienze dell’educazione e della formazione”, curricolo in “Educazione sociale e animazione culturale”, dell’Università degli Studi di Padova. Le 785 voci raccolte sono state esaminate ricorrendo alla tecnica dell’”analisi prototipica” di Vergès, che ha evidenziato come, nei futuri educatori, la rappresentazione sociale del malato di Alzheimer presenti alcuni aspetti che sono scarsamente attinenti alla patologia. Per esempio, per la maggioranza di loro questo morbo colpisce solo l’anziano, alcuni collocano l’aggressività al primo posto fra le caratteristiche che contraddistinguono il soggetto afflitto da tale sindrome e tutti lo connotano esclusivamente in negativo, riferendosi non alle sue risorse residue, ma solo a ciò che in lui è venuto meno. Si prospetta, pertanto, la necessità di intervenire con un percorso formativo ad hoc che, oltre a fornire al futuro educatore l’indispensabile quadro epidemiologico della malattia, lo aiuti ad assumere un approccio in cui il “prendersi cura” sia incluso nella più vasta e fondamentale prospettiva pedagogica dell’“aver cura” della persona.
La rappresentazione sociale del malato di Alzheimer nei futuri educatori
GASPERI, EMMA;CESARO, ALESSANDRA
2013
Abstract
Nel saggio viene presentata un’indagine esplorativa volta a stabilire quale possa essere la rappresentazione sociale del malato d’Alzheimer nei futuri educatori. Nello svolgere la ricerca ci si è avvalsi del metodo delle associazioni libere e si sono coinvolti 157 studenti distribuiti nei corsi di studio triennali in “Educazione professionale nei servizi sanitari” e in “Scienze dell’educazione e della formazione”, curricolo in “Educazione sociale e animazione culturale”, dell’Università degli Studi di Padova. Le 785 voci raccolte sono state esaminate ricorrendo alla tecnica dell’”analisi prototipica” di Vergès, che ha evidenziato come, nei futuri educatori, la rappresentazione sociale del malato di Alzheimer presenti alcuni aspetti che sono scarsamente attinenti alla patologia. Per esempio, per la maggioranza di loro questo morbo colpisce solo l’anziano, alcuni collocano l’aggressività al primo posto fra le caratteristiche che contraddistinguono il soggetto afflitto da tale sindrome e tutti lo connotano esclusivamente in negativo, riferendosi non alle sue risorse residue, ma solo a ciò che in lui è venuto meno. Si prospetta, pertanto, la necessità di intervenire con un percorso formativo ad hoc che, oltre a fornire al futuro educatore l’indispensabile quadro epidemiologico della malattia, lo aiuti ad assumere un approccio in cui il “prendersi cura” sia incluso nella più vasta e fondamentale prospettiva pedagogica dell’“aver cura” della persona.Pubblicazioni consigliate
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