"Sorelle Mai" di Marco Bellocchio è analizzato come film "sintomo" di una narrazione di matrice autobiografica nella quale prevalgono i caratteri dell'autofinzione, ovvero interferenze tra verità e finzione. Man mano che la narrazione procede, attraverso la commistione di materiali ipertestuali e di immagini, a volte esplicite in altri casi allusive, del cinema di Bellocchio, si delinea una sorta di autoritratto composto da un mosaico sempre aperto. L'analisi del film mostra come il vasto vocabolario relativo al cinema di impronta autobiografica (autobiografia, autofinzione, autoritratto, film di famiglia, diario filmato) delinei un campo dell'audiovisivo dai limiti incerti sul piano delle definizioni teoriche e al tempo stesso molto ricco e ampio.
"Vedere con l'inconscio", Sorelle Mai tra autofinzione e autoritratto
SALVATORE, ROSAMARIA
2012
Abstract
"Sorelle Mai" di Marco Bellocchio è analizzato come film "sintomo" di una narrazione di matrice autobiografica nella quale prevalgono i caratteri dell'autofinzione, ovvero interferenze tra verità e finzione. Man mano che la narrazione procede, attraverso la commistione di materiali ipertestuali e di immagini, a volte esplicite in altri casi allusive, del cinema di Bellocchio, si delinea una sorta di autoritratto composto da un mosaico sempre aperto. L'analisi del film mostra come il vasto vocabolario relativo al cinema di impronta autobiografica (autobiografia, autofinzione, autoritratto, film di famiglia, diario filmato) delinei un campo dell'audiovisivo dai limiti incerti sul piano delle definizioni teoriche e al tempo stesso molto ricco e ampio.Pubblicazioni consigliate
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