L’infezione da virus dell’epatite B è strettamente correlata all’insorgenza del carcinoma epatocellulare, particolarmente in aree di endemicità per l’infezione cronica. La probabilità è molto più elevata se l’infezione cronica è acquisita durante l’infanzia; la trasmissione perinatale, per esempio, è la più importante in Asia, mentre in Africa è prevalente la trasmissione orizzontale durante la prima infanzia. L’infezione da epatite B presenta una elevata incidenza con alta prevalenza dell’antigene di superficie (HBsAg) in alcune zone del globo quali l’Africa sub-sahariana, la Cina, l’Indocina e l’Indonesia (oltre all’Arabia Saudita) e, curiosamente, in alcune popolazioni polari e sub-polari come gli Eschimesi e gli Inuit (Alaska, Canada e Groenlandia), oltre alla zona sub-equatoriale dell’America Latina. L’infezione da epatite C è invece più sporadica con una distribuzione geografica non particolare. Entrambe le infezioni vengono trasmesse per via parenterale e la concomitante presenza dei due virus accresce il rischio di carcinoma epatocellulare. L’infezione da virus dell’epatite A riconosce, diversamente, una trasmissione oro-fecale ed ha una distribuzione geografica simile all’epatite B, ma con una maggiore endemicità nel sub-continente asiatico e in tutta l’America Latina. La presente ricerca ha valutato i marcatori dell’epatite A, B e C in 221 studenti dei corsi di laurea della facoltà di Medicina dell’Università di Padova nati in Paesi (Continenti) diversi dall’Italia (106 nell’Europa dell’Est, 22 nell’Europa Occidentale, 45 in Africa, 24 in Asia-Oceania e 24 nel Centro-Sud America), confrontandoli con quelli di 362 studenti frequentanti la stessa facoltà e nati nelle province più rappresentate del Veneto (93 a Padova, 89 a Treviso, 92 a Venezia e 88 a Vicenza scelti in maniera randomizzata) e nel Centro-Sud Italia (87 studenti). L’indagine ha dimostrato una elevata, significativa, prevalenza di anticorpi positivi contro l’epatite A negli studenti di origine africana (83,7%), asiatica (60,9%), sud-americana (60,9%) e dell’est-europeo (52,7%). Tra gli studenti di origine italiana, quelli provenienti dal centro-sud mostravano una prevalenza significativamente, anche se modesta, maggiore (19,5%). Per quanto riguarda l’epatite B, il 33,3% degli studenti africani evidenziavano una pregressa infezione (2 soggetti con HBsAg), così come il 22,6% degli studenti dell’Est Europa (5 HBsAg positivi) e il 12,5% degli studenti asiatici e sud-americani (2 portatori cronici, uno dei quali con HBeAg positivo). La compliance verso la vaccinazione appariva complessivamente elevata in tutti gli studenti di origine italiana (superiore all’80%) o provenienti dall’Europa Occidentale, ma bassa negli altri (generalmente inferiore al 50%). Infine, l’infezione da epatite C si presentava in maniera sporadica e non e senza una significativa distribuzione (3 soggetti positivi). In conclusione, una particolare attenzione deve essere posta nella valutazione degli studenti delle professioni sanitarie per quanto riguarda l’infezione da epatite B, anche in relazione al rischio di trasmissione al paziente. La conoscenza dello stato immunitario è essenziale per l’applicazione delle più rigorose misure (norme) precauzionali.
Prevalenza dei marcatori dell’epatite (A, B e C) in relazione alla provenienza geografica degli studenti dei corsi di laurea in Medicina
MONGILLO, MICHELE;TREVISAN, ANDREA
2007
Abstract
L’infezione da virus dell’epatite B è strettamente correlata all’insorgenza del carcinoma epatocellulare, particolarmente in aree di endemicità per l’infezione cronica. La probabilità è molto più elevata se l’infezione cronica è acquisita durante l’infanzia; la trasmissione perinatale, per esempio, è la più importante in Asia, mentre in Africa è prevalente la trasmissione orizzontale durante la prima infanzia. L’infezione da epatite B presenta una elevata incidenza con alta prevalenza dell’antigene di superficie (HBsAg) in alcune zone del globo quali l’Africa sub-sahariana, la Cina, l’Indocina e l’Indonesia (oltre all’Arabia Saudita) e, curiosamente, in alcune popolazioni polari e sub-polari come gli Eschimesi e gli Inuit (Alaska, Canada e Groenlandia), oltre alla zona sub-equatoriale dell’America Latina. L’infezione da epatite C è invece più sporadica con una distribuzione geografica non particolare. Entrambe le infezioni vengono trasmesse per via parenterale e la concomitante presenza dei due virus accresce il rischio di carcinoma epatocellulare. L’infezione da virus dell’epatite A riconosce, diversamente, una trasmissione oro-fecale ed ha una distribuzione geografica simile all’epatite B, ma con una maggiore endemicità nel sub-continente asiatico e in tutta l’America Latina. La presente ricerca ha valutato i marcatori dell’epatite A, B e C in 221 studenti dei corsi di laurea della facoltà di Medicina dell’Università di Padova nati in Paesi (Continenti) diversi dall’Italia (106 nell’Europa dell’Est, 22 nell’Europa Occidentale, 45 in Africa, 24 in Asia-Oceania e 24 nel Centro-Sud America), confrontandoli con quelli di 362 studenti frequentanti la stessa facoltà e nati nelle province più rappresentate del Veneto (93 a Padova, 89 a Treviso, 92 a Venezia e 88 a Vicenza scelti in maniera randomizzata) e nel Centro-Sud Italia (87 studenti). L’indagine ha dimostrato una elevata, significativa, prevalenza di anticorpi positivi contro l’epatite A negli studenti di origine africana (83,7%), asiatica (60,9%), sud-americana (60,9%) e dell’est-europeo (52,7%). Tra gli studenti di origine italiana, quelli provenienti dal centro-sud mostravano una prevalenza significativamente, anche se modesta, maggiore (19,5%). Per quanto riguarda l’epatite B, il 33,3% degli studenti africani evidenziavano una pregressa infezione (2 soggetti con HBsAg), così come il 22,6% degli studenti dell’Est Europa (5 HBsAg positivi) e il 12,5% degli studenti asiatici e sud-americani (2 portatori cronici, uno dei quali con HBeAg positivo). La compliance verso la vaccinazione appariva complessivamente elevata in tutti gli studenti di origine italiana (superiore all’80%) o provenienti dall’Europa Occidentale, ma bassa negli altri (generalmente inferiore al 50%). Infine, l’infezione da epatite C si presentava in maniera sporadica e non e senza una significativa distribuzione (3 soggetti positivi). In conclusione, una particolare attenzione deve essere posta nella valutazione degli studenti delle professioni sanitarie per quanto riguarda l’infezione da epatite B, anche in relazione al rischio di trasmissione al paziente. La conoscenza dello stato immunitario è essenziale per l’applicazione delle più rigorose misure (norme) precauzionali.Pubblicazioni consigliate
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