Il concetto di competenza inizia ad essere esplorato negli anni settanta, tramite gli studi di Newell e Simon (1976) sul problem solving, e subisce poi l’influenza delle diverse teorie dell’apprendimento. Lo studio della prestazione esperta e di quella inesperta ha rappresentato un settore privilegiato dell’indagine cognitiva e metacognitiva. Questi studi definiscono l’expertise come un insieme di abilità sviluppate in un ambito di conoscenza, attraverso una lunga pratica nei compiti tipici di quel settore. Tale pratica è accompagnata, in genere, da un uso duttile di strategie e da alti livelli motivazionali. Gli esiti della ricerca si possono riassumere nei punti seguenti: a) gli esperti elaborano visioni di insieme di un problema e impiegano buona parte del tempo nel cercare di inquadrarlo in uno schema risolutivo generale, per poi passare, spesso per analogia, alla considerazione del caso particolare. Gli inesperti, invece, si lasciano attrarre dai dettagli o da aspetti vistosi del problema e sono assorbiti subito da operazioni e aspetti esecutivi; b) a differenza degli inesperti che tendono ad applicare rigidamente una strategia in base alla regola ingenua del “tutto o niente”, gli esperti sanno introdurre variazioni anche minime di una stessa strategia, per renderla adatta alla situazione ed esercitano un controllo costante sulla propria attività. Essi dispongono di un ampio repertorio di conoscenze e procedure, organizzate in schemi di azione di carattere generale e gerarchico. Gli inesperti, invece, pur possedendo gli elementi neces-sari alla risoluzione di un problema, non ne hanno una rappresentazione organizzata, non sono in grado di generalizzarli e trasferirli, né di dare interpretazioni sfumate delle conoscenze. Diventare esperti, dunque, non vuol dire solo acquisire conoscenza altamente specializzata, ma anche saperla usare in modo flessibile, rimodulandola per affrontare situazioni nuove, moderatamente sfidanti. Significa, inoltre, imparare a osservare, controllare, valutare e correggere la propria prestazione, a gestire il tempo a disposizione e a predire i risultati. Il professionista competente considera realisticamente possibilità e limiti e sa anche cercare gli aiuti di cui ha bisogno per funzionare meglio. Egli è tale perché ha appreso ad integrare diversi modi di conoscere, a reagire in modo dinamico agli insuccessi che interpreta come una sfida ed è desideroso di impadronirsi di strategie nuove, anche se la loro acquisizione costa in termini di tempo e fatica.
Insegnare a pensare e motivare ad apprendere
CISOTTO, LERIDA
2012
Abstract
Il concetto di competenza inizia ad essere esplorato negli anni settanta, tramite gli studi di Newell e Simon (1976) sul problem solving, e subisce poi l’influenza delle diverse teorie dell’apprendimento. Lo studio della prestazione esperta e di quella inesperta ha rappresentato un settore privilegiato dell’indagine cognitiva e metacognitiva. Questi studi definiscono l’expertise come un insieme di abilità sviluppate in un ambito di conoscenza, attraverso una lunga pratica nei compiti tipici di quel settore. Tale pratica è accompagnata, in genere, da un uso duttile di strategie e da alti livelli motivazionali. Gli esiti della ricerca si possono riassumere nei punti seguenti: a) gli esperti elaborano visioni di insieme di un problema e impiegano buona parte del tempo nel cercare di inquadrarlo in uno schema risolutivo generale, per poi passare, spesso per analogia, alla considerazione del caso particolare. Gli inesperti, invece, si lasciano attrarre dai dettagli o da aspetti vistosi del problema e sono assorbiti subito da operazioni e aspetti esecutivi; b) a differenza degli inesperti che tendono ad applicare rigidamente una strategia in base alla regola ingenua del “tutto o niente”, gli esperti sanno introdurre variazioni anche minime di una stessa strategia, per renderla adatta alla situazione ed esercitano un controllo costante sulla propria attività. Essi dispongono di un ampio repertorio di conoscenze e procedure, organizzate in schemi di azione di carattere generale e gerarchico. Gli inesperti, invece, pur possedendo gli elementi neces-sari alla risoluzione di un problema, non ne hanno una rappresentazione organizzata, non sono in grado di generalizzarli e trasferirli, né di dare interpretazioni sfumate delle conoscenze. Diventare esperti, dunque, non vuol dire solo acquisire conoscenza altamente specializzata, ma anche saperla usare in modo flessibile, rimodulandola per affrontare situazioni nuove, moderatamente sfidanti. Significa, inoltre, imparare a osservare, controllare, valutare e correggere la propria prestazione, a gestire il tempo a disposizione e a predire i risultati. Il professionista competente considera realisticamente possibilità e limiti e sa anche cercare gli aiuti di cui ha bisogno per funzionare meglio. Egli è tale perché ha appreso ad integrare diversi modi di conoscere, a reagire in modo dinamico agli insuccessi che interpreta come una sfida ed è desideroso di impadronirsi di strategie nuove, anche se la loro acquisizione costa in termini di tempo e fatica.Pubblicazioni consigliate
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