La ricerca confronta un campione di 50 donne in attesa di un bambino con 32 coppie idonee all'adozione, rispetto ad alcune dimensioni fondamentali per il processo di filiazione. Utilizzando l'intervista semistrutturata Mate-R, sul modello dell'Entrètien-R di Stern e coll. (1989), abbiamo confrontato: trasversalmente a) madri adottive e madri naturali, b) madri adottive e padri adottivi; longitudinalmente a) madri adottive e b) madri adottivi. Il confronto tra i campioni mostra che le coppie che fanno domanda di adozione hanno una rappresentazione del bambino adottivo come carenziato durante lo studio di coppia, mentre tale convinzione cambia fin dall'inizio del suo arrivo. In particolare le madri modificano gli aggettivi della descrizione del bambino verso un maggiore coinvolgimento emotivo e quindi un certo avvicinamento al figlio. Rimane però, e questo le differenzia sostanzialmente dal campione di madri biologiche, un versante che sottolinea come il bambino sia ancora in qualche modo "altro da sé": la presenza di aggettivi con valenza negativa (passiva) e l'assenza di cambiamento nel tempo di aggettivi appartenenti all'area dell’interazione, quella cioè che rimanda ad un rapporto più stretto fra la donna ed il nuovo figlio. Ciò lascia supporre che, durante tutto l'arco dell'affido preadottivo, si sia ancora in una situazione di sperimentazione, in un periodo da dedicare alla "gestazione", più mentale che fisica, di un rapporto ancora sconosciuto.
Il bambino del desiderio e il bambino reale nell’adozione
VIZZIELLO, GRAZIA MARIA;CALVO, VINCENZO;SIMONELLI, ALESSANDRA
1998
Abstract
La ricerca confronta un campione di 50 donne in attesa di un bambino con 32 coppie idonee all'adozione, rispetto ad alcune dimensioni fondamentali per il processo di filiazione. Utilizzando l'intervista semistrutturata Mate-R, sul modello dell'Entrètien-R di Stern e coll. (1989), abbiamo confrontato: trasversalmente a) madri adottive e madri naturali, b) madri adottive e padri adottivi; longitudinalmente a) madri adottive e b) madri adottivi. Il confronto tra i campioni mostra che le coppie che fanno domanda di adozione hanno una rappresentazione del bambino adottivo come carenziato durante lo studio di coppia, mentre tale convinzione cambia fin dall'inizio del suo arrivo. In particolare le madri modificano gli aggettivi della descrizione del bambino verso un maggiore coinvolgimento emotivo e quindi un certo avvicinamento al figlio. Rimane però, e questo le differenzia sostanzialmente dal campione di madri biologiche, un versante che sottolinea come il bambino sia ancora in qualche modo "altro da sé": la presenza di aggettivi con valenza negativa (passiva) e l'assenza di cambiamento nel tempo di aggettivi appartenenti all'area dell’interazione, quella cioè che rimanda ad un rapporto più stretto fra la donna ed il nuovo figlio. Ciò lascia supporre che, durante tutto l'arco dell'affido preadottivo, si sia ancora in una situazione di sperimentazione, in un periodo da dedicare alla "gestazione", più mentale che fisica, di un rapporto ancora sconosciuto.Pubblicazioni consigliate
I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.